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uno sguardo d'insieme - CSV Marche

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Terza parte Volontariato e … bisogni, opportunità, territorio<br />

La condizione di liquidità allora intesa come "condizione a basso tenore organizzativo" e "a legame<br />

debole" può essere pensata come condizione permanente di alcune esperienze di volontari, ponendo<br />

in forte discussione un approccio evoluzionista, che vede nel volontariato una sorta di stato<br />

primordiale della cooperazione e quindi inevitabilmente destinato ad un superamento. Nello stesso<br />

tempo vengono messe in discussione tutte quelle letture che propongono una "one best way"<br />

organizzativa capace di assumere e risolvere tutte le criticità e tensioni che caratterizzano i tanti e<br />

plurali volontariati.<br />

Un volontariato liquido in quanto distribuito sul territorio in maniera sostanzialmente equilibrata,<br />

in un contesto di centri urbani medi e piccoli. L'esperienza marchigiana, in controtendenza con quella<br />

nazionale, si caratterizza per questa capacità di presidio territoriale, con poche grandi organizzazioni<br />

capaci di arrivare ovunque, ma con tante piccole realtà significative nei micro contesti locali. Su<br />

questa scala il contenitore si disarticola e perde la sua efficacia. La sfida diventa allora quella di<br />

costruire una fitta rete di relazioni che, aumentando la vischiosità del fluido, mantengano<br />

contemporaneamente le caratteristiche del liquido. In questa dinamica assume una valenza strategica<br />

l'azione dei "connettori" e dei "manutentori" della rete, funzioni che ad oggi le associazioni<br />

riconoscono siano state ben presidiate dal Centro Servizi per il volontariato.<br />

Un volontariato liquido e in quanto tale poco confinabile in schemi pre-costituiti, ma anche spesso<br />

indefinito nella sua composizione e nella sua progettualità. Una dimensione liquida che dunque<br />

evoca una dimensione di innovazione coniugata ad un certo grado di con-fusione, una dinamica di<br />

movimento in cui a volte nascere e morire si alternano in maniera ricorrente e convivono con<br />

"ibernazioni associative", che caratterizzano quelle realtà solo formalmente esistenti. Tale dimensione<br />

provoca anche chi scrive sul piano della metodologia di ricerca e invita a sperimentare processi di<br />

ricerca-azione, con un posizionamento più vicino ai processi organizzativi e quindi maggiormente in<br />

grado di cogliere la fluidità del divenire associativo.<br />

L'immagine della liquidità ci aiuta anche a dare conto dell'ambivalenza.<br />

Un volontariato liquido che rischia di essere attratto dalla "liquidità" nella sua accezione più<br />

monetaria.<br />

Nella continua tensione tra Stato e Mercato i volontariati rischiano di vivere una seconda<br />

assimilazione sul fronte del Mercato. Ci sono segnali preoccupanti che invitano a prendere in seria<br />

considerazione il rapporto con la dimensione economica: in alcune realtà, in analogia con quanto<br />

accade in altri territori regionali, diminuiscono i volontari presenti ad esempio nella cooperazione e<br />

raddoppiano i dipendenti delle associazioni di volontariato. Sul piano dell'analisi tale situazione invita<br />

a verificare l'ipotesi di un "percorso di impermeabilizzazione" del Terzo settore, attraverso un<br />

processo di specializzazione e differenziazione, oltre alla presenza di percorsi di stabilizzazione di<br />

quelle forme di lavoro mascherato, così diffuso alle origini.<br />

Un volontariato liquido dunque poco capace di sottrarsi ai tentativi di assoggettamento alle logiche<br />

delle istituzioni, del mercato ma anche delle imprese no-profit, con il rischio di giungere a<br />

volontariati-cocktail, che attraverso un processo di "diluizione" delle caratteristiche fondanti la<br />

propria identità, dilapiderebbe l'intero bagaglio di credibilità, faticosamente costruito nel corso di<br />

questi anni.<br />

Un volontariato liquido vive costantemente i rischi dell'evaporazione e dell'assorbimento.<br />

Sul fronte dell'evaporazione ritengo che l'unico grande antidoto a disposizione del volontariato sia<br />

rappresentato dalla capacità di mantenere una specifica natura di "bene relazionale" e in quanto tale<br />

capace di cogliere le istanze, sempre più complesse e frammentate, che emergono dalle biografie<br />

delle donne e degli uomini che abitano un territorio, coniugando il locale con i grandi temi posti<br />

dall'etica globale. In altri termini mi pare che il volontariato sia chiamato a garantire una "relazione<br />

dialogica" con la realtà.<br />

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