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Università degli Studi di Ferrara

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Cap. 5 Payre 147<br />

ciò significa che lo scheggiatore è in possesso <strong>di</strong> criteri tecnici e teorici che gli<br />

permettono <strong>di</strong> sfruttare le potenzialità <strong>di</strong> un prodotto con morfologia non voluta alfine<br />

<strong>di</strong> non sprecare il prodotto ottenuto.<br />

Al contempo però possiamo notare che i manufatti litici su cui si riscontrano errori<br />

e che non sono stati ripresi e riutilizzati in seguito ad un ritocco dei margini taglienti, non<br />

portano le tracce <strong>di</strong> una mancanza <strong>di</strong> manualità e <strong>di</strong> criteri tecnici, ma presentano tutte<br />

le caratteristiche dei colpi reiterati (doppi bulbi, talloni sbrecciati...): una sorta <strong>di</strong><br />

“incertezza” nel colpire il nucleo che porta ad ipotizzare l’esistenza <strong>di</strong> scheggiatori<br />

principianti nel sito.<br />

Nel complesso quin<strong>di</strong> la manualità e il savoir faire <strong>degli</strong> scheggiatori <strong>di</strong> Payre risulta<br />

essere buona e una <strong>di</strong>fferenziazione delle cause che portano agli errori ravvisabili,<br />

nonché una loro <strong>di</strong>versa gestione, permette <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere 2 <strong>di</strong>fferenti gruppi <strong>di</strong><br />

scheggiatori con <strong>di</strong>verso grado <strong>di</strong> esperienza: da una parte lo scheggiatore meno esperto<br />

che commette errori dovuti ad un’incertezza nel colpire e che “scarta” il manufatto non<br />

voluto; dall’altra lo scheggiatore più esperto che, proprio grazie alla sua esperienza,<br />

riesce a far fronte a quelli che sono gli incidenti che normalmente accadono durante<br />

l’atto della scheggiatura ricavandone comunque un manufatto funzionale e che risponde<br />

alle proprie necessità.<br />

Una particolare attenzione va però rivolta ai prodotti ottenuti con débitage<br />

<strong>di</strong>scoide, soprattutto per quanto riguarda le schegge con bulbo <strong>di</strong>edro e successiva<br />

riflessione o frattura: l’osservazione dell’alta incidenza <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> schegge, tutte<br />

molto simili fra loro, può portare a due <strong>di</strong>verse conclusioni. La prima ipotesi mette in<br />

relazione la frequenza <strong>di</strong> tale errore con il tipo <strong>di</strong> débitage attuato e la cui causa è da<br />

identificare nella morfologia del supporto in seguito alla preparazione del piano <strong>di</strong><br />

percussione e della gestione delle convessità.<br />

La seconda invece, più complessa, porta a ravvisare in questo errore una sorta <strong>di</strong><br />

“marchio <strong>di</strong> fabbrica” <strong>di</strong> una piccola variante del débitage <strong>di</strong>scoide attuata per adeguarsi<br />

alla materia prima e alla morfologia <strong>di</strong> partenza del supporto, alfine <strong>di</strong> ottenere il<br />

maggior numero <strong>di</strong> schegge funzionali e che rispondano esattamente alla morfologia<br />

osservata. In questo caso dunque non si parlerebbe <strong>di</strong> errore, bensì <strong>di</strong> un’ottima<br />

gestione della scheggiatura basata su criteri tecnici appropriati e su una buona<br />

manualità.

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