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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Seconda parte Volontariato e… motivazioni<br />

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spinta in più a lavorare bene… (…) Da una ragazza di 15-16 anni che uscire è l’obiettivo<br />

principale, uscire con gli amici, ecco il volontariato forse rimane un po’ più indietro. Quindi<br />

questa cosa la toglieva effettivamente però <strong>uno</strong> era motivato a venire perché gli piaceva fare<br />

questa cosa, poi come gruppo qua ti coinvolgono. (…) Però ecco quello che ti toglieva, era di<br />

uscire. Comunque due pomeriggi a settimana non è che sono tantissimi, capiscimi. Però è<br />

sempre un sacrificio, perché <strong>uno</strong> deve studiare, deve andare, deve fare… E’ sacrificante.”<br />

(intervista 32, Antonella, 23 anni)<br />

Un’altra testimonianza interessante è quella di un intervistato con alle spalle un lungo percorso di<br />

volontariato.<br />

Questo cammino inizia con l’adesione all’Azione Cattolica, fin dall’infanzia; crescendo ha mantenuto<br />

sempre il suo impegno all’interno dell’AC, poi ha svolto attività con ragazzi disabili, fino ad<br />

approdare ad una seconda OdV e, infine, alla terza, ovvero ad una delle associazioni che abbiamo<br />

voluto includere nel nostro campione. A quest’ultima è arrivato naturalmente, perché è nata su<br />

iniziativa del parroco con cui stava già lavorando. Le motivazioni che hanno informato il suo<br />

percorso sono quelle di aiuto ai più deboli, di derivazione chiaramente cattolica; inoltre, il<br />

volontariato presso questa OdV rappresentava un’occasione di conoscenza e confronto di cui<br />

conserva un ricordo decisamente dolce.<br />

“Non era una cosa gravosa venire la notte, non sentivo il peso di questa cosa, non mi toglieva<br />

molto, invece quelle volte che riuscivo ad avere rapporti con le persone, capitava che<br />

qualc<strong>uno</strong> la notte si svegliava, aveva voglia di discorrere, alcune notti proprio passate in<br />

bianco, e le esperienze che ti raccontavano, molti ti raccontavano anche i problemi che<br />

avevano avuto per cui avevano abbandonato anche un certo stile di vita, e comunque un’altra<br />

cosa molto positiva, anche durante la notte, quando fai il servizio si è in due, generalmente<br />

prima di mezzanotte, l’una non si dormiva mai, perché c’era veramente <strong>uno</strong> scambio, un<br />

colloquio sereno con l’altro volontario e quindi c’era veramente <strong>uno</strong> scambio anche di<br />

esperienza di vita, di confronto veramente bello.” (intervista 20, Stefano, 38 anni)<br />

Una forte motivazione, che proveniva anche da precedenti esperienze di impegno volontario,<br />

contraddistingue un terzo caso che riteniamo interessante presentare. È quello di un signore che ha<br />

alle spalle un’esperienza di volontariato decisamente significativa nella città in cui ha vissuto per<br />

diversi anni, prima di trasferirsi nelle <strong>Marche</strong>.<br />

Inizialmente, l’avvicinamento al volontariato è avvenuto sull’onda dell’emergenza rappresentata dal<br />

terremoto in Irpinia, dal senso di vicinanza e di dovere immediato di “fare qualcosa”…<br />

“Io (…) insegnavo (…) e occuparmi degli altri faceva anche parte un po’ del mio lavoro. E<br />

poi c’è stato il fatto del terremoto che come scuola ci mosse… Portammo un gruppo<br />

elettrogeno, con la prefettura montammo in un campo sportivo tutto l’impianto elettrico con la<br />

scuola… Io ero a (città) e quindi facemmo un lavoro di volontariato. Come è nato? E’ nato<br />

che in quelle occasioni non ti chiedi tante cose, si va! Io che ho paura degli aghi, in quella<br />

occasione andai a fare la donazione del sangue… Non c’è stato altro… E’ stata forse<br />

l’emotività del momento, sentivo la necessità di fare qualcosa… Ed è stato lì che ho capito che<br />

un ruolo fondamentale lo svolgevano gli operatori radio, quindi subito presi la patente per<br />

operatore radio…” (intervista 7, Giorgio, 63 anni)<br />

È in quella occasione, quindi, che nasce l’interesse o meglio la passione per quella particolare attività<br />

volontaria. Quando si è trasferito, ha tentato di costruire la stessa situazione, sempre all’interno della<br />

scuola in cui lavorava, proprio come era successo nell’altra città, ma, questa volta, senza successo.<br />

Ha, dunque, aspettato di andare in pensione e a quel punto non ha avuto bisogno di esortazioni o<br />

pressioni esterne:

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