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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Terza parte Volontariato e … bisogni, opportunità, territorio<br />

fare i conti con il disagio che la loro azione, orientata al raggiungimento del benessere, provoca. Se<br />

eviteranno di fare questo, nulla li differenzierà da una industria che produce farine transgeniche, che<br />

mentre sfamano l’umanità la avvelenano.<br />

Affrontare questo ostacolo, con l’obiettivo di dare vita ad una alleanza forte tra cooperazione e<br />

volontariato, potrà permettere loro di impegnarsi in una sfida centrale per l’evoluzione dell’azione<br />

solidale, quella di ampliare il concetto di benessere sociale attualmente imperante. Oggi questo<br />

concetto evidenzia una derivazione di natura sanitaria, quella di un benessere inteso come stato di<br />

salute che si ha in assenza di malattia. Si sta bene quando siamo in salute, senza alcun acciacco, tanto<br />

che giustamente ci consideriamo in malattia, anche se poi cerchiamo di passarci sopra, anche quando<br />

abbiamo un semplice raffreddore, un dolorino al dito (che però quando pulsa ci fa molto male) e un<br />

cerchio alla testa. Ma trasferire questo concetto dal campo sanitario a quello sociale porta con se più<br />

disagio che benessere. Non solo, l’idea di benessere come stato di salute, fa nascere l’opinione che<br />

chi causa la malattia (che nel sociale è il disagio che si provoca) è un germe infettivo (nel sociale di<br />

solito chi causa disagio è cattivo o, quanto meno se non lo provoca di sua volontà, assurge a soggetto<br />

problematico). Invece nascendo le relazioni tra uomini come incontro/scontro tra bisogni, differenti e<br />

multiformi, è ecologico un concetto di benessere quale capacità di tollerare le differenze ed il<br />

conseguente naturale disagio del loro incontro. Disagio non solo dovuto a questo incontro/scontro<br />

continui, ma anche derivante dal conseguente continuo stimolo alla evoluzione dei bisogni,<br />

evoluzione che a sua volta provoca disagio perché è fonte di grande fatica, quella di cambiare. E’ un<br />

concetto di benessere che aiuta a tollerare l’ansia dell’incontro e del cambiamento quello che la<br />

cooperazione ed il volontariato possono mostrare al contesto sociale. Un benessere non più orientato<br />

all’eliminazione del disagio dell’incontro con i bisogni, a volte anche urlati, ma capace di<br />

accompagnare ogni persona nel difficile cammino di accettare il proprio disagio per accogliere quello<br />

che si incontra. Perché si deve essere consapevoli che non sarà mai possibile eliminare le differenze<br />

tra i bisogni e la loro ambiguità ed influenza sulla nostra vita e su quella di coloro che incontriamo,<br />

per questo è indispensabile una cultura capace di accoglierli ed accompagnarli in noi e nell’incontro<br />

con l’altro.<br />

Quando si incontra il bisogno di chi si trova in situazione di difficoltà, quale quello di una persona in<br />

situazione di deficit o di un mendicante (per di più Rom) al semaforo, è del tutto naturale provare<br />

pietà e compassione, oppure indifferenza o repulsione, perché siamo uomini e queste sono le nostre<br />

reazioni. La sfida è abitare una cultura che non le mette all’indice, ma insegna che sono elementi<br />

naturali dell’incontro con il disagio che, se tollerati, permetteranno di imparare ad incontrare l’altro<br />

attraverso questi naturali bisogni di distanza e, piano piano, avvicinandoci sempre di più all’altro,<br />

impareremo ad avvicinarci sempre più a noi stessi. Una cultura che la cooperazione ed il volontariato<br />

devono prima praticare sulla loro pelle, perché solo la pratica permetterà di mostrarla e renderà<br />

possibile sceglierla, perché solo a questa condizione parlerà per la cooperazione ed il volontariato e<br />

ribadirà il senso ultimo della loro azione. Non più valori o impalcature ideologiche a sostegno<br />

dell’azione quotidiana delle organizzazioni solidali, ma la realtà della pratica e la sua elaborazione<br />

come evidenza del loro contributo per lo sviluppo delle nostre comunità, attraverso un benessere non<br />

escludente, ma capace di far tollerare il disagio dell’incontro con tutte le sue differenze, ognuna<br />

interpretazione originale, autonoma e irripetibile della vita.<br />

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