uno sguardo d'insieme - CSV Marche
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Centro di Servizio per il Volontariato – Associazione Volontariato <strong>Marche</strong><br />
“Sì, faccio i turni la notte. Io sono, come tu mi chiami, il dirigente, però se io non faccio alcun<br />
turno, non posso chiedere agli altri di farli, loro mi dicono “tu cosa fai?”. (intervista 18, Mario,<br />
33 anni)<br />
Coinvolgere progressivamente i volontari nelle decisioni e inserirli all’interno dei processi decisionali<br />
a piccoli passi sembra una strategia che funziona in taluni casi.<br />
Spesso, infatti, bisogna che i volontari si sforzino di comprendere dei modi di operare che non<br />
conoscono e il fatto di entrare in un gruppo che ha già una sua struttura e un suo equilibrio può essere<br />
un fattore che intimorisce<br />
“Sembra che sia molto difficile superare l’impatto dell’entrare, perché ci si trova con un gruppo<br />
già affiatato perché lavora da tanto tempo, con questo sistema di lavoro che è pesante, perché è<br />
tutto ostico per chi non lo conosce, quindi bisogna avere una tempra un po’ dura. Poi dopo,<br />
passato il primo impatto, si va alla grande. Dopo la domenica, anche se l’associazione non<br />
l’organizza, i soci si incontrano, vanno a fare le escursioni, vanno in giro… si va per la pizza, si<br />
va al cinema insieme… dopo c’è una vita sociale al di fuori dell’associazione: sono i soci, ma<br />
sono anche i miei amici, ecco, dopo funziona così.” (intervista 16, Virginia, 43 anni)<br />
La preoccupazione dei presidenti e dei dirigenti, in relazione al turnover delle cariche, sembra essere<br />
alta e non viene celata in alcun modo.<br />
“Sono presidente da 10 anni, non è frequente il ricambio perché fondamentalmente ness<strong>uno</strong> ha<br />
voglia e tempo di assumersi tali responsabilità. La mia valutazione è evidentemente negativa,<br />
sono preoccupata per il futuro dell’ organizzazione.” (intervista 30, Marta, 64 anni)<br />
Il lavoro dirigenziale, oltre che costituire un punto di riferimento per le pubbliche relazioni<br />
dell’associazione, si compone anche di una parte progettuale che induce i dirigenti a dedicare molto<br />
tempo all’OdV. In un certo senso, è l’inevitabile aumento del tempo da dedicare all’OdV che secondo<br />
i dirigenti spaventa tanto gli altri volontari.<br />
“Porta via molto più tempo, io sto parlando (…) dei progetti che si fanno e che richiedono tempo,<br />
per fare un progetto non ci vuole un’ora, nel momento in cui si fanno i progetti ci vuole tempo,<br />
poi per la valutazione dei progetti ce ne vuole dell’altro.” (intervista 6, Caterina, 57 anni)<br />
Il tempo che i dirigenti dedicano quindi alla parte più istituzionale dell’attività dell’associazione<br />
sembra quindi impossibile da chiedere anche ad altri, specialmente se giovani.<br />
“È difficile trovare qualc<strong>uno</strong> che si prenda degli impegni, insomma che non sono un impegno di<br />
un’ora, perché i giovani hanno anche altre cose da fare, quindi per loro è difficile, a meno che<br />
non siano pagati, rimanere qui a fare effettivamente quello che faccio io o quello che facciamo<br />
nel direttivo. Secondo me è una questione di tempo, non hanno il tempo da dedicare al<br />
volontariato che è necessario per dirigere anche un’associazione, secondo me è tutto lì il<br />
problema.” (intervista 6, Caterina, 57 anni)<br />
Il tempo, quindi, si pone come elemento cruciale nel discriminare persone e ruoli: i dirigenti, in un<br />
certo senso, riconoscono che ci sono tempi di vita individuale e tempi di vita associativa che spesso<br />
hanno dei problemi nell’accompagnarsi armoniosamente.<br />
Il turn over, in questo senso, risente anche dei diversi cicli di vita individuali e delle diverse<br />
disponibilità di tempo delle persone che si dedicano al volontariato.<br />
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