uno sguardo d'insieme - CSV Marche
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Seconda parte Volontariato e… motivazioni<br />
Una volta spalancati gli occhi sulla realtà, sia essa di natura socio-sanitaria, di cooperazione<br />
internazionale, di tutela dell’ambiente, il volontariato diventa non solo un mezzo per modificare la<br />
realtà, ma una vera e propria prospettiva di vita complessiva.<br />
I volontari nuovi sembrano mostrare una coscienza piuttosto sviluppata in relazione al ruolo di<br />
supporto/sostituzione del volontariato rispetto al pubblico. Ed è probabilmente anche la constatazione<br />
delle inefficienze del pubblico che li ha spinti verso l’azione volontaria.<br />
I volontari fuoriusciti<br />
Il volontariato nelle parole di chi è uscito da una delle OdV del campione ci appare come un collante,<br />
soprattutto, che unisce persone che condividono gli stessi obiettivi e promuove una visione della<br />
sofferenza e dell’ambiente circostante, di tipo diverso, più proiettata all’osservazione e alla<br />
comprensione dei bisogni.<br />
232<br />
“Rispetto ai servizi sociali, il volontariato… il pensiero mi porta alle malattie che ci sono oggi, ai<br />
tumori… cosa vissuta con un mio amico poco tempo fa, e su questo ad esempio è nata<br />
spontaneamente una bella associazione dove ci sono secondo me persone straordinarie che<br />
aiutano le famiglie, che aiutano i malati terminali… È nata anche un’associazione che segue i<br />
malati psichici, (città) su questo è attenta, è molto attenta, ed è un discorso trasversale, che non è<br />
solo cattolico, è un discorso che cuce che insieme la città. È una cosa molto presente, è stato <strong>uno</strong><br />
scatto di qualità, dettato anche dalla necessità di una sanità che è sempre più difficile, che non<br />
riesce a far fronte all’assistenza, una sanità sempre più specialistica, rispetto al momento<br />
dell’assistenza vera e propria oppure dello star vicini alla persona malata.” (intervista 19,<br />
Guido, 55 anni)<br />
L’azione volontaria ha soprattutto una funzione di supplenza rispetto ad un sistema di welfare, quello<br />
italiano, che tende a delegare gran parte delle attività di cura all’ambito familiare. Quando la famiglia<br />
non ce la fa, interviene il terzo settore e, al suo interno, il volontariato. Ma quando la famiglia chiama<br />
il volontario, questo risponde abbandonando l’associazione. Del resto, le carenze a cui cerca di porre<br />
rimedio sono le stesse e riguardano dei servizi pubblici, centrali e periferici, insufficienti.<br />
Quando invece la famiglia richiama i volontari con nuovi bisogni, il volontario risponde reindirizzando<br />
le proprie attività verso il nucleo domestico. La natura dell’azione non cambia: supplisce<br />
a una carenza del welfare. Ciò che cambia è il soggetto destinatario delle cure: in un caso gli utenti<br />
dell’associazione, nell’altro i propri familiari.<br />
“Ne ho parlato con G. e gli ho detto che purtroppo mi ritiravo per questa ragione. Non c’era<br />
alternativa, insomma, un modo diverso per poter fare questo volontariato, perché… soprattutto si<br />
svolgeva il mattino. E io il mattino ero già super impegnata con le mie nipoti, anche perché le mie<br />
figlie lavoravano tutte e due.” (intervista 9, Margherita, 63 anni)<br />
La funzione principale del volontariato nel suo contesto, quindi, per gli ex volontari, è di supplenza<br />
rispetto alle mancanze degli enti locali, che non vogliono, non sono in grado, o non possono<br />
soddisfare tutti i bisogni che la cittadinanza manifesta.<br />
Riassumendo….<br />
Abbiamo visto, in questa sezione, in che modo i volontari interpretano il valore delle proprie attività.<br />
Nella stragrande maggioranza dei casi, le risposte hanno riguardato il rapporto tra il volontariato e le<br />
istituzioni, i servizi, del pubblico.