uno sguardo d'insieme - CSV Marche
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Seconda parte Volontariato e… motivazioni<br />
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molte più iniziative, ma allo stesso tempo, anche molte più risorse.” (intervista 13, Patrizio, 41<br />
anni)<br />
Quando gli chiediamo più nello specifico qualche idea su come si potrebbe supplire a queste<br />
difficoltà, vengono individuati alcuni punti specifici. Si potrebbe, per esempio, formare meglio i<br />
volontari avvalendosi di più tecnologia:<br />
“Mettendo a disposizione dei gruppi della PC la tecnologia. Queste cose noi ce le dobbiamo<br />
comprare da soli, invece, se pur essendo una associazione, dovresti essere trattato, non dico<br />
come gli enti governativi, (…), però un aiuto maggiore dovrebbe esserci, perché già tu devi<br />
sapere che lì all’interno non devi stipendiare ness<strong>uno</strong>, quindi è un discorso solo di attrezzature,<br />
di mettere a disposizione l’attrezzatura a delle persone fidate, perché la persona fidata, che non<br />
lo fa a scopo di lucro, l’attrezzatura te la usa e mantiene molto più di una persona che viene<br />
stipendiata. E questo è alla base, ma purtroppo non è così. Se qui invece di un PC, avevamo un<br />
proiettore, altri PC, le simulazioni, Internet, c’è tanta di quella tecnologia e noi, noi ci dobbiamo<br />
sempre gestire con corse ciclistiche, servizi secondari, perché, perché è così e invece non<br />
dovrebbe essere così. La PC dovrebbe essere una cosa che ci si deve poter contare.” (intervista<br />
13, Patrizio, 41 anni)<br />
Oltre all’acquisizione di conoscenze, teoriche e pratiche, è importante anche che il volontario sappia<br />
controllare l’emotività per rispondere con la necessaria “freddezza” a situazioni di emergenza.<br />
Per garantire queste capacità è necessario frequentare corsi appositi, ma anche osservare direttamente<br />
il volontario e, magari, pensare a test attitudinali di tipo psicologico e non solo.<br />
“Quindi i corsi di formazione sono utilissimi, l’osservazione diretta e poi valutare, valutare, cioè<br />
io è inutile che formo un volontario che davanti ad una emergenza sanitaria, che ha un infarto in<br />
atto, lì lì, è un attimo, perché non è che lì soccorri, ma devi andare ad aiutare il tuo, (…) Se c’è<br />
un paziente che ha un infarto, se tu ti fai prendere dal panico e non riesci ad attivare i sistemi di<br />
soccorso (…) I test attitudinali a livello psicologico, adesso si fa sempre più uso, nei casi di<br />
eventi sismici, ecc.., gli psicologi sul posto, perché a livello d’infanzia, è molto traumatico,<br />
secondo me comunque il volontario dovrebbe avere una preparazione psicologica e sapere. Ho<br />
fatto un corso con la regione, (…) e mi hanno spiegato che ruolo ha, che reazione ha un<br />
volontario quando ha di fronte un grave ustionato, di 3° grado no, di 2° che è al 50% sul corpo<br />
durante un incendio boschivo, il disorientamento, lui appena ti vede, scappa. È molto importante<br />
fare degli esami attitudinali psicologici, psico-fisico anzi, perché ti serve anche il fisico. Io ha<br />
fatto ricerca di persone, ci vuole una grande professionalità e una grande preparazione fisica<br />
perché tu devi andare a cercare gente e non ti devi stancare, deve essere selezionata, però non<br />
solo a livello teorico, ma operativo proprio.” (intervista 13, Patrizio, 41 anni)<br />
I racconti dei “nuovi” volontari<br />
I volontari che sono entrati recentemente nell’associazione raccontano, per la maggior parte, di un<br />
inserimento facile, senza particolari problemi.<br />
Sottolineano, soprattutto, l’atmosfera piacevole che hanno respirato all’interno, tra i soci più anziani,<br />
e proprio questo sembra essere l’elemento che li ha accompagnati e incoraggiati nei primi passi del<br />
loro inserimento.<br />
La maggior parte ha frequentato qualche attività formativa o si appresta a farlo; tra chi invece non ha<br />
svolto alcuna esperienza di apprendimento, il motivo è dato dalla particolare attività svolta, che può<br />
non richiedere alcuna preparazione particolare; oppure, dal fatto di avere appreso le modalità di<br />
intervento all’università o nel corso della propria esperienza professionale; o, ancora, perché non si<br />
amano i “corsi di formazione”.