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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Centro di Servizio per il Volontariato – Associazione Volontariato <strong>Marche</strong><br />

della “vulnerabilità sociale” sono situazioni difficilmente catalogabili in una categoria specifica di<br />

“emarginati”; queste infatti riguardano tutti coloro che non sono protetti dalla ricchezza economica<br />

che è posseduta da sempre meno categorie sociali, ma sempre più ricche. Spetta al volontariato<br />

inventare, nella sua capacità di stare vicino alle situazioni più a rischio o a quelle più sottoposte a<br />

vulnerabilità sociale, nuove forme di “protezione sociale” non più riducibili a trasferimenti economici<br />

o ad ammortizzatori sociali centralistici, ma inquadrabili solo in termini di “reti di servizi”, dove la<br />

presenza delle realtà “private” arriva ad assumere una titolarità pubblica, acquistando “quote di<br />

potere” 14 con le quali contribuire alla edificazione di una diversa organizzazione sociale cittadina e di<br />

una diversa redistribuzione del reddito.<br />

L’elemento di novità, all’interno del quale si situa il volontariato, sta proprio nella rivisitazione in<br />

corso della stessa equazione secondo la quale “Pubblico” è uguale a “Statale” 15 . Il volontariato è<br />

quindi parte di un sistema in cui non è più necessario che gli attori siano pubblici perchè l’azione sia<br />

pubblica. “Ciò che è pubblico non è dato, ma è una proprietà emergente” 16 che prende forma da<br />

processi nei quali un regime di azione può o non può diventare pubblico. Lo stesso “Patto per<br />

l’innovazione del welfare” approvato dalla Regione <strong>Marche</strong> in occasione della II Conferenza<br />

regionale delle politiche sociali del 2004 ribadisce questo principio di costruzione collettiva di un<br />

sistema a valenza pubblica dove lo Stato assume sempre più funzioni di “governance” e di<br />

“regolazione sociale” del sistema. Per dirla con Dalla Mura siamo passati “…da un concetto di<br />

partecipazione democratica alle decisioni delle istituzioni per cui i soggetti, pur partecipando alle<br />

decisioni, restano comunque fuori dalla funzione pubblica, ad un nuovo significato di partecipazione<br />

per cui questa si realizza non solo attraverso forme di democrazia diretta o rappresentativa, ma con<br />

l’ingresso vero e proprio delle formazioni sociali nell’esercizio delle pubbliche funzioni…” 17 . Questa<br />

è sicuramente una prospettiva di rivisitazione del ruolo del volontariato che dovrà essere tenuta in<br />

debita considerazione nell’ambito delle politiche pubbliche locali e regionali, ma dovrà anche essere<br />

parte costitutiva, come dicevo, della consapevolezza che devono avere, in tal senso, i responsabili<br />

delle realtà organizzate sia piccole che grandi. Una rivisitazione che dovrà intervenire nella<br />

ridefinizione del rapporto con il livello istituzionale pubblico da qui ai prossimi anni. Una<br />

rivisitazione che non potrà non riguardare il rapporto con la “società civile” nel suo complesso i cui<br />

percorsi cercheremo di vedere nel prossimo paragrafo.<br />

6.3 - Cosa significa un nuovo rapporto con la società civile<br />

Con il termine “società civile” si intende un tessuto esistenziale concreto che si pone come spazio<br />

intermedio tra la sfera privata e le sfere istituzionalizzate e che non coincide interamente con lo<br />

spazio occupato né dal terzo settore in genere né dal volontariato in particolare. “…L’insieme di<br />

mondi informali, relazionali che costituiscono la società civile, e che hanno ancora <strong>uno</strong> scarso livello<br />

di formalizzazione, sono molto preziosi perché esplorano nuovi luoghi sociali dove si possono creare<br />

le condizioni per far nascere nuovi assetti istituzionali… 18 ”. Non è quindi il terzo settore che sta in<br />

mezzo tra il mercato e lo Stato, tra la sfera economica e la sfera istituzionalizzata, ma è la “società<br />

civile” che occupa questo spazio. Il terzo settore, come illustravo nel paragrafo precedente, deve<br />

pensarsi come nuova sfera istituzionalizzata che è parte integrante di una visione nuova dell’”azione<br />

pubblica” nei termini “post- statalistici” di cui parlavo in precedenza. Una sfera istituzionale capace<br />

di porsi come valida alternativa alle logiche di mercato e che per questo non cessi di confrontarsi con<br />

14<br />

F. Dalla Mura: “pubblica amministrazione e non profit”; Carocci<br />

15<br />

Bifulco-De Leornardis: “Sulle tracce dell’azione pubblica” in “Le politiche sociali: temi e prospettive<br />

emergenti” Carocci pp. 193 ss.<br />

16<br />

Idem pag. 196<br />

17<br />

Dalla Mura. Ibidem pag 54<br />

18<br />

La generatività della società civile – quale rapporto tra società civile e terzo settore?” in Animazione sociale n.<br />

3/05<br />

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