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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Centro di Servizio per il Volontariato – Associazione Volontariato <strong>Marche</strong><br />

dare origine alla dignità di tutte le parti in gioco, bisogni sempre presenti e non solo nel caso in cui la<br />

relazione di aiuto origini da un rapporto di lavoro.<br />

Nel caso dei volontari la gratuità economica non significa gratuità relazionale, in quanto il volontario<br />

agisce nella relazione di aiuto orientato dai suoi bisogni: quello di sentirsi utile, di affermarsi, di<br />

riconoscimento, di seduzione, di formazione, di crescita, di relazione, ecc. Ogni volta che questi<br />

bisogni non saranno riconosciuti, ogni volta che questa dignità simmetrica verrà meno, avremo<br />

l’instaurarsi di relazioni di dipendenza reciproca, dove l’obiettivo di creare le condizioni per<br />

l’autonomia della parte “debole” fallirà.<br />

Lo scambio diviene in questo modo l’elemento essenziale di ogni relazione, compresa quella di aiuto.<br />

Scambio che permette di riconoscere in entrambe le parti in gioco la possibilità di offrire e di<br />

ricevere, eliminando l’idea che qualc<strong>uno</strong> dà senza aspettarsi e/o ricevere nulla indietro. E’ lo scambio<br />

l’elemento che permette di riconoscere l’incoercibile autonomia di entrambi gli attori, fatta di<br />

bisogni, risposte, ipotesi, difficoltà, umanità. Scambio che allora può trasferirsi anche alle relazioni<br />

tra organizzazioni differenti, in questo caso cooperazione e volontariato. Dove l’occasione di<br />

osservare la relazione di aiuto da due punti di vista differenti, può, nello scambio, rendersi evidente e<br />

permettere ad entrambi di arricchirsi.<br />

La cooperazione può rendere evidente al volontariato che è possibile operare nel campo dell’aiuto a<br />

partire dai propri bisogni materiali, in questo caso avere <strong>uno</strong> stipendio di cui vivere aiutando gli altri,<br />

riducendo l’impeto valoriale che spesso assilla i volontari. Allo stesso tempo, il volontariato offre alla<br />

cooperazione l’opportunità di mostrargli come la passione e l’impegno da cittadini siano elementi<br />

centrali dell’opera solidale, che non può chiudersi nel recinto della professionalizzazione e del lavoro.<br />

5.9 - Il lato oscuro<br />

Ogni volta che si tenta di semplificarla, con l’obiettivo di risolvere disagi o superare problemi, la<br />

complessità rientra dalla finestra e crea nuovi disagi e problemi inattesi, che per questo sono più<br />

difficili da gestire. L’attuale cultura che attraversa il sociale, non solo solidale, è molto legata ad<br />

un’idea di dedizione, sacrificio, interesse, altruismo, bontà. Tutti termini “buoni”, ma che<br />

semplificano il ventaglio delle reali relazioni umane che si dipanano sotto il sole e che rischiano di<br />

mettere fuori gioco metà del cielo, fatto di sentimenti quali rabbia, invidia, prepotenza, infedeltà.<br />

Questi ultimi sono certamente un lato oscuro, dal quale però non è possibile prescindere quando si ha<br />

a che fare con le relazioni umane, e che ancora di più non si può eliminare dall’azione solidale perché<br />

ness<strong>uno</strong> è perfetto, sia che si tratti di un operatore, presidente, volontario, familiare o utente.<br />

Le imprese cooperative sociali e le organizzazioni del volontariato non possono permettersi di<br />

considerare i propri soci, lavoratori o dirigenti strumentali al raggiungimento degli scopi sociali,<br />

compreso quello dell’integrazione sociale, in quanto l’elemento fondante della loro natura è quello<br />

umano, sancito dalla loro natura che è offrire solidarietà, sia al loro interno (mutualità) che verso<br />

l’esterno (solidarietà). Le organizzazioni sociali sono costrette a fare i conti quotidianamente con gli<br />

effetti dell’elemento umano presente all’interno dell’organizzazione, un vincolo che è anche una<br />

grande opportunità, in quanto permette loro di far evolvere l’organizzazione assieme alle relazioni,<br />

alle professionalità ed alle conoscenze. Questo però significa che complessificando l’elemento<br />

economico, non più limitato da quello monetario, e ponendo al centro l’elemento umano, sono<br />

costrette per prime a fare i conti con le fragilità umane. Fragilità che non sono solo quelle da cui<br />

originano le cooperative di tipo A (produrre lavoro per i soci attraverso l’offerta di servizi di<br />

solidarietà), di tipo B (inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati) o le associazioni (esempio<br />

l’auto mutuo aiuto), ma tutte le multiformi fragilità di origine umana quali: la naturale propensione<br />

all’avidità di alcuni (che siano dirigenti o semplici operatori), l’invidia per la crescita professionale di<br />

altri, la rabbia e la frustrazione (per le reali o immaginate vessazioni subite), il protagonismo (che è<br />

sia elemento propulsivo, ma che si può trasformare in arrivismo), le smanie di potere (che a volte non<br />

sono limitate ai dirigenti, ma che attraversano in forme differenti tutti i ruoli di una organizzazione),<br />

l’arroganza (che spesso si nasconde dietro una umiltà di facciata o un orgoglio non temperato) e<br />

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