Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
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e degli artisti, ne ricaviamo regole stilistiche, tracciati<br />
formali, interpretazioni raffinate che usiamo come fossero pietre per costruire. Ora, sono tutte belle cose,<br />
nessuno lo nega, ma non tutti possono respirare, mangiare e bere soltanto astrazioni per tutta la vita.<br />
Contro ciò che il ripetente di Waldzell considera degno<br />
del suo interessamento, la storia ha il vantaggio di<br />
aver a che fare con la realtà. Le astrazioni sono una<br />
delizia, ma io sono del parere che si debba anche<br />
respirare aria e mangiare pane».<br />
Knecht creava sempre la possibilità di brevi visite<br />
al vecchio Magister Musicae. <strong>Il</strong> vegliardo venerando,<br />
che perdeva visibilmente le forze e da tempo aveva<br />
smesso di servirsi della parola, persistette fino all'ultimo nel suo stato di sereno raccoglimento. Non era<br />
malato, e la sua morte non fu precisamente un morire,<br />
ma una progressiva smaterializzazione, uno scomparire<br />
della sostanza e delle funzioni corporali, mentre la<br />
vita si raccoglieva tutta nello sguardo e nella leggera<br />
irradiazione del viso sempre più scarnito. La maggior<br />
parte degli abitanti di Monteport conoscevano questo<br />
fenomeno e lo accettavano con rispetto, ma soltanto a<br />
pochi, come a Knecht, Ferromonte e al giovane Petrus,<br />
era concessa una certa partecipazione a quel radioso<br />
tramonto, a queU'ultima luce d'una vita pura e disinteressata. Questi pochi, quando preparati e raccolti<br />
entravano nella stanzetta dove sedeva il vecchio Maestro, riuscivano a pe<strong>net</strong>rare in quel dolce lume<br />
dileguante e a sentire la perfezione spogliatasi della parola;<br />
come in un cerchio di raggi invisibili vivevano momenti beati entro la sfera cristallina di quell'anima,<br />
partecipando a una musica sovrumana, e col cuore<br />
confortato e illuminato ritornavano poi all'opera quotidiana come scendendo da un'alta montagna. <strong>Il</strong><br />
giorno<br />
in cui ricevette la notizia della sua morte, Knecht partì<br />
in tutta fretta e trovò il Maestro, spentosi dolcemente,<br />
coricato sul letto, il volto affilato e ridotto a una runa<br />
silenziosa, a un arabesco, a una figura magica, non<br />
più leggibile ma esprimente ancora un ricordo di sorrisi e di compiuta felicità. Dopo il Magister Musicae<br />
e dopo Ferromonte anche Knecht parlò sulla tomba,<br />
ma non disse del profondo conoscitore di musica, né<br />
del grande insegnante, né del buono, savio decano<br />
dell'Autorità suprema. Parlò soltanto della grazia della<br />
sua vecchiaia e morte, dell'immortale bellezza dello<br />
spirito che si era rivelata ai compagni dei suoi ultimi<br />
giorni.<br />
Da varie fonti sappiamo che ebbe il desiderio di<br />
scrivere la vita del vecchio Maestro, ma l'ufficio non<br />
gli lasciava il tempo necessario a un tale lavoro. Aveva<br />
imparato a concedere poco spazio ai suoi desideri.<br />
<strong>Di</strong>sse una volta a uno dei ripetenti: «i~ un peccato che<br />
non vi rendiate conto del lusso e dell'abbondanza nei<br />
quali vivete. Anche a me però è toccato lo stesso<br />
quando ero ancora studente. Si studia, si lavora, non<br />
si sta con le mani in mano, si ritiene di potersi considerare diligenti ma non si capisce quante cose si<br />
potrebbero fare, in quanti modi si patrebbe usare<br />
questa libertà. Poi arriva all'improvviso una chiamata<br />
delle Autorità, si ha bisogno di noi, si riceve un incarico d'insegnante, una missione, un ufficio, da questo<br />
si passa a un ufficio superiore e senza accorgersi ci si<br />
trova dentro una rete di compiti e doveri che diventa<br />
sempre più fitta e più stretta quanto più ci si rigira<br />
nelle sue maglie. Sono tutti compiti leggeri in sé, ma<br />
ciascuno deve essere assolto al momento giusto, e la<br />
giornata di lavoro ha molti più doveri che ore. E bene<br />
che sia così e non dovrebbe essere diversamente, ma<br />
quando *a l'aula, l'archivio, la cancelleria, l'anticamera,<br />
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