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Università degli Studi di Ferrara

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8.4 CONCLUSIONI E PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

Cap. 8 Considerazioni conclusive 225<br />

Nel momento in cui ci si affi<strong>di</strong> a ciò che l’uomo preistorico produceva durante la<br />

sua quoti<strong>di</strong>anità per poter ottenere un’istantanea del suo modus viven<strong>di</strong> et operan<strong>di</strong> non<br />

si può prescindere da alcuni assunti base. Innanzitutto la loro manualità era <strong>di</strong>versa da<br />

quella dell’uomo moderno e la loro era un’attività svolta giornalmente, nonché con<br />

scopi <strong>di</strong>fferenti dai nostri. Proprio perché l’attività della scheggiatura era svolta<br />

quoti<strong>di</strong>anamente ed il suo appren<strong>di</strong>mento era vitale per la sopravvivenza, in un record<br />

archeologico ci saranno sempre i prodotti <strong>di</strong> tutti gli scheggiatori, più o meno esperti:<br />

bisogna solo trovare il modo <strong>di</strong> riconoscerli e ricondurli all’uno o all’altro.<br />

Il fatto che si osservino gli stessi errori sui manufatti riprodotti sperimentalmente e<br />

su quelli archeologici permette <strong>di</strong> capire non solo che la materia prima risponde sempre<br />

allo stesso modo ad una determinata gestualità, ma anche che una determinata<br />

gestualità sia una tappa obbligatoria nel processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento.<br />

Ciò è valido anche dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>acronico, poiché non c’è <strong>di</strong>fferenza tra il tipo<br />

<strong>di</strong> errore in<strong>di</strong>viduabile e l’età dell’insieme litico. I siti esaminati ricoprono infatti un arco<br />

temporale <strong>di</strong> 900 mila anni ma, nonostante ciò, gli errori dovuti ad un determinato gesto<br />

si ripercuotono allo stesso modo tanto su un prodotto del Paleolitico inferiore <strong>di</strong> Monte<br />

Poggiolo quanto su un manufatto del Paleolitico me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Riparo Tagliente. Quin<strong>di</strong>,<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>degli</strong> errori <strong>di</strong> scheggiatura in contesti archeologici, permette <strong>di</strong> definire<br />

non solo la presenza <strong>di</strong> scheggiatori principianti in un sito, ma <strong>di</strong> definire il grado <strong>di</strong><br />

appren<strong>di</strong>mento e la manualità, la cosiddetta “skill”, <strong>di</strong> un gruppo preistorico.<br />

“Skill” in<strong>di</strong>ca l’aspetto della prestazione ma anche quello della conoscenza, quin<strong>di</strong><br />

non si tratta solo <strong>di</strong> “abilità tecnica” o “manualità”, ma il significato alla base è molto più<br />

profondo e complesso: <strong>di</strong>pende dal contesto sociale, dalle richieste ambientali e dalle<br />

abilità in<strong>di</strong>viduali (Bamforth & Finlay, 2008). E’ l’incontro tra la conoscenza e il savoir-<br />

faire, tra la teoria e la pratica, tra la cognizione <strong>di</strong> ciò che si sta facendo e quello che<br />

realmente si riesce ad attuare seguendo gli schemi dettati dalla conoscenza.<br />

Nel momento in cui si rinvenga un errore <strong>di</strong> scheggiatura su <strong>di</strong> un manufatto non si<br />

può avere la certezza che quel manufatto sia stato scheggiato da un principiante, un

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