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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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perle di vetro.<br />

Sugli inizi di questo <strong>Giuoco</strong> ebbe il più grande influsso che si possa immaginare quell'approfondimento<br />

della scienza musicale che incominciò poco dopo il<br />

1900, nel periodo di massimo fulgore della terza pagina Noi, eredi di questa scienza, crediamo di<br />

conoscere la musica dei grandi secoli creativi, specialmente<br />

del Seicento e del Settecento, e persino di comprenderla in un certo senso meglio di tutte le epoche<br />

precedenti, compresa quella della musica classica. S'intende<br />

che noi posteri stiamo, rispetto alla musica classica, in<br />

un rapporto del tutto diverso da quello degli uomini<br />

vissuti nelle epoche creative; la venerazione, spiritualizzata e non sempre sufficientemente sgombra di<br />

rassegnata malinconia, che abbiamo per la musica genuina<br />

è cosa del tutto diversa dall'amabile e ingenua gioia<br />

di far musica come usava nei tempi che siamo propensi a invidiare e a considerare più felici ogni<br />

qualvolta, per amore appunto della loro musica, dimentichiamo le condizioni e le circostanze nelle quali è<br />

nata.<br />

Da generazioni non scorgiamo più, come fece quasi<br />

tutto il secolo XX, nella filosofia o magari nella poesia,<br />

bensì nella matematica e nella musica il grande duraturo merito del periodo culturale che sta tra la fine<br />

del Medio Evo e il tempo nostro. Da quando, almeno<br />

a grandi linee, abbiamo rinunciato a creare in gara<br />

con quelle generazioni, da quando abbiamo anche abbandonato il culto dell'armonia predominante e del<br />

dinamismo puramente sensibile nel fare musica, culto<br />

che per due secoli, a partire press'a poco da Beethoven<br />

e dal primo romanticismo, dominò l'esercizio della musica, riteniamo, beninteso a modo nostro, alla<br />

nostra<br />

maniera di epigoni non creatori ma rispettosi, di vedere<br />

più chiaramente e giustamente il quadro di quella civiltà, della quale siamo gli eredi. Oggi non notiamo<br />

più traccia dell'esuberante piacere produttivo di quei<br />

tempi, ci riesce quasi incomprensibile come mai nei<br />

secoli XV e XVI gli stili musicali abbiano potuto mantenersi a lungo in immutata purezza, come mai tra<br />

la<br />

quantità enorme di musica scritta allora pare non si<br />

trovi nulla di brutto, come mai il Settecento, il secolo<br />

della incipiente degenerazione, faccia sorgere, radiosa,<br />

cosciente di sé e vivacissima, una girandola di stili, di<br />

mode, di scuole; ma crediamo fermamente di aver<br />

compreso e accolto come modello, in quella che oggi<br />

chiamiamo musica classica, il segreto, lo spirito, la virtù<br />

e la pietà di quelle generazioni. Oggi, per esempio, non<br />

facciamo gran conto della teologia e della civiltà ecclesiastica del Settecento o della filosofia<br />

dell'<strong>Il</strong>luminismo,<br />

ma scorgiamo l'ultima sublimazione della civiltà cristiana nelle cantate, nelle Passioni, nei preludi di<br />

Bach.<br />

Del resto il rapporto fra la nostra civiltà e la musica<br />

segue anche un modello antichissimo e sommamente<br />

venerando al quale il <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro porta<br />

grande rispetto. Nella Cina favolosa degli "antichi re"<br />

la musica aveva una parte dominante nella vita di<br />

corte e nello stato; la sua prosperità era identificata<br />

addirittura con quella della cultura e della morale e<br />

persino dell'impero, e i maestri di musica dovevano<br />

vegliare severamente sulla conservazione e sulla purezza delle "vecchie tonalità". La decadenza della<br />

musica era indizio sicuro che anche il governo e lo stato<br />

erano in declino. Allora i poeti narravano paurose fiabe<br />

intorno alle tonalità vietate, diaboliche, avverse al cielo,<br />

per esempio alla tonalità Tsing Sciang e Tsing Tse, la<br />

"musica del tramonto", che quando era delittuosamente<br />

intonata nel palazzo reale faceva subito oscurare il<br />

cielo, tremare e crollare i muri, rovinare il sovrano e<br />

l'impero. Invece di molte altre parole dei vecchi autori<br />

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