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Porto Franco. I documenti del progetto, 1998-2001 - Regione Toscana

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Isola<br />

La parola isola è carica di tantissimi significati e risonanze mitologiche, commerciali, culturali, letterarie. Ci<br />

sono tante idee e parole legate all’immagine <strong>del</strong>l’isola, alcune negative (ad esempio isolamento, insularità, a<br />

volte anche povertà); ma ci sono anche <strong>del</strong>le parole positive (ad esempio isolamento nel senso di<br />

meccanismo per proteggere un ambiente dal freddo e mantenere il caldo interno); e anche <strong>del</strong>le immagini<br />

mitiche (l’isola <strong>del</strong>le meraviglie, l’isola <strong>del</strong> tesoro, l’isola di Utopia).<br />

Invece la parola isola, l’essere isola, è una condizione di mezzo tra questi poli. In termini fisici, l’isola altro<br />

non è che figlia <strong>del</strong>la terra, <strong>del</strong> continente, che si è staccata - per fortuna o sfortuna - per iniziare una vita sua.<br />

Ma lo staccarsi dal continente non fa venir meno l’appartenenza alla famiglia.<br />

Partiamo dalla posizione opposta a quella <strong>del</strong> poeta metafisico inglese John Donne, che dichiarò nella<br />

‘Meditazione XVII’ <strong>del</strong>le sue Devotions upon Emergent Occasions che:<br />

‘No man is an island, entire of itself; every man is a<br />

piece of the continent, a part of the main’.<br />

[Nessun uomo è un’isola, tutta a sè; ogni uomo è un<br />

pezzo <strong>del</strong> continente, una parte <strong>del</strong>la terra ferma]<br />

Possiamo condividere molto volentieri il senso generale di questa meditazione e <strong>del</strong> trattato in genere; cioè,<br />

l’interdipendenza umana che trova la sua massima espressione nel famoso verso citato da Hemingway nel<br />

titolo di un suo romanzo:<br />

‘Never send to know for whom the bell tolls;<br />

it tolls for thee’.<br />

[Non mandare mai a chiedere per chi suona la campana;<br />

suona per te]<br />

Però mi sembra importante contestare non solo la visione androcentrica ed eurocentrica <strong>del</strong> trattato (dovuta<br />

principalmente alla data <strong>del</strong>la sua composizione, 1624) ma anche la tesi che nessuna persona è un’isola.<br />

Bisogna affermare invece che siamo tutti isole; l’isola è un luogo comune a tutti noi. Nasciamo da soli,<br />

moriamo da soli, e viviamo da soli dentro noi stessi; ognuno sente le cose e si esprime in modo diverso,<br />

unico. Il vivere dentro noi stessi crea una condizione di isolamento che non può essere considerata solo<br />

negativamente; deve essere, invece, una spinta al colloquio con gli altri.<br />

L’isola è circondata dal mare, ovvero tra l’isola e il continente c’è di mezzo il mare, che divide o unisce a<br />

seconda <strong>del</strong>le condizioni climatiche o <strong>del</strong>la volontà <strong>del</strong>le persone <strong>del</strong>le due coste. Noi, come le isole,<br />

abbiamo di mezzo le parole che possono dividerci o unirci. Per questo dobbiamo prestare molta attenzione a<br />

come le usiamo. È proprio la condizione di isola che spinge alla ricerca di colloquio, dibattito, armonia, e<br />

calore umano.<br />

L’isola ha una posto rilevante sia nel contesto <strong>del</strong>l’intercultura (perché chi abita su un’isola è abituato a<br />

guardare oltre i limiti <strong>del</strong>la propria terra e a mettersi a confronto con altre terre, altri popoli, altre culture, altri<br />

modi di vivere) sia nel contesto <strong>del</strong>la migrazione (perché le isole <strong>del</strong> mondo sono spesso i luoghi in cui la<br />

migrazione si evidenzia di più e si sente in modo particolare).<br />

L’Europa è fatta, come ogni altro continente, anche dalle sue isole. L’Irlanda è il primo balzo verde dei tre<br />

che l’Europa fa per diventare “Nuovo Mondo”: prima <strong>del</strong>l’Islanda e <strong>del</strong>la Groenlandia (il cui nome significa,<br />

appunto, “Terra Verde”). E’ dalle sue sponde che Erik il Rosso ha scorto la Terra <strong>del</strong>la sera e l’ha poi<br />

toccata. Quella che secoli dopo i cartografi continentali avrebbero chiamato America.<br />

Ruth Glynn<br />

partecipante al campus sulle culture <strong>del</strong>la parola e <strong>del</strong>la scrittura<br />

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