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RIFLETTICI - Istituto Cintamani

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applicato a tutti e tre i veicoli nei tre mondi, la restituisce alla vita universale. Questo è un<br />

livello d’indicibile beatitudine. (17-433).<br />

(9) Uccidere è un delitto basato sul fatto che s’interferisce col proposito dell’anima e non<br />

perché si distrugge un particolare corpo fisico umano. … Sovente la morte pare<br />

sopraggiungere senza motivo, ma solo perché s’ignora l’intento dell’anima; lo sviluppo<br />

passato nel processo dell’incarnazione resta oscuro; si ignorano le antiche eredità e gli<br />

ambienti e non ci si educa ad ascoltare la voce dell’anima. Questi sono tuttavia fatti che<br />

stanno per essere riconosciuti; la rivelazione si approssima e io ne pongo le fondamenta. (17-<br />

436).<br />

(10) La morte, per l’uomo comune dotato di raziocinio, è un momento di crisi catastrofico; è<br />

la cessazione e la fine di tutto ciò che ha amato, di tutto quanto gli è familiare e che può essere<br />

desiderato; un salto brusco nell’ignoto, nell’incerto, la conclusione improvvisa di tutti i<br />

progetti. Per quanta fede sincera si nutra nei valori spirituali, per quanto siano chiare le<br />

speculazioni della mente sull’immortalità, per quanto sia definita l’evidenza dell’eterno<br />

persistere, resta pur sempre un interrogativo, il riconoscimento della possibilità che tutto<br />

possa finire e sparire completamente, con tutta l’attività, le relazioni affettive, i pensieri, le<br />

emozioni, i desideri, le aspirazioni e i propositi che ruotano attorno al nucleo centrale<br />

dell’essere umano. Anche per il credente più fermo, il desiderio di persistere e il senso di<br />

continuità basano su un terreno instabile e sulla testimonianza di altri — che invero non sono<br />

mai tornati a raccontare la verità. (17-438), (18-102).<br />

(11) Alcuni brani, estratti dal Manuale della Morte conservato negli archivi della Gerarchia,<br />

potrebbero servire a chiarire il fenomeno della morte, presentandolo in una prospettiva<br />

diversa. …Questo scendere e salire dagli uomini è chiamato vita, esistenza e morte; ma Noi,<br />

che camminiamo sulla Via illuminata, lo chiamiamo morte, esperienza e vita.<br />

La luce che scende si ancora sul piano dell’apparenza temporanea. Emette sette fili, lungo i<br />

quali pulsano sette raggi di luce. Da questi si dipartono ventuno fili minori e ne nascono<br />

quarantanove fuochi, che ardono e splendono. Sul piano della vita manifesta, viene emanata la<br />

parola: ‘Ecco! È nato un uomo’.<br />

La vita procede, appare la qualità della luce; fioca e offuscata, o radiosa, chiara e brillante.<br />

Così i punti di luce entro la Fiamma passano e ripassano, vanno e vengono. Per gli uomini<br />

questa è vita, essi la chiamano vera esistenza. S’illudono, ma servono il proposito della loro<br />

anima e si inseriscono nel grande Piano.<br />

E si ode una Parola. Il punto di luce radiante disceso ora sale, in risposta alla nota di richiamo<br />

udito appena, attratto dalla sua sorgente. Per gli uomini è morte, per l’anima è vita. (17-<br />

468/9).<br />

(12) Ora la morte è effetto della volontà dell’anima. Un giorno dovrà essere determinata dalla<br />

volontà dell’anima e della personalità unite; allora la morte non farà paura. (5-669).<br />

33<br />

MORTE:<br />

L’ARTE DEL MORIRE<br />

(1) Consideriamo dunque, in questa seconda sezione, il problema della morte o l’arte del<br />

morire. Tutti coloro che sono gravemente ammalati sono inevitabilmente alle prese con questo<br />

enigma, e chi è in buona salute dovrebbe prepararsi, con pensiero corretto e sana<br />

anticipazione. L’atteggiamento morboso assunto da gran parte degli uomini verso la morte e il<br />

loro rifiuto di considerarla quando sono sani, deve mutare e in modo deliberato.<br />

51

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