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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Seconda parte Volontariato e… motivazioni<br />

158<br />

che bisognava fare, non avevamo informazioni sufficienti per denunciare una certa situazione.<br />

Esporsi quando è il caso di esporsi” (intervista 39, Luca, 48 anni)<br />

Capacità di dialogo, all’interno dell’associazione e con il contesto esterno, capacità organizzative,<br />

affidabilità e credibilità: sembrano emergere questi come tratti dominanti delle figure presidenziali. E<br />

proprio la necessità che il ruolo di presidente pone, quella di essere la “faccia pubblica” di tutta<br />

l’associazione, sembra il principale scoglio che secondo alcuni frena i volontari…<br />

“Spaventa, spaventa perché… non lo so negli occhi delle persone come la vedono questa cosa, io<br />

forse ci sono dentro e non ne ho più la percezione, però sai, è il presidente quello che deve<br />

andare a parlare con il sindaco, quello che deve firmare un esposto, è quello che alla fine deve<br />

andare davanti al giudice se arriviamo ad un contenzioso con l’amministrazione, se c’è qualche<br />

problema, è quello che deve parlare in pubblico, è quello che deve presentare le manifestazioni,<br />

quindi sembra chissà… il contabile è quello che deve far arrivare tutto fino all’ultimo centesimo,<br />

da noi la finanza creativa non esiste, quindi i centesimi sono importanti e si arriva fino in fondo…<br />

il vice-presidente lo stesso…” (intervista 16, Virginia, 43 anni)<br />

Secondo i dirigenti con cui abbiamo parlato, ai volontari sembra mancare probabilmente proprio<br />

questo senso di unità, questa condivisione del tempo e delle responsabilità con i volontari che hanno<br />

anche ruoli dirigenziali.<br />

Quello dell’assunzione di responsabilità dirigenziali sembra essere riconosciuto dai dirigenti come un<br />

momento di crescita per i volontari, che così imparano a collaborare con altri, a condividere decisioni<br />

e magari possono apportare quella freschezza che è tipica delle persone non ancora socializzate ad un<br />

determinato tipo di gestione.<br />

“Il cambio è una cosa positiva perché un volontario che è un po’ di tempo che lo fa sente anche<br />

un po’ la stanchezza e poi è giusto che si passa la palla agli altri volontari, quindi quel momento<br />

di crescita (…) è bene che sia vissuto anche da altre persone.” (intervista 17, Marina, 24 anni)<br />

Ma la considerazione assolutamente positiva dei dirigenti del turn over riguardante le loro cariche si<br />

scontra con una realtà spesso deludente: i volontari sembrano volersi tenere al di fuori delle<br />

responsabilità dirigenziali.<br />

“No, [il ricambio, ndr] non c’è, perché non ci sono persone disposte ad assumersi le<br />

responsabilità. Do una valutazione negativa di questo fatto e spero che cambi presto. È cambiata<br />

un po’, dall’ultimo consiglio un po’ è cambiata, anzi 6 anni fa, l’unico nuovo ero io, e buona<br />

parte dei consiglieri non si prendevano grandi responsabilità, a parte il presidente. Facevano<br />

tutto i dipendenti.<br />

Da quando sono arrivato io alcune funzioni le ho prese e le ho accentrate; adesso, con l’ultimo<br />

consiglio, quello di tre anni fa, si è rinnovato circa della metà, si prendono le decisioni a<br />

maggioranza e spero che il prossimo consiglio si rinnovi in toto, questa volta magari le decisioni<br />

si prenderanno lo stesso a maggioranza con gente che sia più informata, con una mentalità<br />

diversa.” (intervista 18, Mario, 33 anni)<br />

Come abbiamo potuto notare, i dirigenti tentano di creare dei percorsi che guidino i volontari verso<br />

gli incarichi dirigenziali.<br />

Sembrano cercare di stimolare un atteggiamento diverso nei volontari, incoraggiandoli verso un<br />

maggiore coinvolgimento e trasporto anche nei confronti degli organi decisionali e dirigenziali,<br />

facendo capire loro che sono parte dello stesso lavoro all’interno della stessa realtà.

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