RIFLETTICI - Istituto Cintamani
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SENSO DELL’ UMORISMO<br />
(1) Posso offrirvi in tutta sincerità l’ingiunzione paradossale di lavorare con la massima<br />
serietà, ma al tempo stesso di rifiutare tale serietà e non prendervi troppo sul serio? Coloro<br />
che dimorano dall’altro lato della vita e studiano l’operare degli aspiranti del mondo, oggi<br />
vedono un’angoscia quasi pietosa per le deficienze individuali, uno sforzo sostenuto e strenuo<br />
per “rendersi ciò che dovrebbero essere” e al tempo stesso una desolante mancanza di senso<br />
delle proporzioni e la totale assenza di umorismo. Vi esorto a coltivare queste due qualità.<br />
Non prendetevi così sul serio e scoprirete che siete in grado di lavorare più liberamente e in<br />
modo più efficiente. Prendete con tutta serietà il Piano e l’appello al servizio, ma non perdete<br />
tempo in una costante auto-analisi. (4-635)<br />
(2) Due cose il discepolo deve imparare: “star leggero in sella” (per usare una vecchia frase),<br />
e l’umorismo, cioè la vera (non forzata) capacità di ridere di sé e con il mondo. Questo è un<br />
equilibrio che è proprio di chi opera realmente nella luce mentale. (5-414)<br />
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SENSIBILITÀ<br />
(1) Vi ho già detto che le qualità fondamentali che ricerchiamo sono: sensibilità,<br />
impersonalità, doti psichiche e polarizzazione mentale… .<br />
Cos’è, esattamente la sensibilità? Non significa affatto un’“anima sensibile”, espressione<br />
usata abitualmente per dire suscettibile, egocentrico, sempre sulla difensiva! È invece la<br />
capacità di espandere la coscienza ed essere consapevoli di aree di contatto sempre maggiori.<br />
È la capacità d’essere attivi, vigilanti, pronti, nel riconoscere i rapporti, solleciti nel reagire<br />
alle necessità, mentalmente, emotivamente e fisicamente attenti alla vita; e di sviluppare<br />
rapidamente il potere di osservare in tutti e tre i mondi simultaneamente… .<br />
La sensitività che intendo sviluppare è la prontezza al contatto con l’anima, la sensibilità alla<br />
“voce del Maestro”, la reattività vivace alle idee nuove e alle delicate reazioni intuitive.<br />
Questi sono contrassegni del vero discepolo. È la sensibilità spirituale che deve essere<br />
coltivata. (5-47)<br />
(2) Questo sviluppo della sensibilità è difficile da comprendere. I membri del gruppo e<br />
dell’Ashram di un Maestro devono farsi sempre più sensibili — a Lui e ai suoi assistenti. Non<br />
si può imporre la sensibilità con qualche tecnica o addestramento. Gli uomini sono sensibili,<br />
ma non lo sanno, poiché curano soprattutto le cose esterne, della forma e oggettive. Lo dirò in<br />
altro modo: ciò che dite a voi stessi e agli altri — con la parola o con la vita — è così<br />
rumoroso, che non vi è facile essere ciò che siete e riconoscervi come essere spirituale.<br />
Il Maestro è guidato da ciò che apprende di voi nei vostri momenti di calma aspirazione; da<br />
quella che per anni avete dimostrato come vostra stabile tendenza, dal modo in cui reagite alle<br />
crisi o alla tensione. Il suo compito è stimolare il discepolo affinché questi pervenga a rendere<br />
stabile e costante la coscienza dei momenti più elevati… . Molti sono in grado di divenire<br />
sensibili se solo i clamori dell’autoaffermazione della personalità tacessero, permettendo alla<br />
luce dell’anima di fluire. Allora il Maestro può essere conosciuto e avvicinato. Se riuscirete<br />
ad astrarvi da voi stessi e dalle vostre reazioni, interpretazioni ed esigenze personali,<br />
scoprirete da soli come il Maestro cerca di impressionare voi e il vostro gruppo, e vi<br />
diventerete sensibili. (5-710/1)<br />
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