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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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si avvicinava strisciando, ma ogni volta apparivano le<br />

sentinelle ed egli era costretto a fuggire. Da un albero<br />

tra i cui rami si era nascosto per osservare l'accampamento, scorse il rajah, del quale non aveva<br />

dimenticato l'antipatico volto dal giorno della consacrazione,<br />

lo vide partire a cavallo, ritornare dopo qualche ora,<br />

scendere di sella. Mentre il principe apriva la tenda,<br />

una giovane donna si mosse nell'ombra della tenda<br />

per salutarlo e poco mancò che Dasa cadesse dall'al<br />

bero allorché in quella donna riconobbe Pravati, sua<br />

moglie. Così acquistò la certezza e nel suo cuore crebbe<br />

l'angoscia. Se la gioia del suo amore per Pravati era<br />

stata grande, non meno grandi, anzi più grandi ancora<br />

furono adesso il dolore, la rabbia, il senso della perdita e dell'offesa. Così avviene quando un uomo<br />

concentra tutta la sua facoltà d'affetto su un unico individuo. Alla sua perdita tutto crolla ed egli rimane<br />

povero e desolato in mezzo alle rovine.<br />

Un giorno e una notte Dasa si aggirò nei boschetti<br />

della zona, la pena lo spronava, benché stanco, impedendogli ogni riposo. Non poteva fare a meno di<br />

muoversi e correre, gli pareva di dover arrivare sino all'estremo limite del mondo e di quella sua vita che<br />

aveva perduto ogni valore e ogni luce. Eppure, non<br />

correva lontano verso terre ignote, ma si teneva costantemente nelle vicinanze della sua sciagura c- girava<br />

intorno alla sua capanna, al mulino, ai campi, alla<br />

tenda del principe. Infine si nascose ancora tra i rami<br />

degli alberi presso la tenda, stette in agguato, amaro<br />

e feroce come una belva affamata nelle ombre del covo,<br />

finché giunse il momento per il quale aveva teso tutte<br />

le sue forze; vedendo il rajah uscire dalla tenda si<br />

lasciò scivolare piano piano dal ramo, agitò la fionda<br />

e con un sasso colpì l'odiato nemico in fronte di modo<br />

che questi stramazzò e rimase supino e immobile. Nessuno era presente alla scena. Nel turbine di voluttà<br />

per la vendetta ottenuta, un profondo silenzio si diffuse, strano e spaventevole, nell'animo di Dasa. E<br />

prima che intorno al caduto sorgessero i clamori e incominciassero a raccogliersi i cortigiani, egli era<br />

scomparso nel bosco e nel folto dei bambù che copriva i<br />

fianchi della valle.<br />

Mentre era balzato dall'albero e nell'ebbrezza dell'azione aveva fatto turbinare la fionda scagliando la<br />

morte, gli era sembrato di spegnervi anche la propria<br />

vita, di abbandonare le sue ultime forze e di buttare<br />

insieme col sasso omicida anche sé stesso nella voragine della distruzione, contento di perire, purché<br />

l'odiato nemico cadesse un istante prima di lui. Ora invece<br />

quando il suo gesto trovò risposta in quell'inatteso<br />

attimo di silenzio, la smania di vivere che fino a quel<br />

momento aveva ignorato lo trattenne dalla voragine<br />

spalancata, l'istinto primordiale s'impadronì della sua<br />

mente e delle membra, lo spinse a cercare la foresta<br />

e il folto dei bambù, gli comandò di fuggire e di rendersi invisibile. Solo quando ebbe raggiunto un<br />

rifugio<br />

e si fu sottratto al primo pericolo, divenne consapevole del proprio stato. Mentre crollava esausto e<br />

ansante, mentre l'ebbrezza dell'azione svaniva nella sua<br />

spossatezza e cedeva al freddo ragionamento, provò anzitutto una delusione e il disgusto di sapersi vivo e<br />

salvo. Ma non appena il suo respiro si fece più calmo<br />

e la vertigine della stanchezza fu vinta, a quel sentimento fiacco e odioso si sostituì un'ostinata volontà<br />

di vivere e ancora una volta il suo cuore fu preso<br />

dalla gioia selvaggia di ciò che aveva fatto.<br />

<strong>Il</strong> paese intorno a lui fu tosto in piedi, la caccia<br />

all'assassino era già incominciata e durò tutto quel<br />

giorno ed egli poté sfuggire soltanto rimanendo nel<br />

nascondiglio nel quale nessuno aveva voglia di addentrarsi per via delle tigri. Dormì un poco, stette in<br />

ascolto, si allontanò strisciando, riposò ancora e dopo<br />

tre giorni aveva già varcato i colli e camminava senza<br />

sosta verso l'alta montagna.<br />

Quella vita senza patria lo portò di qua e di là, lo<br />

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