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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Seconda parte Volontariato e… motivazioni<br />

138<br />

molte più iniziative, ma allo stesso tempo, anche molte più risorse.” (intervista 13, Patrizio, 41<br />

anni)<br />

Quando gli chiediamo più nello specifico qualche idea su come si potrebbe supplire a queste<br />

difficoltà, vengono individuati alcuni punti specifici. Si potrebbe, per esempio, formare meglio i<br />

volontari avvalendosi di più tecnologia:<br />

“Mettendo a disposizione dei gruppi della PC la tecnologia. Queste cose noi ce le dobbiamo<br />

comprare da soli, invece, se pur essendo una associazione, dovresti essere trattato, non dico<br />

come gli enti governativi, (…), però un aiuto maggiore dovrebbe esserci, perché già tu devi<br />

sapere che lì all’interno non devi stipendiare ness<strong>uno</strong>, quindi è un discorso solo di attrezzature,<br />

di mettere a disposizione l’attrezzatura a delle persone fidate, perché la persona fidata, che non<br />

lo fa a scopo di lucro, l’attrezzatura te la usa e mantiene molto più di una persona che viene<br />

stipendiata. E questo è alla base, ma purtroppo non è così. Se qui invece di un PC, avevamo un<br />

proiettore, altri PC, le simulazioni, Internet, c’è tanta di quella tecnologia e noi, noi ci dobbiamo<br />

sempre gestire con corse ciclistiche, servizi secondari, perché, perché è così e invece non<br />

dovrebbe essere così. La PC dovrebbe essere una cosa che ci si deve poter contare.” (intervista<br />

13, Patrizio, 41 anni)<br />

Oltre all’acquisizione di conoscenze, teoriche e pratiche, è importante anche che il volontario sappia<br />

controllare l’emotività per rispondere con la necessaria “freddezza” a situazioni di emergenza.<br />

Per garantire queste capacità è necessario frequentare corsi appositi, ma anche osservare direttamente<br />

il volontario e, magari, pensare a test attitudinali di tipo psicologico e non solo.<br />

“Quindi i corsi di formazione sono utilissimi, l’osservazione diretta e poi valutare, valutare, cioè<br />

io è inutile che formo un volontario che davanti ad una emergenza sanitaria, che ha un infarto in<br />

atto, lì lì, è un attimo, perché non è che lì soccorri, ma devi andare ad aiutare il tuo, (…) Se c’è<br />

un paziente che ha un infarto, se tu ti fai prendere dal panico e non riesci ad attivare i sistemi di<br />

soccorso (…) I test attitudinali a livello psicologico, adesso si fa sempre più uso, nei casi di<br />

eventi sismici, ecc.., gli psicologi sul posto, perché a livello d’infanzia, è molto traumatico,<br />

secondo me comunque il volontario dovrebbe avere una preparazione psicologica e sapere. Ho<br />

fatto un corso con la regione, (…) e mi hanno spiegato che ruolo ha, che reazione ha un<br />

volontario quando ha di fronte un grave ustionato, di 3° grado no, di 2° che è al 50% sul corpo<br />

durante un incendio boschivo, il disorientamento, lui appena ti vede, scappa. È molto importante<br />

fare degli esami attitudinali psicologici, psico-fisico anzi, perché ti serve anche il fisico. Io ha<br />

fatto ricerca di persone, ci vuole una grande professionalità e una grande preparazione fisica<br />

perché tu devi andare a cercare gente e non ti devi stancare, deve essere selezionata, però non<br />

solo a livello teorico, ma operativo proprio.” (intervista 13, Patrizio, 41 anni)<br />

I racconti dei “nuovi” volontari<br />

I volontari che sono entrati recentemente nell’associazione raccontano, per la maggior parte, di un<br />

inserimento facile, senza particolari problemi.<br />

Sottolineano, soprattutto, l’atmosfera piacevole che hanno respirato all’interno, tra i soci più anziani,<br />

e proprio questo sembra essere l’elemento che li ha accompagnati e incoraggiati nei primi passi del<br />

loro inserimento.<br />

La maggior parte ha frequentato qualche attività formativa o si appresta a farlo; tra chi invece non ha<br />

svolto alcuna esperienza di apprendimento, il motivo è dato dalla particolare attività svolta, che può<br />

non richiedere alcuna preparazione particolare; oppure, dal fatto di avere appreso le modalità di<br />

intervento all’università o nel corso della propria esperienza professionale; o, ancora, perché non si<br />

amano i “corsi di formazione”.

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