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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Seconda parte Volontariato e… motivazioni<br />

C’è, in altre parole, un centro, formato dal/dai dirigente/i, e intorno <strong>uno</strong> “zoccolo duro” che spesso<br />

conta non più di cinque, sei, dieci volontari che garantiscono il mantenimento dell’organizzazione;<br />

intorno vi sono altri volontari che svolgono l’attività periodicamente stando però fuori dalle questioni<br />

organizzative e gestionali; e a volte, ancora più intorno ci sono altri soci che si limitano ad aderire<br />

tramite il tesseramento o a fare donazioni.<br />

Quello che si nota, cioè, è un certo grado di isolamento del vertice, anche per quanto riguarda i<br />

processi decisionali, che si accompagna, ed è naturalmente collegato, ad un sovraccarico di lavoro<br />

che investe chi lo occupa.<br />

Ma se a prendere le decisioni e a gestire l’attività dell’associazione è spesso il presidente, al più<br />

coadiuvato da alcuni consiglieri o dal vice-presidente, questo non succede per una scarsa sensibilità<br />

democratica di chi riveste responsabilità dirigenziali. Ma sembra, invece, attribuibile alla scarsa<br />

volontà della maggior parte dei volontari di farsi carico delle questioni che esulano dal proprio<br />

contributo operativo diretto.<br />

Il turn-over tra i dirigenti<br />

Osservando, infatti, un punto nodale come quello del ricambio dei dirigenti sono emerse difficoltà<br />

proprio in relazione a questo.<br />

Naturalmente, non sempre la situazione è così critica: i dirigenti cercano talvolta di predisporre dei<br />

percorsi, per i volontari più attenti e motivati, che consentano loro di crescere al proprio fianco ed<br />

apprendere gli strumenti per svolgere ruoli di tipo dirigenziale; e, a volte, questo sistema funziona ed<br />

il ricambio avviene in modo naturale, senza che si verifichino grandi difficoltà.<br />

Altre volte, però, i problemi nascono proprio dalla difficoltà, secondo i dirigenti, di far capire a tutti i<br />

volontari che il lavoro dell’associazione è un tutt’<strong>uno</strong>, che comprende sia le attività “ultime”, rivolte<br />

all’utenza, sia quelle legate al mantenimento organizzativo, alla ricerca di metodi di azioni sempre<br />

più efficaci e così via. Ma questa idea si scontra con la concezione che molti volontari sembrano<br />

avere, che contempla invece una sorta di divisione netta dei ruoli, per cui ci si concentra “sul proprio<br />

turno” senza interessarsi alle cariche, ai processi decisionali e così via perché ad altri spetta occuparsi<br />

di questi aspetti.<br />

Secondo i dirigenti, infatti, gli aspetti che più “spaventano” e tengono lontani i volontari dai ruoli<br />

dirigenziali sono essenzialmente due:<br />

- il tempo, necessariamente molto, che si deve dedicare alla guida di un’associazione;<br />

- ed il fatto di diventarne un po’ la “faccia pubblica”, ovvero la persona che deve<br />

relazionarsi con le autorità pubbliche, comunicare con i vari enti e con le altre OdV,<br />

presenziare alle manifestazioni, presentare l’associazione in varie occasioni, quindi anche<br />

parlare in pubblico, sapere fare valere la propria importanza e le proprie necessità, sapere<br />

come ottenere sostegno, fondi eccetera.<br />

Abbiamo, però, voluto sentire anche “l’altra parte della storia”: abbiamo, infatti, chiesto anche ai<br />

volontari, sia a quelli che abbiamo chiamato “di lungo corso” che a quelli nuovi se credono che un<br />

giorno potrebbero assumersi responsabilità dirigenziali.<br />

Ne è emerso un quadro che riflette in modo piuttosto fedele quello tratteggiato dai dirigenti, con,<br />

però, un’interessante precisazione.<br />

Alcuni tra loro sembrano, effettivamente, determinati nel volere rimanere dentro il proprio ruolo:<br />

soprattutto tra alcuni che sono volontari da molto tempo, è proprio netta ed evidente questa volontà di<br />

continuare ancora a lungo a perseverare nel proprio impegno ma occupandosi solo “del proprio<br />

turno”, volendo proprio rimanere fuori dalle questioni organizzative, burocratiche e dai luoghi<br />

decisionali.<br />

Ma quello su cui la maggioranza dei nostri intervistati concorda non è sul “rimanere completamente<br />

fuori”, quanto sul “non volere fare il presidente”. Diversi, tra i volontari di vecchia data che abbiamo<br />

sentito, fanno effettivamente “di più” del proprio turno: siedono in Consiglio, hanno la responsabilità<br />

di qualche aspetto dell’associazione, sono, in minor numero, vicepresidenti.<br />

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