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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Centro di Servizio per il Volontariato – Associazione Volontariato <strong>Marche</strong><br />

nell’atteggiamento di dirigenti che sembravano attribuire una notevole importanza alle occasioni di<br />

incontro sia relative alle attività associative che di svago…<br />

Questo ex volontario mette il dito su una questione della cui importanza i dirigenti sono consapevoli e<br />

sottolinea come…<br />

“… Non è che vedevo molto i volontari…so che questi volontari sono poco presenti, perché sono<br />

distanti, quindi magari vengono alle riunioni ogni tanto. Quindi non c’è stato un grande<br />

rapporto, un grande legame. E secondo me, aggiungo una cosa, questa associazione è un po’<br />

carente di volontari attivi, soci ce ne ha magari tantissimi poi nell’espletamento della funzione<br />

proprio dell’associazione, ricade sempre su 5 o 6 volontari…” (intervista 31, Giada, 36 anni)<br />

Un altro punto di forza presentato in precedenza era la presenza di presidenti che godevano di stima e<br />

appoggio da parte dei volontari, che si affidavano a loro per i rapporti con l’esterno e con gli altri<br />

volontari. In particolare, è proprio nella mancata spiegazione e nel difficile rapporto tra il volontario e<br />

il presidente che si consuma la rottura.<br />

Il presidente sembra non riuscire, in questo caso, a far comprendere al volontario le motivazioni di<br />

alcune scelte e compromessi che deve attuare, mentre il volontario pare irrigidirsi e considerare una<br />

mancanza di considerazione per il proprio lavoro “l’intromissione” del presidente.<br />

“… Facevo un lavoro che a me piace, (…) a me piace tantissimo, una cosa che non mi andava<br />

giù, di nuovo, è che questa associazione (…) è nata all’interno dell’università (…) e ogni volta<br />

che te devi fare dei corsi, siccome hai l’appoggio dell’università, che ne so a livello di pubblicità,<br />

ci dev’essere sempre un ritorno di immagine e quindi io mi ricordo che V. e il presidente<br />

rileggevano il progetto e una parte veniva sempre cambiata, veniva sempre aggiunte delle ore per<br />

fare contenti quei quattro sfigati dell’università, cioè i burocrati, che ne so veniva messa la<br />

presentazione di Tizio, Caio dell’Università, oppure la presentazione della (nome associazione)<br />

da parte di… Un po’ per farsi pubblicità, penso che sia una cosa che fanno in molti (…) però<br />

questo qui secondo me era un punto negativo, cioè il fatto di dover essere per forza legata<br />

all’università e quindi ci dovesse essere sempre un ritorno di immagine per l’università.”<br />

(intervista 31, Giada, 36 anni)<br />

Questa mancata comprensione è <strong>uno</strong> dei fattori principali che hanno spinto Giada verso la defezione.<br />

È proprio il tipo di gestione, infatti, che ha, a suo parere, cambiato l’associazione e le sue finalità: ora,<br />

così, la lontananza e la disapprovazione della nostra intervistata concernono diversi aspetti dell’OdV,<br />

quali le sue stesse finalità e le attività che essa persegue, la sua struttura organizzativa interna, il<br />

modo di gestire i volontari, e la stessa trasparenza e cordialità dei rapporti tra dirigenti e volontari.<br />

Una diversa concezione dell’azione dell’associazione sul territorio è all’origine – insieme, in questo<br />

caso, ad altri fattori - del “divorzio” tra il volontario e l’OdV: quando infatti manca il senso di<br />

efficacia e prevale un’inattività sentita come improduttiva, la frequentazione diminuisce fino a<br />

scomparire del tutto.<br />

“La verità è questa: io intendo l’associazione come una certa attività, fare qualche cosa e questa<br />

attività era compensata all’inizio quando il mercoledì riunendoci decidevamo di fare qualche<br />

cosa: non so, una battaglia per il taglio di determinati tigli in un paesino qui vicino, oppure una<br />

battaglia contro lo sbancamento di una collina; cose attive. Invece questo era un po’ scemato, un<br />

po’ calato: il mercoledì non si vedeva ness<strong>uno</strong> e l’attività era concentrata sui consiglieri e dopo<br />

io non ero più consigliere, non mi sono più presentato e quindi non c’era più quell’attività<br />

frizzante che per me era molto interessante. (…)<br />

Avrei preferito un’attività più dinamica dal punto di vista …., uscendo fuori, facendo qualche<br />

scampagnata, magari qualche battaglia con qualche striscione, facendo un po’ di baldoria. Tipo<br />

la L. che batte i tamburi quando i cacciatori iniziano la stagione.” (intervista 41, Mattia, 65 anni)<br />

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