uno sguardo d'insieme - CSV Marche
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Seconda parte Volontariato e… motivazioni<br />
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“Io sono convinto che l’associazione di volontariato per crescere e migliorare deve comunque<br />
affiancare una rete di persone che sia professionista. Io penso che sia fondamentale. Qui per es.<br />
si erogano servizi quali la denuncia dei redditi, l’accoglienza delle persone, si danno consigli su<br />
permessi di soggiorno, su chi rivolgersi. (…) è necessario, è importante creare, affiancare una<br />
rete di professionisti. Una cooperativa, dei giovani che siano professionisti, professionali che<br />
magari abbiano la possibilità di crescere, attingendole da chi viene qua continuamente. Magari<br />
ci sono delle persone che studiano come assistenti sociali, ci sono dei master, conosco un ragazzo<br />
che fa parte del (nome associazione) che fa un master a (città), sul volontariato, quindi è<br />
importante poter affiancare alla base, alla base questi professionisti che ti fanno crescere. Cioè<br />
tu devi cercare di erogare i servizi, affiancarli a quella che è la tradizione volontariato, quindi<br />
creare delle professionalità, così tutta l’associazione cresce…ripeto tre ragazzi volenterosi,<br />
professionisti mettono su una cooperativa: ok, ragazzi vi mettete qua, usufruite delle persone, vi<br />
fate anche pagare, perché no? le persone che hanno bisogno di consulenza, su un permesso di<br />
soggiorno, erogare dei servizi, sotto pagamento. Quindi tutta l’associazione acquisisce un livello<br />
di professionalità e ne trae giovamento. Io penso che non si possa prescindere da questo. Quindi<br />
la formazione è fondamentale, formare figure che sappiano far fronte a problemi che <strong>uno</strong><br />
straniero può incontrare nella vita in Italia: che fai se non conosci la lingua, a chi ti rivolgi?<br />
Quindi creare delle professionalità che affianchino il volontariato storico, tradizionale per poter<br />
crescere insieme, credo che sia basilare, fondamentale. Quindi ben vengano queste scuole, le<br />
formazioni, i master, chiamamoli, ribattezziamoli come meglio si possa credere, ma è<br />
fondamentale secondo me. Perché alla lunga diventa un lavoro troppo statico quello di<br />
raccogliere soldi e darli a…” (intervista 34, Adriano, 21 anni)<br />
L’interesse di una prospettiva del genere è nella particolare posizione in cui i professionisti sono<br />
collocati rispetto alle associazioni in questa descrizione: sono vicini, ma non sovrapposti;<br />
arricchiscono l’associazione, ma non ne diventano parte; forniscono una serie di servizi accessori, che<br />
possono essere utili anche all’OdV, ma non entrano nello specifico della vita associativa.<br />
Riassumendo…<br />
Nel complesso, i volontari, soprattutto i dirigenti e le persone attive da lungo tempo in un’OdV, non<br />
vedono con favore l’inserimento di professionisti retribuiti.<br />
Se i volontari sono affiancati da persone che svolgono la medesima attività, ma dietro pagamento, si<br />
crea una confusione tra tempo volontario e tempo retribuito: il tempo che si dedica all’attività<br />
associativa non è più uguale per tutti, ma nascono differenze che possono portare ad una perdita delle<br />
motivazioni sottese all’impegno volontario oltre che all’emergere di conflitti tra chi svolge le attività<br />
a titolo gratuito e chi percepisce <strong>uno</strong> stipendio – anche perché spesso gli interessi di queste due<br />
categorie che si vengono a formare cozzano tra di loro.<br />
Se quindi alcune persone tendono ad escludere completamente l’ingresso del denaro<br />
nell’associazione, visto solo come vettore di interessi e quindi di liti e problemi, ci sono però anche<br />
persone più possibiliste.<br />
Alcuni intervistati, infatti, ci hanno spiegato che effettivamente ricorrono, a volte, a professionisti<br />
retribuiti – oppure che non lo fanno perché non ne hanno la possibilità, a livello di fondi, ma che<br />
riterrebbero questa un’opportunità auspicabile per il futuro.<br />
Pure in questi casi, tuttavia, quando cerchiamo di capire quali siano le possibili figure<br />
professionalizzate che incontrerebbero il consenso dei nostri volontari, ci accorgiamo che si tratta per<br />
lo più di figure che svolgono un ruolo diverso da quello demandato ai volontari.<br />
I professionisti, in altre parole, non dovrebbero affiancare i volontari nel loro stesso lavoro -<br />
dovrebbero, invece, rivestire altri ruoli: di segreteria, per esempio, e di comunicazione e relazioni<br />
con gli altri enti o con soggetti istituzionali, sollevando in questo modo i dirigenti da una parte<br />
particolarmente gravosa della loro attività. In questo modo, i volontari potrebbero fare i volontari e