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RIFLETTICI - Istituto Cintamani

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sarà vostra la gioia della partecipazione al piano dei Maestri, ed è proprio questo che vi tiene<br />

collegati ad Essi; la gioia di aver aiutato ad alleviare le sofferenze del mondo, di aver<br />

apportato Luce alle Anime, di aver lenito in qualche misura le piaghe e le ferite di una<br />

tormentata umanità; dalla coscienza di giorni bene spesi, dalla gratitudine delle Anime portate<br />

sulla Via della Luce, deriva la più grande, la più profonda gioia; quando Egli si fa strumento<br />

per aiutare un fratello minore a salire un gradino della scala dell’Evoluzione. Questa è la gioia<br />

che è aperta dinanzi a tutti voi e che è alla portata di tutti. Lavorate dunque e non per la gioia<br />

ma verso la gioia, per un interno, irresistibile impulso di aiutare e di Servire, non per essere<br />

fatto oggetto di ricompensa e gratitudine, ma perché tale è il vostro urgente bisogno, dopo<br />

aver percepito la visione, ben sapendo che la vostra parte nel lavoro è di portare quel<br />

frammento di visione in manifestazione quaggiù.<br />

Non sarà superfluo, dopo aver nominato più volte la gioia, parlare della differenza fra la<br />

felicità, la gioia e la beatitudine.<br />

1. La felicità ha sede sul piano delle emozioni ed è una reazione della personalità.<br />

2. La gioia è una qualità dell’Anima; ha la sua sede nella mente, allorché ha luogo<br />

l’allineamento con l’Anima.<br />

3. La beatitudine partecipa della natura dello Spirito; è dunque pressoché impossibile<br />

pervenire alla sua comprensione, fintanto che non si sia giunti alla fusione dell’Anima con la<br />

Monade, alla identificazione del Figlio col Padre. Tale fusione deve essere preceduta dalla<br />

fusione dell’Anima con la personalità. Perciò ogni speculazione e analisi sulla natura della<br />

beatitudine non approda a nulla, trattandosi di uomini che si trovano ancora ad un grado<br />

medio di evoluzione, la cui terminologia e le cui metafore debbono necessariamente essere<br />

personali e in relazione col mondo dei sensi. Nel parlare della gioia è necessario riferirsi a<br />

stati di coscienza di gruppo, alla coscienza dell’unità e della solidarietà con tutti gli esseri, e<br />

non può assolutamente essere identificata con la felicità che la personalità prova, allorché<br />

viene a trovarsi in quelle condizioni che soddisfano l‘uno o l’altro degli aspetti della sua<br />

natura inferiore. Può essere quindi o un senso di benessere fisico, o di contentezza nel proprio<br />

ambiente, in relazione ad altre personalità, di soddisfazione per contatti sul piano mentale<br />

inferiore, per occasioni favorevoli che si offrono pure in quel piano. La felicità è la meta del<br />

sé inferiore separato.<br />

Tuttavia, quando si cerca di vivere come anime la contentezza dell’uomo inferiore subisce<br />

una diminuzione di valore e si prova gioia nelle relazioni di gruppo e nel manifestare quelle<br />

condizioni che conducono ad una migliore espressione delle anime di coloro con cui veniamo<br />

in contatto. L’arrecare gioia ad altri per produrre condizioni adeguate a facilitare una migliore<br />

espressione di se stessi, può avere effetto sul piano fisico, qualora cerchiamo di portare<br />

miglioramenti alle loro condizioni di salute, oppure l’effetto può manifestarsi sul piano<br />

emotivo, allorché la nostra presenza infonde ad altri un senso di pace e di elevazione: o sul<br />

piano intellettuale, se noi li stimoliamo ad una maggiore chiarezza di pensiero e di<br />

comprensione. Ma l’effetto su di noi stessi è la gioia, poiché la nostra azione è esente da<br />

egoismo e da interesse personale, indipendente dalle circostanze o dalle condizioni sociali<br />

dell’aspirante. Molta felicità viene diminuita e anche impedita dallo stato di malferma salute,<br />

dalle circostanze difficili ambientali e dal “karma accumulato durante molte vite” karma non<br />

solo individuale, ma anche familiare, nazionale o umano, che abbatte penosamente la<br />

personalità sensitiva. La felicità della gioventù, o l’egoistica ed egocentrica contentezza della<br />

persona che vive appartata dal mondo, non devono confondersi con la gioia.<br />

È certo un luogo comune e allo stesso tempo un paradosso occulto il dire che in mezzo alla<br />

profonda angoscia dell’infelicità personale, la gioia dell’Anima può essere sentita e provata.<br />

Questa è una verità, di cui molti possono testimoniare per esperienza propria, ed è a questo<br />

che ogni aspirante deve mirare. (4 - 368/70).<br />

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