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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Terza parte Volontariato e … bisogni, opportunità, territorio<br />

possibile liberare l’uomo dalla schiavitù dei bisogni, le cui conseguenze sono state quelle di<br />

immaginare che la soddisfazione dei bisogni corrispondesse al loro annullamento definitivo. Nella<br />

realtà questo non avviene, i bisogni non sono cose che possono essere eliminate, ma processi che<br />

originano, si trasformano e evolvono nell’incontro tra ogni uomo e l’ambiente. Ciò è considerato del<br />

tutto naturale nel campo dell’economia, dove si ritiene normale vedere ampliare e trasformare<br />

continuamente i bisogni sanitari o legati ai beni di consumo. Basti per questo osservare come l’offerta<br />

di auto non ne ha saturato il bisogno, ma ha determinato una continua evoluzioni delle stesse auto,<br />

ampliando e complessificandone i bisogni: dai finestrini a compasso della 500, per avere aria fresca,<br />

all’attuale presenza del climatizzatore oppure dagli scomodi sedili della R4 ai sedili che scompaiono,<br />

si inclinano, ci avvolgono.<br />

Pensare i bisogni sociali come elementi in evoluzione è invece più difficile, tanto che spesso si pensa<br />

che l’agire solidale come per incanto possa farli sparire. In realtà la rete dei servizi solidali determina<br />

una moltiplicazione dei bisogni sociali, perché ne permette la trasformazione, l’evoluzione, il<br />

cambiamento. Ogni azione solidale nasce quale ipotesi per trattare domande poste dalla collettività, il<br />

cui obiettivo non deve essere rispondere ai bisogni, ma trasformarli. Quando un’organizzazione<br />

sociale o un servizio solidale si accorge che a seguito della sua azione si trova a dover evolvere per<br />

rispondere a nuove domande, significa che ha lavorato bene, perché non ha risposto al sogno<br />

impossibile di soddisfare bisogni, ma ha permesso ed accompagnato il loro cambiamento evolutivo.<br />

Cambiamento che va governato, perché l’altra possibilità diventa subirlo.<br />

Basti per questo pensare ai servizi per l’infanzia. Solo da pochi anni sono nati i nidi per l’infanzia,<br />

quale risposta alla domanda delle famiglie, anzi delle mamme entrate nel mondo del lavoro che, con<br />

l’attuale struttura familiare, si sono trovate senza una rete parentale o vicinale alla quale lasciarli.<br />

Bene, a distanza di poco tempo i nidi sono notevolmente evoluti, favorendo lo sviluppo della<br />

pedagogia della prima infanzia ed avviando la diffusione di servizi per l’infanzia alternativi quali<br />

centri per l’infanzia, centri giochi, centri genitori e bambini, ludoteche, ecc. Diffusione avvenuta non<br />

solo per una questione di costi, ma in quanto i nidi per l’infanzia hanno determinato l’evoluzione dei<br />

bisogni delle famiglie e delle mamme, che oggi pretendono di avere risposte multiple, differenziate,<br />

ricche. Ma il bisogno è ancora più scaltro ed ambiguo, perché se quello della famiglia, continuando<br />

l’esempio dei nidi, dichiara che può essere soddisfatto trovando il luogo migliore al quale affidare il<br />

proprio figlio, in realtà il servizio si struttura per accogliere il bisogno del bimbo di trovare un luogo<br />

di crescita, attraverso il bisogno di coloro che vi operano di lavorare e crescere professionalmente. La<br />

scaltrezza e l’ambiguità dichiarano che il bisogno non può essere soddisfatto con una risposta, perché<br />

su questa terra non esistono risposte ai bisogni, ma solo con la possibilità che un bisogno incontri un<br />

altro bisogno. Questo perché quando un bisogno viene espresso, tutto quello che può avvenire è che<br />

incontri quello di qualcun altro ed assieme possano trasformarsi. Le mamme hanno bisogno di un<br />

luogo al quale affidare i lori bimbi, i bimbi (anche se non lo sanno) hanno bisogno di crescere in un<br />

ambiente che ne stimoli l’autonomia, le educatrici hanno bisogno del lavoro e di crescere<br />

professionale, la volontaria ha bisogno di sentirsi utile o ha bisogno di apprendere un mestiere, l’ente<br />

locale ha bisogno di offrire servizi perché in questo modo può rispondere al suo bisogno di creare<br />

consenso rispondendo ai bisogni dei cittadini, la cooperativa ha bisogno di gestire il servizio per dare<br />

lavoro e crescere: tutti questi bisogni si incontrano e si trasformano. Ness<strong>uno</strong> offre qualcosa se non la<br />

possibilità di far incontrare il suo bisogno con quello dell’altro ed è possibile incontrare l’altro solo<br />

attraverso il proprio bisogno. Per questo è fondamentale che in ogni relazione, ma questo vale<br />

soprattutto in quelle di aiuto, si abbia il coraggio di nominare i propri bisogni. Si tratta di un<br />

requisito essenziale, perché nominare i propri bisogni in gioco nelle relazioni di aiuto permette di<br />

affermare la propria irriducibile autonomia, cosa che rende possibile accompagnare l’altro nel suo<br />

cammino di autonomia, evidenziando quanto questi bisogni siano responsabili delle interpretazioni<br />

che ogn<strong>uno</strong> di noi assegna alle stesse relazioni di aiuto.<br />

Osservare i bisogni attraverso questo punto rende evidente che il nostro attuale stile di vita ha<br />

determinato l’evoluzione di nuovi bisogni, non previsti e non prevedibili, che mostrano come le<br />

nuove abbondanze (di merci, di servizi, di occasioni) abbiano creato nuove scarsità (di relazioni, di<br />

reti sociali, di comunità). Inoltre rivela come le numerose risposte nate per rispondere a questi nuovi<br />

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