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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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già giocati, e fra i milioni di quelli possibili, avrebbe<br />

potuto sceglierne uno qualunque e farne la base dei<br />

suoi studi. Egli lo sapeva e prese le mosse da quel<br />

piano di <strong>Giuoco</strong> fortuito, combinato da lui e dai suoi<br />

compagni in quel tale corso di allievi. Era il <strong>Giuoco</strong><br />

nel quale per la prima volta aveva intuito il significato<br />

di tutti gli altri e sentito la propria vocazione; uno<br />

schema di esso, da lui annotato con la consueta stenografia, lo accompagnava in quegli anni<br />

continuamente.<br />

Nelle indicazioni e segnature, nelle chiavi e abbreviazioni del linguaggio del <strong>Giuoco</strong>, era segnata una<br />

formula di matematica astronomica, il principio formale<br />

di una vecchia sonata, una senten~a di Confucio, eccetera. <strong>Il</strong> lettore che dovesse non conoscere il <strong>Giuoco</strong><br />

delle perle può figurarsi un tale schema simile a quello<br />

d'una partita a scacchi, salvo che i significati dei pezzi<br />

e le possibilità dei loro reciproci rapporti e influssi si<br />

devono immaginare moltiplicati e ad ogni pezzo, a<br />

ogni posizione delle figure, a ogni mossa andrebbe<br />

attribuito un contenuto effettivo, indicato simbolicamente da quella mossa, da quella posizione e così via.<br />

Knecht dunque dedicò quegli anni di studio non solo<br />

al compito di conoscere esattamente il contenuto, i<br />

principi, le opere e i sistemi relativi al piano di quel<br />

<strong>Giuoco</strong>, e di passare attraverso varie civiltà, scienze,<br />

lingue, arti, epoche; ma all'insaputa di tutti i suoi<br />

insegnanti si era anche imposto il compito di studiare<br />

su questi soggetti i sistemi e le possibilità espressive<br />

del <strong>Giuoco</strong> delle perle.<br />

Per anticiparne i risultati diremo che trovò qua e là<br />

una lacuna, un'insufficienza, ma in complesso il nostro<br />

<strong>Giuoco</strong> deve aver dato buona prova al suo esame ostinato, perché altrimenti egli non avrebbe finito col<br />

ritornarvi.<br />

Se stessimo scrivendo una storia della civiltà, metterebbe conto di presentare parecchi luoghi e parecchie<br />

scene del tempo in cui Knecht era studente. Nei<br />

limiti del possibile preferiva luoghi dove potesse lavorare da solo o insieme con pochissimi, e ad alcuni di<br />

questi luoghi conservò un grato attaccamento. Soggiornava spesso a Monteport, ospite del Magister<br />

Musicae o frequentando un seminario di storia della musica. Due volte lo troviamo a Hirsland, dove<br />

risiedeva<br />

la direzione dell'Ordine, come partecipante al "grande<br />

esercizio", ai dodici giorni di digiuno e meditazione.<br />

Con particolare compiacimento, persino con tenerezza,<br />

parlava in seguito del «boschetto di bambù", l'ameno<br />

romitaggio, teatro dei suoi studi sull'I-King. Là non<br />

solo imparò cose decisive, ma guidato da una meravigliosa intuizione trovò anche un ambiente unico e<br />

un uomo straordinario, il così detto «Fratello Maggiore", il creatore e abitatore dell'eremo cinese detto<br />

«boschetto di bambù". Ci sembra opportuno descrivere<br />

un po' più minutamente questo stranissimo episodio<br />

del suo periodo di studi.<br />

Knecht aveva appena incominciato lo studio della<br />

lingua e dei classici cinesi nella celebre scuola orientale che da generazioni era aggregata a Sankt Urban,<br />

residenza dei cultori di filologia classica. Vi aveva<br />

fatto rapidi progressi sia nella lettura sia nella scrittura, aveva anche stretto amicizia con alcuni cinesi<br />

che lavoravano là e imparato a memoria alcuni canti<br />

dello Shi King, allorché nel secondo anno di quel soggiorno incominciò a interessarsi sempre più<br />

vivamente<br />

all'I-King, il Libro delle Mutazioni. Alle sue insistenze<br />

i cinesi gli davano bens~ ogni sorta d'informazioni, ma<br />

non un vero avviamento, non c'era un insegnante adatto, e siccome Knecht continuava a ripetere la sua<br />

richiesta che gli si procurasse un insegnante per lo studio approfondito dell'I-King, gli si parlò del "Fratello<br />

Maggiore" e del suo eremo. Da un po' Knecht aveva<br />

osservato che col suo interessamento al Libro delle<br />

Mutazioni tendeva a entrare in un campo del quale<br />

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