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Università degli Studi di Ferrara

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Cap. 8 Considerazioni conclusive 222<br />

standar<strong>di</strong>zzati e si rifanno poco ai criteri tecnici “tipicamente” Levallois o <strong>di</strong>scoi<strong>di</strong>,<br />

apparendo dunque piuttosto irregolari nella morfologia.<br />

P. Y. Demars (1994; 1998) nei suoi stu<strong>di</strong> sull’utilizzo <strong>di</strong> selce <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa qualità e<br />

provenienza nei siti del Paleolitico superiore del Nord dell’Aquitania, parla <strong>di</strong> una<br />

“gerarchia” <strong>degli</strong> utensili che va a cadere sulla scelta della materia prima da utilizzare per<br />

ottenerli. Nel sito <strong>di</strong> Laugerie-Haute, insieme alle punte a faccia piana e alle foglie <strong>di</strong><br />

lauro prodotte con selce a grana finissima e importata da chilometri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, si<br />

rinvengono <strong>degli</strong> strumenti che Demars definisce “occasionali”, ottenuti con materia<br />

prima spesso <strong>di</strong> bassa qualità in ragione <strong>di</strong> una loro funzione transitoria e mal definita<br />

(Demars, 1994). Questi strumenti, nonostante l’utilizzo <strong>di</strong> materia prima <strong>di</strong> cattiva<br />

qualità, non sono interpretabili come errori, bensì come la manifestazione <strong>di</strong> un’alta<br />

conoscenza tecnica e <strong>di</strong> predeterminazione nell’utilizzo <strong>degli</strong> strumenti e delle risorse a<br />

propria <strong>di</strong>sposizione.<br />

Lo stesso avviene a Guado San Nicola, dove quelli che potrebbero apparire come<br />

strumenti “prestigiosi”, ovvero i bifacciali, sono in realtà prodotti con qualsiasi tipo <strong>di</strong><br />

materia, per la maggior parte <strong>di</strong> cattiva qualità (ad eccezione <strong>di</strong> pochissimi pezzi ottenuti<br />

con selce a grana fine), e potrebbero assumere quin<strong>di</strong> la connotazione <strong>di</strong> strumenti<br />

“occasionali”. Anche in questo caso, quin<strong>di</strong>, siamo <strong>di</strong> fronte alla manifestazione <strong>di</strong><br />

un’alta conoscenza tecnica e <strong>di</strong> predeterminazione, nonché <strong>di</strong> ottima manualità<br />

finalizzata ad una produzione eccellente, nonostante le risorse a loro <strong>di</strong>sposizione non<br />

permettessero standard così elevati.<br />

J. R. Ferguson (2008) parla del ruolo dei bambini nella formazione <strong>degli</strong> insiemi<br />

litici, specificando innanzitutto che l’archeologo non deve confondere “child” e “novice”,<br />

poiché ciò che presenta errori non è per forza sintomo della presenza <strong>di</strong> uno<br />

scheggiatore bambino, ma <strong>di</strong> uno scheggiatore “unskilled”, inesperto.<br />

Attraverso la sperimentazione si chiede quali siano i fattori che possono<br />

influenzare l’età in cui i bambini vengono “iniziati” alla produzione e alla scheggiatura, e<br />

dove l’archeologo debba cercare le evidenze <strong>degli</strong> scheggiatori “unskilled”.<br />

La sua sperimentazione si basa sull’importanza della “scaffol<strong>di</strong>ng”, <strong>di</strong> quella<br />

“infrastruttura”, “impalcatura” che permette allo scheggiatore <strong>di</strong> apprendere e/o<br />

cominciare ad apprendere un determinato gesto, ovvero fattori come la facile

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