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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Centro di Servizio per il Volontariato – Associazione Volontariato <strong>Marche</strong><br />

sostituisce il pubblico nei suoi compiti, sente addosso tutto il peso delle azioni che svolge. Quando il<br />

supporto sembra mutare in sostituzione, infatti, il volontariato in parte cessa di diventare volontariato,<br />

per trasformarsi invece in una sorta di obbligo, contratto prima di tutto con le persone che ad esso si<br />

affidano.<br />

“Secondo me è una risorsa per il territorio…le esigenze del territorio sono vastissime e la<br />

capacità del volontariato arriva fino ad un certo punto, anche se, andando avanti rimane un po’<br />

stretto, è sporadico… Se tu non gli dai una frequenza, rimangono interventi un po’ così…a livello<br />

sociale bisogna dare una certa frequenza, la gente come fa a contare su di te…per esempio il<br />

banco alimentare…se lo fai una volta ogni 2 mesi, quando mangia la gente che ha bisogno?!”<br />

(intervista 45, Barbara, 37 anni)<br />

Un altro dirigente ci descrive una percezione del lavoro, che l’associazione da lui diretta svolge,<br />

come di un vero e proprio completamento rispetto ai servizi sociali erogati dalle istituzioni pubbliche.<br />

“Il volontariato è un valore aggiunto, un sostegno alle istituzioni, in quanto i vari operatori<br />

(medici, infermieri…) non possono dare ascolto, sostegno psicologico agli utenti, perché non<br />

riguarda il loro ruolo; il nostro lavoro è a completamento dei servizi che offrono l’ospedale, la<br />

casa di riposo... Il ruolo importante è rilevare i disagi sociali e dare ascolto alle persone che si<br />

trovano in situazioni di emarginazione.” (intervista 30, Marta, 64 anni)<br />

L’importanza delle parole della signora Marta è nel riconoscimento di due campi separati in cui<br />

sembrano trovarsi ad operare lo stato e il volontariato, quasi come se il pubblico e il volontariato si<br />

fossero divisi i compiti: da un lato la quantità degli interventi, dall’altro la qualità che permette di<br />

sopportare meglio le situazioni di disagio.<br />

“Intervenire dove l’istituzione pubblica non riesce ad arrivare, dove l’istituzione pubblica vede<br />

che ha troppi costi e vede che non ha possibilità d’intervenire, perché non ha abbastanza<br />

finanziamenti, deve lasciare fare al volontariato, anche perché, anche se pensi al settore<br />

pubblico, sei mai stata in un ospedale? (…) l’infermiera è molto più professionale di noi, però<br />

molti se ne fregano, finito il turno vanno via e non gli importa molto; ora, non sono tutte così, e<br />

non è giusto generalizzare, però, capita…capita che non hai nessuna vocazione per quel lavoro,<br />

che non hai alcuna voglia di farlo, che lo vedi solo in funzione della retribuzione, invece il<br />

volontario non è così, qui ness<strong>uno</strong> perde mai la pazienza, io non lo faccio mai. Adesso comunque<br />

il volontariato interviene esattamente dove il pubblico non arriva. Almeno a livello regionale, la<br />

nostra realtà è di questo tipo.” (intervista 18, Mario, 33 anni)<br />

L’intervento di mezzo, tra i due grandi erogatori di benessere, lo stato e il mercato, è destinato al<br />

volontariato: laddove ci sono costi troppo alti, per queste due istituzioni e per i singoli individui, è il<br />

terzo settore che si inserisce e supplisce. Il volontariato, dunque, potremmo collocarlo in una sorta di<br />

“zona grigia” del benessere in cui, tra l’altro, sembrano mancare particolari controlli da parte dello<br />

stato.<br />

“… L’esperienza nostra è questa: noi forniamo un servizio, e su questo servizio ci viene chiesta<br />

una relazione annuale. E quello che facciamo di relazione con il servizio pubblico solitamente<br />

parte da noi, non è che c’è tutto quell’appoggio che magari ci potrebbero dare. Forse, ci<br />

potrebbe essere un controllo maggiore su quello che facciamo. Io sono contenta che abbiano<br />

tanta fiducia in noi, però (…) se io fossi servizio pubblico, fossi l’ente pubblico, io chiederei un<br />

controllo maggiore su quello che fa un’associazione di volontariato in un campo così delicato,<br />

però non è che ci si chieda più di tanto.” (intervista 6, Caterina, 57 anni)<br />

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