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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Seconda parte Volontariato e… motivazioni<br />

investirvi le proprie energie significa –anche – ripetere la propria adesione a questi valori, riaffermare<br />

la centralità di questi valori nella propria identità.<br />

La vicinanza, il senso di comunità che ci viene descritto in questo passo acquistano, in questa luce, un<br />

significato ben più profondo.<br />

Un’altra testimonianza di una volontaria “nuova” ci parla di una forte motivazione nata dall’impegno<br />

nell’associazione. Raffaella, infatti, è entrata nell’associazione perché l’aveva fatto anche una<br />

familiare, e perché aveva l’impressione di sprecare il molto tempo libero che il lavoro part-time le<br />

lasciava.<br />

I primi mesi ha svolto il corso, e poi ha cominciato a sbrigare le questioni burocratiche ed<br />

organizzative, trattandosi di una persona che, quando c’è da fare, non ama stare a guardare.<br />

Ma il senso di quello che stava facendo, ormai da un po’ di tempo, l’ha capito solo la prima volta che<br />

ha svolto l’attività vera e propria cui l’associazione è finalizzata. Più che di capire il senso si tratta di<br />

un’esperienza fortissima, di commozione, di pianto, nelle sue parole “lì mi si è aperto il mondo…”<br />

Per questo, quando le chiediamo cosa la spinga, oggi, ad andare avanti, capiamo che ora questa<br />

associazione fa parte di lei. Non è stata lei a fondarla, ma la sente come una cosa sua, che non<br />

potrebbe abbandonare così come non potrebbe abbandonare i “destinatari” del servizio, a cui è ormai<br />

molto legata.<br />

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“Tutto quello che vedi, quando vai a fare attività, la gente che incontri, le persone che conosci,<br />

cioè io ti dico io agli anziani sono affezionata in un modo particolare: sarà perché è dall’anno<br />

scorso che ci sono andata puntualmente tutti i giovedì, perché normalmente non c’è mai ness<strong>uno</strong><br />

che ci voleva andare. (…) per cui io è un anno che ci vado fissa tutti i giovedì, ormai ci sono<br />

affezionatissima, proprio, e loro pure, è proprio una cosa reciproca. (…) Ormai mi sento<br />

proprio… non posso dire di averla creata, però praticamente… dal primo corso che loro hanno<br />

fatto per i volontari ad adesso siamo cresciuti tanto e non è stato solo merito mio perché è merito<br />

di tutti, però ormai sono due anni che ci sono dentro, e il motivo per andare avanti è quello. A<br />

parte che poi non li abbandonerei mai, né i bambini né gli anziani.” (intervista 24, Raffaella, 24<br />

anni)<br />

Ma il volontariato appartiene a tutti coloro che lo fanno proprio; e ogn<strong>uno</strong> lo interpreta, lo vive, lo<br />

declina in un modo solo suo, decidendo la quantità di tempo e di energie che può o vuole accordarvi.<br />

Nelle due testimonianze che seguono, l’attività volontaria è vissuta semplicemente in quanto tale:<br />

anche qui c’è l’affetto per le persone a cui il servizio è rivolto ed una forte motivazione, che si appaga<br />

però di un impegno limitato nel tempo ma costante; in questi due casi, inoltre, non sono tanto gli<br />

incentivi “di solidarietà” a plasmare le motivazioni, anche perché queste due intervistate non hanno<br />

molti contatti con gli altri soci.<br />

A portare avanti il proprio impegno c’è una semplice e sincera adesione ai fini che l’associazione si<br />

pone, ovvero l’aiuto verso chi soffre. Entrambe non vorrebbero e/o non potrebbero fare di più, per<br />

carattere, per mancanza di tempo o per altri motivi; entrambe, però, non vorrebbero nemmeno fare di<br />

meno: la scelta del volontariato è una scelta propria, voluta, è anche un modo per evadere un po’ dalla<br />

casa. Nel primo caso, questo significa ritagliarsi <strong>uno</strong> spazio proprio, libero dagli impegni e ruoli di<br />

moglie, di madre e di donna che lavora anche fuori casa; nell’altro, uscire un po’ dall’isolamento<br />

conseguente all’arrivo della pensione.<br />

“Poi il fatto stesso che sono io che voglio fare questa cosa anche se mi richiede dei sacrifici<br />

perché io ho un figlio, un marito, una casa da portare avanti, mi ha fatto sentire a mio agio (…)<br />

Mi sono imposta questo turno (…); me lo sono imposta io e l’ho imposto a casa: mi serve per<br />

staccare dalla casa! Faccio questo perché poi io durante la settimana lavoro e lavoro a casa,<br />

quindi più di tanto non posso. (…) In questo momento questa attività mi permette di evadere un<br />

po’ dalla mia casa e aiuto gli altri” (intervista 42, Francesca, 38 anni)

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