Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
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«valutazione storica della poesia e delle arti», in cui vengono tratteggiati i rapporti tra forma artistica e<br />
strutture sociali dalla preistoria sino alla decadenza del XIX secolo. <strong>Di</strong> fronte all'antagonismo storia-poesia<br />
Burckhardt non sottace la sua propensione a pronunciarsi, come Schopenhauer, a favore dell'arte poetica.<br />
«La poesia contribuisce maggiormente alla conoscenza della natura umana»: un'affermazione dello storico<br />
Burckhardt che coincide con un principio gerarchico della Castalia, con una dottrina professata dai giocatori<br />
di perle. Ma Burckhardt, buon conoscitore della sfera economico-sociale, mostra anche - a differenza dei<br />
castalii medi dello stampo di Fritz Tegularius – quanto le arti e le grandi forze sociali siano correlate al<br />
fenomeno delle crisi storiche, alla valutazione critica delle varie forme di governo, alla soluzione del<br />
problema di chi realmente «fa» la storia, la cosiddetta personalità carismatica o una classe.<br />
I castalii non si pongono neppure l'interrogativo; Jacob Burckhardt si pronuncia a favore dell'individuo;<br />
padre Jacobus è un diplomatico pontificio; Josef Knecht è un castalio con la coscienza tormentata dagli studi<br />
storici. Per un'esatta valutazione della figura di padre Jacobus converrà tener presenti tutte queste possibilità,<br />
che <strong>Hesse</strong> ci propone con una tecnica d'incastro dei connotati storici e romanzeschi, analoga a quella<br />
adottata nel Pellegrinaggio in Oriente. Una sola possibilità è esclusa da <strong>Hesse</strong> nel modo più assoluto: la<br />
filosofia della storia, il collegamento fra interpretazione della storia e prassi trasformatrice.<br />
Ciò implica anche un giudizio sulla biografia di Josef Knecht: il personaggio figura relegato nel<br />
sottotitolo, mentre il titolo sovrastante privilegia - come organismo oggettivo, sovrapersonale - il <strong>Giuoco</strong> dei<br />
giuochi. Nei confronti di Josef Knecht, <strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong> assume un atteggiamento in certo modo simile a<br />
quello adottato da Thomas Mann nei confronti del suo Hans Castorp all'inizio della Montagna incantata.<br />
Anche la vicenda di Josef Knecht non viene narrata «per sé stessa» ma «in funzione della storia» che <strong>Hesse</strong><br />
ritiene degna di essere narrata: la storia di un Maestro del <strong>Giuoco</strong> che entra in conflitto con il <strong>Giuoco</strong> stesso<br />
di cui è Maestro. La sottile ironia del Magister Thomas von der Trave, però, interviene a favore di Knecht,<br />
vietandoci di dimenticare che «si tratta della sua storia» e che «non a ognuno capita ogni storia». Anche<br />
Josef Knecht è al tempo stesso ritratto e simbolo. Secondo i parametri del romanzo realistico tradizionale,<br />
anch'egli rimane un carattere dai contorni evanescenti.<br />
La sua fisionomia ci sfugge, il suo modo di esprimersi non presenta particolarità di rilievo; il dato saliente<br />
della sua vicenda consiste nella sensibilità, nella disponibilità a qualsiasi esperienza, al di là dei confini<br />
castalii.<br />
Poiché l'indole di Knecht si rivela così poliedricamente aperta, è inevitabile che anche la conclusione<br />
della sua storia rimanga aperta. Non a caso <strong>Hesse</strong> ha definito leggenda quell'epilogo che pure è narrato in<br />
termini assolutamente realistici. A redigerlo sarà, molto tempo dopo la morte di Knecht, qualche castalio di<br />
una generazione futura, per cui la fine di quell'esistenza, vista da un'angolatura castalia, risulta non più<br />
verificabile. Pura leggenda. Ironia di <strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong>.<br />
La carriera di Knecht nella Castalia, governata da un rigido rituale e da un ferreo ordinamento gerarchico,<br />
viene ripercorsa in forma di resoconto biografico. La narrazione realistica degli ultimi giorni di vita sfuma<br />
invece, per i castalii, nel leggendario. Quale significato si deve attribuire alla fine dell'ex Maestro del <strong>Giuoco</strong><br />
che improvvisamente recupera l'accezione originaria del suo titolo di Magister Ludi e da Maestro del <strong>Giuoco</strong><br />
si trasforma in maestro di scuola? Per quanto riguarda l'interpretazione della morte di Knecht e delle<br />
circostanze di questa morte, la critica è divisa. Prima tesi: nella Castalia Knecht viene reso definitivamente<br />
inabile alla vita pratica.<br />
Al primo impatto con il «mondo reale» egli fallisce affrontando la piccola prova consistente<br />
nell'educazione di un ragazzo scontroso e insofferente. Seconda tesi: la morte di Knecht attua l'idea del<br />
sacrificio insita in lui sin dall'inizio, come attestano le tre Vite. <strong>Il</strong> sacrificio non è vano, perché attraverso l<br />
'incontro con Knecht e la morte dell'insegnante, provocata sia pure indirettamente dall'allievo, la vita del<br />
giovane Tito subisce una metamorfosi. <strong>Il</strong> maestro di scuola rimane vincitore anche dopo la morte. Finale<br />
aperto per una storia aperta.<br />
Compiendo un ulteriore passo avanti, si potrebbe accettare la chiave di lettura suggerita dallo stesso<br />
<strong>Hesse</strong> (chiave che resta pur sempre una sua interpretazione personale, vale a dire l'interpretazione della<br />
vicenda di Josef Knecht da parte di <strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong>!), prospettata già nella poesia «Gradini» e discussa da<br />
Knecht e Tegularius in occasione del loro ultimo incontro. <strong>Il</strong> titolo originario del componimento, secondo<br />
quanto racconta il romanzo, era «Trascendere!», più tardi sostituito con «Gradini». Nel manoscritto di <strong>Hesse</strong><br />
la prima stesura di questa poesia è datata 4 maggio 1941. Quasi esattamente un anno dopo, il 29 aprile 1942,<br />
veniva ultimato <strong>Il</strong> giuoco delle perle di vetro. I versi finali della poesia non solo interpretano il sacrificio di<br />
Knecht in chiave di successo pedagogico e di trascendenza, ma esprimono anche, sulla linea del platonismo<br />
e dell'illuminismo, il concetto di un progresso evolutivo dell'uomo e dell'umanità.<br />
<strong>Il</strong> giuoco delle perle di vetro può essere tutto, un'opera del tempo di guerra, della vecchiaia, della<br />
solitudine: tutto fuorché un libro pessimista. Quei versi finali non si limitano a racchiudere l'interpretazione<br />
della vicenda di Josef Knecht: sono i versi di un uomo che ha letto meticolosamente il suo Hegel. É che qui<br />
parla come allievo del grande dialettico svevo, non come riconoscente discepolo di padre Jacobus<br />
Burckhardt.<br />
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