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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Terza parte Volontariato e … bisogni, opportunità, territorio<br />

i mondi della società civile. Un volontariato che recuperi il senso di una “economia delle relazioni”<br />

che è l’unica modalità con cui è possibile organizzare, in termini di efficienza ed efficacia, il sistema<br />

dei servizi e faccia questo ripensando il senso della propria proposta alla luce di un contesto sociale<br />

che muta caratteristiche con velocità impressionante. La seconda grande indicazione per un<br />

volontariato, capace di mantenere le proprie istanze innovative, è quindi quella di dare grande spazio<br />

alle esigenze di relazione, ai grandi bisogni di ascolto che nascono dalle realtà sociali apparentemente<br />

più normali quali le nostre famiglie, i giovani in crescita, gli anziani che escono dal ciclo produttivo, i<br />

minori stranieri, gli adulti espulsi dal posto di lavoro e afflitti dalla sindrome del fallimento. La<br />

“solitudine del cittadino globale” va sostenuta con un grande investimento in relazioni significative<br />

che nascono dal basso e costituiscono quell’antidoto alla disperazione e alla depressione che viene<br />

definita in termini più sociologici come “prossimità sociale”, ma che consiste in vicinanza, capacità<br />

di attenzione, sensibilità a cogliere il malessere diffuso. Una strategia possibile nei differenti contesti<br />

urbani che affida al volontariato compiti sempre meno legati alla riproduzione di vecchie logiche<br />

assistenziali rivolte alle marginalità più forti e sempre più invece orientati a politiche di attenzione<br />

verso i cosiddetti “normali” che hanno bisogno di qualc<strong>uno</strong> che stia loro vicino di fronte a situazioni<br />

di separazioni, di entrata improvvisa nella povertà a seguito di fallimenti finanziari, di malattia poco<br />

protetta da una sanità pubblica sempre più prosciugata, di un abbassamento insopportabile del potere<br />

d’acquisto del proprio stipendio, di impegni onerosi per garantire un futuro sereno ai propri figli.<br />

Si tratta quindi di cogliere le istanze della società civile e intervenire con nuovi servizi di prossimità<br />

che garantiscano adeguati supporti ed una dimensione di risposta molto attenta ai livelli personali e<br />

non solo di massa e trasferire queste necessità nella sfera istituzionale attraverso i meccanismi di<br />

partecipazione.<br />

Quindi un volontariato che interviene attivamente nel livello istituzionale per arrivare ad un sistema<br />

di protezione sociale partecipato a seguito della crisi irreversibile del vecchio sistema di welfare<br />

centralistico e che mantiene un ascolto attento alle nuove istanze di bisogni sempre più frammentati e<br />

differenziati.<br />

Un volontariato infine che si pone come alternativa alla pretesa del mercato di riequilibrare le<br />

diseguaglianze e inventi una nuova stagione di politiche economiche capaci di rispettare le “istanze di<br />

relazione”<br />

6.4 - E’giusto entrare nel mercato?<br />

Nella società contemporanea l’indebolimento delle istituzioni ha messo in crisi quegli assetti<br />

istituzionali centrati attorno all’idea dello “Stato nazionale” il quale inglobava al suo interno anche la<br />

sfera dei servizi sociali con l’esperienza dei welfare nazionali costituiti a partire dal secondo<br />

dopoguerra. Questo processo di deistituzionalizzazione ha portato, in questi ultimi anni, ad affidare al<br />

“mercato” la risoluzione di una serie di problemi che riguardano la tutela dei cittadini tra cui anche la<br />

politica dei servizi. La “privatizzazione” è apparsa immediatamente come la soluzione più semplice<br />

per far fronte ad una crisi di credibilità dello Stato legata anche ai problemi di spreco e di clientelismo<br />

dallo stesso provocati; ben presto però ci si è accorti come l’economia, intesa nel modo tradizionale<br />

in cui è utilizzata per intervenire sulle problematiche di organizzazione industriale, non funzionava<br />

per i “servizi alla persona” che sono, in quanto tali, beni di cura a forte valenza relazionale. Beni la<br />

cui efficacia non è valutabile in base al solo criterio della economicità.<br />

Per questo motivo il volontariato, nella sua dimensione di organizzazione riconosciuta a livello<br />

pubblico, deve sentirsi parte integrante di un sistema economico per contribuire però a modificarne le<br />

regole di fondo. Il vasto campo dei servizi alla persona, e comunque degli interventi che abbiamo<br />

definito di “prossimità sociale” di cui il volontariato è parte integrante, costituiscono un fattore<br />

importante di “qualità sociale” che riguarda non solo il benessere delle famiglie, ma anche la stessa<br />

“competitività” delle imprese. Come è stato chiaramente ribadito nelle linee guida per la<br />

predisposizione dei piani triennali di ambito sociale – obiettivi 2005/2007 della Regione <strong>Marche</strong> “…è<br />

necessario che le politiche di sviluppo locale assumano una coerenza interna al sistema, in cui le<br />

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