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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Seconda parte Volontariato e… motivazioni<br />

196<br />

“Io sono convinto che l’associazione di volontariato per crescere e migliorare deve comunque<br />

affiancare una rete di persone che sia professionista. Io penso che sia fondamentale. Qui per es.<br />

si erogano servizi quali la denuncia dei redditi, l’accoglienza delle persone, si danno consigli su<br />

permessi di soggiorno, su chi rivolgersi. (…) è necessario, è importante creare, affiancare una<br />

rete di professionisti. Una cooperativa, dei giovani che siano professionisti, professionali che<br />

magari abbiano la possibilità di crescere, attingendole da chi viene qua continuamente. Magari<br />

ci sono delle persone che studiano come assistenti sociali, ci sono dei master, conosco un ragazzo<br />

che fa parte del (nome associazione) che fa un master a (città), sul volontariato, quindi è<br />

importante poter affiancare alla base, alla base questi professionisti che ti fanno crescere. Cioè<br />

tu devi cercare di erogare i servizi, affiancarli a quella che è la tradizione volontariato, quindi<br />

creare delle professionalità, così tutta l’associazione cresce…ripeto tre ragazzi volenterosi,<br />

professionisti mettono su una cooperativa: ok, ragazzi vi mettete qua, usufruite delle persone, vi<br />

fate anche pagare, perché no? le persone che hanno bisogno di consulenza, su un permesso di<br />

soggiorno, erogare dei servizi, sotto pagamento. Quindi tutta l’associazione acquisisce un livello<br />

di professionalità e ne trae giovamento. Io penso che non si possa prescindere da questo. Quindi<br />

la formazione è fondamentale, formare figure che sappiano far fronte a problemi che <strong>uno</strong><br />

straniero può incontrare nella vita in Italia: che fai se non conosci la lingua, a chi ti rivolgi?<br />

Quindi creare delle professionalità che affianchino il volontariato storico, tradizionale per poter<br />

crescere insieme, credo che sia basilare, fondamentale. Quindi ben vengano queste scuole, le<br />

formazioni, i master, chiamamoli, ribattezziamoli come meglio si possa credere, ma è<br />

fondamentale secondo me. Perché alla lunga diventa un lavoro troppo statico quello di<br />

raccogliere soldi e darli a…” (intervista 34, Adriano, 21 anni)<br />

L’interesse di una prospettiva del genere è nella particolare posizione in cui i professionisti sono<br />

collocati rispetto alle associazioni in questa descrizione: sono vicini, ma non sovrapposti;<br />

arricchiscono l’associazione, ma non ne diventano parte; forniscono una serie di servizi accessori, che<br />

possono essere utili anche all’OdV, ma non entrano nello specifico della vita associativa.<br />

Riassumendo…<br />

Nel complesso, i volontari, soprattutto i dirigenti e le persone attive da lungo tempo in un’OdV, non<br />

vedono con favore l’inserimento di professionisti retribuiti.<br />

Se i volontari sono affiancati da persone che svolgono la medesima attività, ma dietro pagamento, si<br />

crea una confusione tra tempo volontario e tempo retribuito: il tempo che si dedica all’attività<br />

associativa non è più uguale per tutti, ma nascono differenze che possono portare ad una perdita delle<br />

motivazioni sottese all’impegno volontario oltre che all’emergere di conflitti tra chi svolge le attività<br />

a titolo gratuito e chi percepisce <strong>uno</strong> stipendio – anche perché spesso gli interessi di queste due<br />

categorie che si vengono a formare cozzano tra di loro.<br />

Se quindi alcune persone tendono ad escludere completamente l’ingresso del denaro<br />

nell’associazione, visto solo come vettore di interessi e quindi di liti e problemi, ci sono però anche<br />

persone più possibiliste.<br />

Alcuni intervistati, infatti, ci hanno spiegato che effettivamente ricorrono, a volte, a professionisti<br />

retribuiti – oppure che non lo fanno perché non ne hanno la possibilità, a livello di fondi, ma che<br />

riterrebbero questa un’opportunità auspicabile per il futuro.<br />

Pure in questi casi, tuttavia, quando cerchiamo di capire quali siano le possibili figure<br />

professionalizzate che incontrerebbero il consenso dei nostri volontari, ci accorgiamo che si tratta per<br />

lo più di figure che svolgono un ruolo diverso da quello demandato ai volontari.<br />

I professionisti, in altre parole, non dovrebbero affiancare i volontari nel loro stesso lavoro -<br />

dovrebbero, invece, rivestire altri ruoli: di segreteria, per esempio, e di comunicazione e relazioni<br />

con gli altri enti o con soggetti istituzionali, sollevando in questo modo i dirigenti da una parte<br />

particolarmente gravosa della loro attività. In questo modo, i volontari potrebbero fare i volontari e

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