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RIFLETTICI - Istituto Cintamani

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(17 – 62).<br />

(12) Quanto più avanzato è l’aspirante, maggiore è la probabilità che i malanni cui va<br />

soggetto siano pronunciati e anche violenti, secondo l’afflusso, più o meno intenso, dello<br />

stimolo proveniente dall’anima. (17 – 66).<br />

(13) Insomma: malattia e disordine di qualsiasi natura (esclusi quelli incidentali e, in certa<br />

misura, quelli dovuti alle condizioni generali del pianeta, che possono causare epidemie<br />

specialmente virulente, come spesso accade dopo una guerra), e tutte le varietà di malferma<br />

salute si possono ascrivere allo stato dei centri, da cui dipendono l’attività o l’inerzia delle<br />

nadi; questi, a loro volta, agiscono sul sistema nervoso e condizionano quello endocrino; la<br />

corrente sanguigna diffonde poi in ogni parte del corpo lo stato morboso. (17 – 198/9).<br />

(14) La grandissima importanza che l’uomo annette alla malattia è imbarazzante per l’anima,<br />

poiché conferisce indebita preminenza alla forma, per sua natura effimera e sempre mutevole,<br />

mentre — per l’anima —le Vicissitudini del corpo valgono solo in quanto contribuiscono ad<br />

arricchire la sua esperienza. (17 – 296).<br />

(15) La malattia è un’imperfezione transitoria, e la morte è solo un metodo per riconcentrare<br />

l’energia, prima di rinnovare l’attività, che tende sempre e senza sosta al miglioramento. (17 -<br />

297).<br />

(16) Qualsiasi malattia è effetto dell’azione o dell’inattività di qualcuna delle sette energie che<br />

scorrono nel corpo umano. (17 – 304).<br />

(17) Un giusto comportamento in caso di cattiva salute è efficacissimo per infrangere<br />

separazioni, solitudine e isolamento; ecco perché un periodo di malattia vissuto in tal modo<br />

raddolcisce il carattere e conquista le simpatie. A spartire e a condividere, in senso ampio,<br />

s’impara nel dolore: anche questa è una legge. (17 – 545).<br />

(18) Perché gli uomini migliori, o spirituali, soffrono, assai spesso, di malattie fisiche? Ciò<br />

avviene, probabilmente, perché l’energia dell’anima — a quello stadio — affluendo nel corpo<br />

fisico vi incontra una certa resistenza, di intensità proporzionale. L’attrito che se ne genera è<br />

così elevato che la malattia ne è la pronta conseguenza. (17 – 565).<br />

(19) L’uomo non sa quanto — in senso oggettivo — egli accresca la virulenza del male<br />

rivolgendovi di continuo il pensiero, concentrando l’attenzione sulla regione colpita. (17 –<br />

570).<br />

(20) Quanto più la persona è determinata a sottomettere la sua personalità al dominio<br />

dell’anima, tanto più violenta è la battaglia, con ripercussioni fisiche gravi. Rientrano fra<br />

queste i mali dei discepoli e dei mistici, in gran parte di natura nervosa, che sovente<br />

aggrediscono il cuore o la circolazione del sangue. (17 – 592).<br />

Vedere anche: “Ghiandole” , e “Corpo eterico” , (6 – 640), (17 – 595).<br />

70<br />

INFERNO<br />

Altro timore che induce l’uomo a considerare la morte come una calamità è inculcato dalla<br />

teologia, specie da alcune sette Protestanti e dalla Chiesa Cattolica: è la paura dell’inferno, del<br />

castigo, per di più sproporzionato agli errori commessi durante la vita terrena; sono gli orrori<br />

imposti dall’ira divina. Si pretende che l’uomo deve subirli, senza via di scampo, se non<br />

tramite espiazione altrui.<br />

Ma in verità tutto ciò non esiste: né l’ira di Dio, né l’inferno, né l’espiazione vicaria. Un<br />

solo grande principio palpita in tutto l’universo, ed è l’amore; ed il Cristo è presente, ed<br />

insegna all’uomo che l’anima esiste e ci redime con la sua vita, e che l’inferno è la Terra<br />

stessa, dove impariamo a conseguire la salvezza, attuata dal principio di amore e di luce,<br />

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