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Università degli Studi di Ferrara

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Cap. 4 Guado San Nicola 1<br />

Alcune delle materie prime rinvenute sono le stesse utilizzate nel sito limitrofo <strong>di</strong> Isernia<br />

La Pineta e descritte da Sozzi et al. (1994).<br />

La materia prima sfruttata si presenta per lo più sotto forma <strong>di</strong> lastrine <strong>di</strong> piccole-<br />

me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni e piccole placchette <strong>di</strong> sezione quadrangolare o parallelepipeda<br />

inglobate nel calcare con clasti interni a spigoli vivi (fig. 4.7).<br />

Le tipologie <strong>di</strong> selci possono essere ricondotte essenzialmente a due strutture<br />

mineralogiche: quella a tessitura “afanitica” e quella a tessitura “macrobrecciata”. Le<br />

due presentano caratteristiche <strong>di</strong>verse sia a livello microscopico che a livello<br />

macroscopico, ma soprattutto con<strong>di</strong>zionano in maniera <strong>di</strong>fferente il processo <strong>di</strong><br />

scheggiatura e lavorazione del supporto. La selce con tessitura macroscopica <strong>di</strong> tipo<br />

brecciato si origina dalla silicizzazione <strong>di</strong> un calcare contenente in varie quantità e<br />

<strong>di</strong>mensioni frammenti clastici carbonatici <strong>di</strong> natura inorganica; questa tipologia<br />

sicuramente è la selce meno buona da utilizzare per la produzione <strong>di</strong> manufatti, in<br />

quanto essi tendono a fendersi in lamine o strati sottili, secondo piani preferenziali sub<br />

paralleli (Sozzi et al., 1994). La selce “afanitica”, invece, a grana finissima, è<br />

essenzialmente costituita da massa quarzosa cripto e microcristallina, e risulta più<br />

congeniale per la lavorazione e produzione dei manufatti.<br />

Fig. 4.7: alcuni esempi <strong>di</strong> lastrine rinvenute nel sito <strong>di</strong> Guado San Nicola (foto C. Peretto).<br />

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