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RIFLETTICI - Istituto Cintamani

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endeva responsabile il Maestro e poneva sulle Sue spalle il destino o il karma dell’allievo.<br />

Questa condizione non ha più vigore… Nella futura Nuova Era, il Maestro sarà tenuto ad<br />

offrire l’occasione e ad enunciare esattamente la verità; ma niente di più. (5-5)<br />

(4) L’obbedienza richiesta è obbedienza al Piano, non al Maestro… L’obbedienza richiesta è<br />

quella della personalità all’anima, via via che la conoscenza, la luce e il dominio dell’anima<br />

divengono più potenti nelle reazioni mentali e cerebrali del discepolo. (5-686/7) Vedi anche:<br />

(6-264,-549)<br />

126<br />

CECITÀ OCCULTA<br />

(1) La cecità è il preludio dell’iniziazione, qualunque ne sia il grado. La “tendenza alla cecità”<br />

cessa completamente soltanto all’ultima e più elevata iniziazione. Nei primi stadi<br />

dell’evoluzione la cecità è naturale, innata, inevitabile e impenetrabile. Per intere età l’uomo<br />

cammina nell’oscurità. Viene poi lo stadio in cui questa cecità normale è una protezione, ma<br />

comincia anche una fase in cui può essere superata. Nel linguaggio tecnico, la cecità di cui ho<br />

parlato è qualcosa di diverso. Dal momento in cui un essere umano coglie il primo debole<br />

barlume di “qualcosa d’altro” e vede se stesso a paragone di quella lontana realtà<br />

confusamente percepita, la cecità cui ho accennato è imposta dall’anima all’aspirante che si<br />

affretta, affinché le lezioni dell’esperienza cosciente, del discepolato e più tardi<br />

dell’iniziazione possano essere assimilate ed espresse correttamente; per suo mezzo il<br />

ricercatore precipitoso è protetto da un progresso troppo rapido e superficiale. È la profondità<br />

e un solido “essere ben radicati” che l’Istruttore interiore e poi il Maestro cercano; la “cecità<br />

occulta”, la sua necessità, il suo saggio trattamento e la sua eliminazione finale fanno parte del<br />

curriculum imposto al candidato. (18-197)<br />

(2) La cecità occulta è indotta spiritualmente e “oscura” la gloria, il conseguimento e la<br />

ricompensa promessi. Il discepolo è riportato su se stesso. Tutto ciò che può vedere è il suo<br />

problema, il suo minuscolo campo d’esperienza e il suo debole e secondo lui, limitato<br />

equipaggiamento… La bellezza di ciò che è immediato, la gloria dell’opportunità presente e<br />

la necessità di concentrarsi sul compito e sul servizio del momento sono le ricompense<br />

dell’avanzare nell’oscurità apparentemente impenetrabile. (18-198)<br />

(3) Così i veli servono al loro scopo; la cecità alimenta e protegge, purché sia innata e<br />

naturale, imposta dall’anima o generata spiritualmente. Se è provocata volontariamente da noi<br />

stessi, se fornisce un alibi per una conoscenza accaparrata, se è finta al fine di evitare la<br />

responsabilità, allora ne deriva una colpa e ne conseguono delle difficoltà. Che voi tutti<br />

possiate esser protetti da tutto ciò. (18-200)<br />

(4) Un punto di cui voi tutti dovete rendervi ben conto, è che nel suo procedere il discepolo<br />

non passa in nuovi campi, o regioni di consapevolezza, nel senso di un costante avanzamento<br />

da un piano ad un altro (come indicherebbero i simboli visivi delle opere teosofiche) Occorre<br />

comprendere che tutto ciò che È, è sempre presente. Quello che ci concerne è il costante<br />

risveglio a ciò che eternamente è ed a ciò che è sempre presente attorno a noi, ma di cui siamo<br />

inconsapevoli a causa della nostra vista limitata… Il Regno di Dio è presente sulla Terra, e<br />

sempre lo è stato, ma solo pochi, relativamente, sono consapevoli dei suoi segni e delle sue<br />

manifestazioni. (11-53)<br />

201

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