uno sguardo d'insieme - CSV Marche
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Centro di Servizio per il Volontariato – Associazione Volontariato <strong>Marche</strong><br />
Riportiamo sotto alcune risposte alla nostra domanda (“Lei pensa che in futuro potrebbe decidere di<br />
assumere responsabilità dirigenziali nell’associazione? Perché?”), che mostrano proprio questo<br />
senso quasi di sorpresa e di logica indecisione.<br />
“In un immediato futuro sicuramente no per il semplice motivo che non mi sento adatto a una<br />
carica come può essere quella di vicepresidente e in futuro chissà…” (intervista 51, Marco, 19<br />
anni)<br />
“Non ci ho mai pensato…sono stata presa fino a qualche giorno fa dalla fine degli studi, per cui,<br />
al momento, non mi interesso, non ho voluto impegnarmi più del dovuto…” (intervista 48,<br />
Loredana, 25 anni)<br />
“Non so, dipende dal futuro. Per ora mi occupo di poca roba…mi stavo occupando di trovare<br />
una sala per proiettare dei film, sto vedendo… per il momento di altre cose non mi occupo…”<br />
(intervista 50, Giancarlo, 21 anni)<br />
“Non lo so… A parte che in questa associazione ti devi candidare…non lo so…non ci avevo mai<br />
pensato…la mia disponibilità la do in tutto, anche perché non so quanto sono in grado di<br />
svolgere i compiti che fanno quelli del consiglio, perché sono qua e non so la funzione<br />
particolare di ogni persona lì dentro.” (intervista 10, Clara, 36 anni)<br />
Riassumendo…<br />
La questione del ricambio dei dirigenti è un nodo da cui dipende la possibilità di dare continuità<br />
all’azione volontaria.<br />
Ne sono ben consapevoli, appunto, gli attuali presidenti, che la vivono come preoccupazione al punto<br />
che, a volte, arrivano a chiedersi a cosa sia servito lavorare tutti questi anni se poi qualc<strong>uno</strong> non si<br />
assumerà la responsabilità di assicurare la continuità dell’associazione.<br />
Tentano, solitamente, di creare percorsi per i volontari che vedono più attivi e motivati,<br />
incoraggiandoli ad affiancarli – magari nella veste di vice-presidente – per alcuni anni, in modo che<br />
possano acquisire dimestichezza con attività diverse da quelle che svolgono i volontari “semplici”.<br />
Ma incontrano difficoltà a far questo perché si scontrano sovente con la ritrosia dei volontari, anche<br />
di quelli attivi da più tempo, ad andare oltre il contributo diretto ed operativo; si scontrano con una<br />
concezione piuttosto diffusa del volontariato che tende a limitarsi all’attività diretta, sul campo,<br />
escludendo le attività di gestione e coordinamento. I dirigenti che abbiamo intervistato attribuiscono<br />
queste resistenze principalmente a due fattori:<br />
a) il tempo che è necessario investire per dirigere un’associazione;<br />
b) le capacità correlate con il fatto che il presidente è in un certo senso la “faccia pubblica” dell’OdV:<br />
è il dirigente che deve relazionarsi con le autorità locali, che deve sapere far valere le sue ragioni per<br />
ottenere sostegno e collaborazione, deve presentare l’associazione in occasione di eventi o<br />
manifestazioni, e così via.<br />
Quanto ci viene raccontato dai dirigenti trova una conferma nelle testimonianze degli altri volontari.<br />
Tra chi è attivo da lungo tempo in un’OdV, emergono a volte opinioni diverse sulla questione del<br />
ricambio generazionale: sebbene spesso ci si renda conto che questo costituisca una necessità, si<br />
tende anche a sottolineare gli aspetti positivi di un ricambio quasi “mancato”, attinenti alla continuità<br />
che discende dall’operato e alle doti di chi attualmente dirige l’OdV.<br />
E, quando chiediamo loro se pensano di poter prendersi carico, in futuro, di impegni e responsabilità<br />
maggiori rispetto al presente, troviamo in effetti dubbi e perplessità, motivate dalla indisponibilità di<br />
tempo, e dal disinteresse verso quel tipo di attività; o, altre volte, il diniego è spiegato in termini di<br />
motivazioni, affermando che, per dirigere un’associazione, quindi per dedicarvi davvero molto tempo<br />
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