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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Seconda parte Volontariato e… motivazioni<br />

I volontari di lungo corso<br />

I volontari di lunga data tendono a mostrare una visione meno severa della questione del turn over<br />

rispetto ai dirigenti.<br />

In un turn over moderato si riconoscono svariati volontari di lungo corso. Attraverso questa modalità,<br />

del resto, si ottengono due importanti risultati: con i nuovi innesti, si garantisce una formazione per i<br />

dirigenti di domani e l’apporto di una visione fresca all’interno degli organi decisionali; con la<br />

permanenza di persone appartenenti al nucleo originario, invece, viene assicurata una visione di<br />

lungo periodo e un’esperienza rassicuranti.<br />

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“Sì, in nove anni ci sono stati 3 Presidenti e poi anche all’interno del consiglio direttivo, le<br />

persone cambiano, anche se il nucleo originario, quelle 3, 4 persone rimangono sempre, alcuni si<br />

aggiungono, qualc<strong>uno</strong> esce…(…) questo mi sembra giusto…penso che sia giusto che qualc<strong>uno</strong><br />

del gruppo originario ci sia dentro, che mantenga lo spirito originario, per non essere stravolto,<br />

anche se è molto importante anche l’apporto di forze nuove che portano nuovo entusiasmo, nuova<br />

carica, nuove idee, un nuovo <strong>sguardo</strong> sulle cose…” (intervista 43, Mirko, 39 anni)<br />

Il turn over indolore, gestito dai dirigenti e guidato sembra essere una modalità di coinvolgimento che<br />

incontra l’approvazione dei volontari di lungo periodo.<br />

“In maniera sempre diversa, con innesti nuovi, l’uscente rimane sempre a disposizione perché<br />

serve sempre la parola della persona più anziana, più esperta, che riesce a gestire diversamente<br />

le situazioni di emergenza.<br />

La mia valutazione è positiva del ricambio, perché praticamente lavori sull’essere completo, cioè<br />

se tu non cambi, fai sempre quello a livello gestionale, se tu parli sempre con la stessa persona<br />

probabilmente dici sempre la stessa cosa (…) a livello di presidente è sempre quello perché<br />

abbiamo individuato proprio la persona che riesce ad amalgamare il tutto. (…) quello che<br />

magari viene destituito, rimane dietro, non è più in prima linea, ma va in seconda linea. Qualche<br />

volta sono meglio le seconde linee che le prime, per ricambiare, per avere freschezza di mentalità<br />

si fa il ricambio, ma lo si fa nel migliore modo possibile, magari lo facesse il governo come noi.”<br />

(intervista 13, Patrizio, 41 anni)<br />

Non vale lo stesso discorso per il ruolo del presidente, che sembra essere più delicato: un buon<br />

presidente assicura la sopravvivenza e l’armonia all’interno dell’associazione e per questo sembra<br />

essere più difficilmente sostituibile.<br />

“Lui è stato sempre attivo e ovviamente nei momenti particolari si è servito anche dei soci e del<br />

consiglio direttivo però devo dire che oltre il 50% del lavoro che si svolge nell’ambito associativo<br />

lo svolge lui anche perché lui spesso è qui dentro e ha tempo da spendere per fare telefonate,<br />

contattare i vari enti utilizzando il telefono, il fax o addirittura l’e-mail. Ha molta disponibilità, si<br />

è formato in questo modo e credo che potrebbe fare a meno del [suo lavoro, ndr] ma non di (nome<br />

associazione) perché ormai è un suo modo di vivere.” (intervista 38, Diego, 57 anni)<br />

Nella maggior parte dei casi, tuttavia, i volontari di lungo corso osservano che i ricambi a livello<br />

dirigenziale non ci sono stati, ma tendono a vedere la positività della situazione, sottolineando le<br />

garanzie di continuità e di esperienza che derivano da questi dirigenti.<br />

“Di solito sono sempre gli stessi…sicuramente è una cosa positiva, è una continuità nel lavoro<br />

che si fa, altrimenti si ricomincerebbe ogni volta da capo. Serve qualc<strong>uno</strong> con esperienza, per<br />

lavorare meglio, per portare avanti gli stimoli iniziali…” (intervista 44, Tamara, 34 anni)

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