Porto Franco. I documenti del progetto, 1998-2001 - Regione Toscana
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Campus sulle culture <strong>del</strong>le donne<br />
Il campus sulle culture <strong>del</strong>le donne dal titolo “Femminismi e intercultura”, coordinato da Mercedes Lourdes<br />
Frias e Antonietta Pappalardo, itinerante per la <strong>Toscana</strong> tra il 29 luglio e il 9 agosto, è poi confluito<br />
nell’incontro conclusivo tra tutti i campus sull’Amiata dal 10 al 13 agosto.<br />
Gli obiettivi <strong>del</strong> campus: 1. Confrontarsi a livello locale/internazionale sulla complessità <strong>del</strong>le culture <strong>del</strong>le<br />
donne; 2. Portare ad unitarietà i contributi di tutti i soggetti femminili per <strong>del</strong>ineare una <strong>Toscana</strong><br />
interculturale rispettosa dei diritti di donne e uomini; 3. Dare visibilità a quanto le relazioni strutturate tra<br />
autoctone e immigrate hanno prodotto in alcune realtà toscane: in campo politico, lavorativo, formativo e<br />
artistico; 4. Elaborare prodotti finali (centrali e locali) utilizzabili sia dalle istituzioni che dai centri<br />
interculturali.<br />
Nell’itinerario <strong>del</strong> campus si sono svolti incontri a livello locale in quattro centri donna <strong>del</strong>la rete di PORTO<br />
FRANCO. A Firenze sono state affrontate le tematiche dei diritti di cittadinanza; a Viareggio, la politica<br />
<strong>del</strong>le donne; a Livorno, il lavoro; a Siena, il linguaggio. I testi che seguono sono un resoconto di questi<br />
quattro incontri.<br />
Diritti di cittadinanza<br />
La giornata fiorentina <strong>del</strong> campus <strong>del</strong>le donne si è articolata a partire da interventi sulle esperienze<br />
migratorie <strong>del</strong>le donne, viste da un paese espulsore <strong>del</strong> sud; l’immigrazione femminile inquadrata in un<br />
contesto europeo e le molteplici differenze che attraversano il soggetto donna a partire dall’asse nativemigranti.<br />
Il momento più significativo <strong>del</strong>la giornata è stato quello <strong>del</strong>le quattro testimonianze portate da<br />
donne immigrate in situazioni di particolari negazione dei diritti. Su queste testimonianze si è basata la parte<br />
più operativa e propositiva <strong>del</strong>l’iniziativa.<br />
Le voci che ascoltiamo evidenziano un vuoto normativo, una applicazione spesso discrezionale <strong>del</strong>le legge<br />
ed a volte una sovrapposizione legislativa.<br />
Nonostante le leggi riconoscano i diritti fondamentali <strong>del</strong>la persona umana a tutti gli stranieri che si trovano<br />
in Italia a prescindere dalla loro condizione di regolarità o meno, le donne che ci parlano lasciano intravedere<br />
che, sospese tra due mondi, vivono un’esistenza negata tra lavoro domestico obbligato e prostituzione, che il<br />
corpo ed il ruolo <strong>del</strong>le donne costituiscono una particolare vulnerabilità anche aggravata dalle leggi e dalle<br />
loro interpretazioni. Le leggi incastrano sovente la donna in un ruolo di vittima per negare il suo diritto alla<br />
autonomia.<br />
Una testimonianza tra le altre:”…sono venuta via per sfuggire alla legge islamica ed oggi mi trovo incastrata<br />
nella legge <strong>del</strong>la vostra mentalità… non riesco a passare dalla protezione, dalla carità ai diritti”, ci ha portato<br />
a discutere intorno al concetto di appartenente a culture diverse.<br />
Il diritto non si può nascondere dietro la differenza culturale.<br />
Questo e quanto altro di più ci fanno affermare la necessità che:<br />
- le leggi devono diventare sessuate. Lo Stato deve assumere come valore universale l’inviolabilità <strong>del</strong><br />
corpo intesa non solo come autodeterminazione ma anche come diritto ad una maternità intera.<br />
- Nell’immediato chiediamo che tutte le Istituzioni si facciano carico di riconoscere il servizio di<br />
sostegno e di accompagnamento come un prodotto necessario per affrontare in modo corretto le Politiche<br />
<strong>del</strong>l’Immigrazione: per ora è gestito da donne che agiscono volontariamente. Riteniamo che questo lavoro<br />
possa anche servire alla formazione <strong>del</strong> personale che opera nelle Istituzioni per rafforzare interventi basati<br />
sui diritti e non a carattere assistenziale.<br />
Da questo lavoro emergono <strong>del</strong>le proposte concrete per le Istituzioni:<br />
1. Eliminare dal permesso di soggiorno il marchio <strong>del</strong>l’art.18 t.u. sull’immigrazione (lex 40/97),<br />
proponendo che ci siano dei codici di riconoscimento leggibili solo dalle questure, garantendo così il rispetto<br />
<strong>del</strong>la privacy;<br />
2. attuare la reversibilità <strong>del</strong>la motivazione <strong>del</strong> permesso di soggiorno da “motivi umanitari” a “motivi<br />
di lavoro”, visto che la legge prevede soltanto la conversione per motivi di studio;<br />
3. considerare i bisogni <strong>del</strong>le donne nelle politiche di accoglienza. Ciò significa garantire un alloggio<br />
anche alle donne che vogliono uscire dalla tratta o a quelle donne obbligate a vivere in casa di altri;<br />
4. riconvertire la spesa pubblica degli enti locali a sostegno <strong>del</strong>le scelte di autonomia e di<br />
responsabilità: i soldi che oggi vengono dati agli Istituti o alle famiglie italiane affidatarie possono essere<br />
convertiti in sostegno economico alle madri.<br />
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