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RIFLETTICI - Istituto Cintamani

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si mantiene ugualmente di alto livello.<br />

Il problema emotivo può essere il più arduo. Ma soltanto il discepolo può liberarsi<br />

dall’autocommiserazione e placare la tempesta emotiva interiore che lo assale. (5-56).<br />

(4) In tal modo egli assume che nulla di ciò che produce reazioni di dolore o di angoscia nel<br />

corpo emotivo abbia il minimo valore. Sono reazioni che vengono semplicemente<br />

riconosciute, vissute, tollerate, ma senza permettere loro di diventare degli ostacoli. Tutti i<br />

discepoli dovrebbero riflettere su ciò che ho appena affermato. (5-57).<br />

(5) ‘Signore della mia vita, come posso compiere il mio dovere quotidiano con distacco?<br />

Come sopperire ad ogni bisogno eppure svincolarmi da legami e attaccamenti?’. Dio rispose:<br />

‘Il Sole si accosta e vivifica la Terra, ma senza prendere nulla. Vivi in modo simile. Dai senza<br />

chiedere!’. (5-392).<br />

(6) Sii sempre l’Osservatore nella testa. Il distacco dell’anima migliorerà e il suo<br />

attaccamento alle altre anime si farà più saldo. (5-623).<br />

(7) Il distacco è il sentiero di minor resistenza per una natura di primo raggio. (6-523).<br />

37<br />

DEVACHAN<br />

(1) Devachan. Stato intermedio tra due vite terrene, in cui entra l’Ego dopo la sua separazione<br />

dai suoi aspetti o involucri inferiori. (3-736).<br />

(2) È un’esperienza che è stata grandemente fraintesa. In genere si voleva intendere che,<br />

liberatosi dai corpi astrale e mentale, l’uomo entri in una specie di sogno, in cui riprova e<br />

riconsidera alla luce del futuro gli eventi trascorsi, godendosi un periodo di riposo, una specie<br />

di processo assimilativo, in preparazione a una nuova nascita. È un concetto alquanto erroneo,<br />

dovuto al fatto che i teosofi descrivono ancora la realtà in termini di tempo. Se si ricorda<br />

infatti che il tempo è conosciuto solo nel mondo fisico, tutta l’idea di “devachan” si chiarisce.<br />

Dal momento della completa separazione dai corpi fisico ed eterico e mentre è in corso il<br />

processo di eliminazione, l’uomo è consapevole del passato e del presente; al termine<br />

dell’eliminazione, nell’istante del contatto con l’anima, quando il veicolo manasico sta<br />

disintegrandosi, è repentinamente conscio anche del futuro, poiché la predizione è dote della<br />

coscienza dell’anima, cui l’uomo allora temporaneamente partecipa. Vede quindi passato,<br />

presente e futuro come una cosa sola; di vita in vita e durante il continuo ripetersi delle<br />

rinascite si sviluppa in lui il senso dell’Eterno Presente. È questo stato di coscienza<br />

(caratteristica normale dell’uomo progredito) che è detto “devachan”. (17-496/7).<br />

38<br />

DEVA<br />

(1) Può essere opportuno aggiungere che numerosi esseri (che i cristiani chiamano angeli e gli<br />

orientali deva) sono membri operanti di questa Gerarchia. Molti di essi sono passati attraverso<br />

lo stadio umano in età remotissime ed ora operano nelle file della grande evoluzione devica o<br />

angelica parallela a quella umana. Questa evoluzione comprende, fra gli altri, i costruttori del<br />

pianeta oggettivo e le forze che per opera loro producono le forme, sia note che ignote. I deva<br />

che cooperano con la Gerarchia si occupano perciò dell’aspetto forma, mentre gli altri membri<br />

della Gerarchia si occupano dello sviluppo della coscienza entro la forma. (1-36).<br />

(2) I deva, ad eccezione dei grandi deva che in precedenti cicli passarono attraverso il regno<br />

umano ed ora cooperano alla sua evoluzione, non sono ancora autocoscienti. Essi si evolvono<br />

56

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