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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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agazzo così. Più d'uno gli si era già presentato, ma<br />

qualcuno si lasciava allontanare e scoraggiare facilmente, altri no, ed egli aveva già avuto due di tali<br />

scolari<br />

o apprendisti i quali però, dopo qualche anno, avevano<br />

preso moglie in altri villaggi lontani e vi erano diventati maghi della pioggia o erboristi. Da allora Turu<br />

era rimasto solo e si era proposto di accettare un altro<br />

apprendista soltanto nel caso che questi dovesse un<br />

giorno diventare il suo successore. Così era avvenuto<br />

sempre, così era giusto né poteva essere diversamente.<br />

Ci doveva pur essere un ragazzo intelligente, il quale<br />

si attaccasse e corresse dietro all'uomo che vedeva<br />

esercitare il suo mestiere da maestro. Knecht era un<br />

ragazzo dotato, possedeva ciò che occorre e certi segni<br />

lo raccomandavano, anzitutto lo sguardo indagatore,<br />

acuto a un tempo e sognante, il carattere contenuto e<br />

silenzioso e nell'espressione del viso e nel portamento<br />

del capo un che di vigile, una tendenza a seguire tracce,<br />

a fiutare, a stare sveglio, a notare rumori e odori, un<br />

po' dell'uccello e del cacciatore. Certo quel ragazzo<br />

poteva diventare un esperto del tempo, forse anche<br />

un mago; certo se ne sarebbe cavato qualche cosa. Ma<br />

inutile affrettare gli eventi; era ancora troppo giovane<br />

e non c'era affatto bisogno di fargli capire che lo si<br />

era notato, non bisognava rendergli il compito troppo<br />

facile né accorciargli la strada. Qualora si fosse lasciato<br />

intimorire, scacciare e scoraggiare, tanto peggio per lui.<br />

Intanto aspettasse pure e servisse e gli girasse intorno<br />

facendogli la corte.<br />

Mentre annottava, Knecht se ne ritornava sotto il<br />

cielo annuvolato, dove brillavano soltanto due o tre<br />

stelle, verso il centro del villaggio ed era soddisfatto<br />

e piacevolmente agitato. <strong>Il</strong> villaggio non aveva un'idea<br />

dei godimenti, delle bellezze, dei lussi che per noi oggi<br />

sono naturali e necessari, accessibili fino ai più poveri,<br />

non aveva né cultura né belle arti, non conosceva altre<br />

case tranne le sbilenche capanne d'argilla, né possedeva strumenti di ferro o d'acciaio, vi erano<br />

sconosciute<br />

anche cose come il grano e il vino, e invenzioni quali<br />

la candela o la lampada sarebbero state per quella<br />

gente illustri meraviglie. Ma non per questo la vita di<br />

Knecht e il suo mondo fantastico erano meno ricchi.<br />

Intorno a lui si stendeva, mistero infinito e libro figurato, il mondo del quale ogni giorno conquistava una<br />

piccola parte, dalla vita animale e vegetale fino al cielo<br />

stellato, e fra la natura enigmatica e la sua anima solitaria, agitantesi nel trepido cuore di fanciullo,<br />

esistevano tutte le parentele e la tensione, l'ansiosa curiosità e il desiderio d'imparare dei quali ogni anima<br />

umana è capace. Se nel suo mondo non c'erano alcuna<br />

scienza scritta, alcuna storia, alcun libro, alcun alfabeto,<br />

se tutto ciò che distava dal villaggio più di tre o quattro<br />

ore di marcia gli era perfettamente ignoto e irraggiungibile, egli in compenso condivideva interamente la<br />

vita del suo villaggio. La residenza e la comunità della<br />

stirpe sotto la guida delle madri gli davano tutto ciò<br />

che possono dare a un uomo il popolo e lo stato: un<br />

terreno pieno di migliaia di radici nel cui intreccio egli<br />

stesso era una fibra e una parte dell'organismo.<br />

Se ne andava dunque soddisfatto mentre il vento<br />

notturno sussurrava tra gli alberi e faceva sbattere i<br />

rami, nell'aria c'era un sentore di terra umida, di giunchi e limo, di fumo di legna verde, un sentore grasso<br />

e un po' dolciastro che più di qualunque altro era indizio della patria e infine, quando fu vicino alla casa<br />

dei ragazzi, sentì l'odore di questa, odore di ragazzi,<br />

di giovani corpi umani. Senza far rumore s'infilò sotto<br />

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