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Università degli Studi di Ferrara

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Cap. 2 Definizione <strong>di</strong> errore e sperimentazione 38<br />

sfruttato. Il fatto che i piani <strong>di</strong> percussione naturali vengano sfruttati <strong>di</strong>pende sempre<br />

dalle conoscenze dello scheggiatore, che decide <strong>di</strong> utilizzare la morfologia iniziale del<br />

nucleo per i suoi scopi cercando <strong>di</strong> perdere meno materia prima possibile, attraverso un<br />

graduale miglioramento della manualità e della gestione del nucleo nel corso<br />

dell’operazione <strong>di</strong> scheggiatura.<br />

La mancata in<strong>di</strong>viduazione del piano <strong>di</strong> percussione porta anche al costante<br />

cambio <strong>di</strong> più piani <strong>di</strong> percussione, cosa che avviene senza la scelta della giusta<br />

convessità, utile non solo all’ottenimento <strong>di</strong> schegge regolari e funzionali, ma anche<br />

all’apertura <strong>di</strong> nuovi piani <strong>di</strong> percussione successivi più consoni al débitage in corso o per<br />

il ravvivamento <strong>di</strong> quelli già esistenti.<br />

Un altro errore molto frequente riguarda i colpi reiterati: la casualità dei colpi sul<br />

nucleo è osservabile tanto sulle schegge quanto sui nuclei: le schegge infatti ne<br />

presentano le evidenze sia sui talloni, che risultano sbrecciati, sia sulla faccia dorsale (fig.<br />

2.10), dove si notano i colpi ripetuti precedenti al <strong>di</strong>stacco della scheggia. Sempre sulle<br />

schegge si osservano frequenti doppi bulbi (in 18 casi) (fig.2.11). Sul nucleo invece si<br />

nota uno smussamento della cornice e una morfologia finale “denticolata”, irregolare e<br />

che presenta inoltre i segni dei molti cambi <strong>di</strong> piano <strong>di</strong> percussione, anch’essi dettati<br />

dall’incertezza nel colpire il nucleo.<br />

Fig.2.10: un esempio <strong>di</strong> scheggia sulla quale è osservabile un doppio bulbo molto marcato.

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