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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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per giorni e giorni non vede altri che me. Da che è<br />

incominciato quel suo ritiro, quella sua assenza, mi<br />

sono sforzato di portargli ancora una volta i pochi<br />

amici che so essergli i prediletti. Dunque, Domine, se<br />

voleste venire a trovarlo fareste senza alcun dubbio<br />

molto piacere al vostro vecchio amico e ritrovereste<br />

ancora fino a un certo punto quello stesso uomo che<br />

avete venerato e amato. Tra alcuni mesi, forse anche<br />

tra qualche settimana, egli avrebbe già meno gioia di<br />

voi e meno interessamento alla vostra persona, anzi<br />

può anche darsi che non vi riconosca più o almeno<br />

non Vi presti attenzione.»<br />

Knecht si alzò, si affacciò alla finestra, stette un<br />

poco a guardar fuori e a prender aria. Quando poi si<br />

rivolse allo studente, questi si era alzato e pareva considerasse terminata l'udienza. <strong>Il</strong> Magister gli porse la<br />

mano dicendo: «Grazie ancora, Petrus. Tu certo sai<br />

che un Magister ha molti obblighi sulle spalle. Non<br />

posso prendere il cappello e partire, ma devo prima<br />

crearne la possibilità, distribuendo le varie mansioni.<br />

Spero di poter venire dopodomani. Ti basta e conti<br />

di portare a termine intanto i tuoi lavori nell'archivio?<br />

Sì? Allora ti farò chiamare quando sarà il momento».<br />

Knecht partì davvero per Monteport pochi giorni<br />

dopo, accompagnato da Petrus. Quando entrarono nel<br />

padiglione in mezzo ai giardini dove abitava l'ex Magister, un ritiro grazioso e sommamente tranquillo,<br />

udirono venire dalla stanza in fondo una musica delicata e tenera, ma ben ritmata e deliziosamente<br />

serena.<br />

<strong>Il</strong> vecchio suonava con due dita una melodia a due<br />

voci e Knecht indovinò all'istante che doveva essere in<br />

un libro di bicinii della fine del Cinquecento. Si fermarono finché la musica cessò, poi Petrus chiamò il<br />

Maestro e lo avvertì che era tornato recandogli un<br />

visitatore. <strong>Il</strong> vegliardo si fece sulla soglia e li accolse<br />

sorridente. Quel sorriso che tutti ammiravano aveva<br />

sempre avuto una cordialità aperta e quasi infantile,<br />

una gentilezza raggiante: quasi trent'anni prima Josef<br />

Knecht l'aveva veduto per la prima volta aprendo il<br />

suo cuore all'uomo gentile e donandoglielo in quella<br />

beata e trepida ora mattutina nella saletta di musica,<br />

e dopo quel giorno l'aveva riveduto spesso, sempre<br />

con molta gioia e con strana commozione, e quando<br />

i capelli brizzolati del caro Maestro si erano fatti tutti<br />

grigi e infine bianchi, quando la sua voce era diventata<br />

fioca, la stretta di mano più debole, il passo più affaticato, quel sorriso non aveva perduto niente della sua<br />

grazia e luminosità o del suo puro fervore. Questa<br />

volta, però, l'antico discepolo notò al di là di ogni<br />

dubbio che il radioso, affabile messaggio del vecchio<br />

volto sorridente, i cui occhi azzurri e le guance rosee<br />

avevanO perduto con gli anni il loro splendore, non<br />

solo era quello di una volta, ma si era fatto ancora<br />

più assorto, intenso e misterioso. Soltanto ora, a quel<br />

saluto, Knecht incominciò davvero a capire in che cosa<br />

consistesse la richiesta dello studente Petrus e quanto<br />

egli stesso, pensando di sacrificarsi a quella richiesta,<br />

era invece beneficato.<br />

L'amico Carlo Ferromonte che andò a trovare qualche ora dopo - egli era a quel tempo bibliotecario nella<br />

celebre libreria musicale di Monteport - fu il primo<br />

col quale ne parlò. <strong>Il</strong> colloquio venne poi fissato in<br />

una lettera di Knecht.<br />

«<strong>Il</strong> nostro vecchio Magister Musicae» disse Josef<br />

«è stato tuo insegnante e tu gli hai voluto molto bene.<br />

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