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Porto Franco. I documenti del progetto, 1998-2001 - Regione Toscana

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2. L’ELABORAZIONE PROGETTUALE<br />

SI POTREBBE…<br />

avviare un percorso di riflessione ed elaborazione teorica al maschile sul terreno <strong>del</strong> confronto di genere tra<br />

donne e uomini.<br />

Come si pongono nel confronto di genere uomini che non condividono i mo<strong>del</strong>li <strong>del</strong>le società androcentriche<br />

e non intendono assumere improbabili “identità” femministe?<br />

Rispetto al confronto di genere, trasversale ad ogni ambito tematico <strong>del</strong> confronto interpersonale<br />

(donne/uomini, anziani/giovani, “popoli” diversi) PORTO FRANCO sostiene i processi di empowerment<br />

<strong>del</strong>le donne e in particolare <strong>del</strong>le donne migranti: per spostare punti di vista e poteri nella società maschile.<br />

Quali pensieri, quali pratiche possono sviluppare gli uomini di PORTO FRANCO per avviare percorsi di<br />

confronto, incontro, scambio e contaminazione con il pensiero di genere elaborato dal femminismo e dal<br />

post-femminismo, per confliggere con i mo<strong>del</strong>li culturali e i poteri <strong>del</strong>la società androcentrica nell’attuale<br />

fase storica, per contribuire attivamente alla costruzione di una società a misura di differenze, fondata sulla<br />

valorizzazione <strong>del</strong>le differenze di ognuna e ognuno di noi, indipendentemente dal sesso, dall’età e dalla<br />

provenienza?<br />

Proponiamo cinque prime aree di riflessione, per iniziare un viaggio concettuale “in rete”, da compiere in<br />

compagnia, tra uomini, e tra uomini e donne, molti di noi con la valigia vuota e la mappa bianca dei<br />

viaggiatori di PORTO FRANCO.<br />

Nel corso <strong>del</strong> tempo<br />

«L’umanità è maschile e l’uomo definisce la donna non in quanto tale ma in relazione a se stesso; non è<br />

considerata un essere autonomo (...) Egli è il Soggetto, l’Assoluto, lei è l’Altro ». (Simone de Beauvoir, Il<br />

secondo sesso, 1949). Nelle società androcentriche « l’ordine sociale funziona come un’immensa macchina<br />

simbolica che tende a ratificare il dominio maschile sul quale si fonda /...) La differenza biologica tra i sessi,<br />

cioè tra i corpi maschile e femminile, e in particolare la differenza anatomica tra gli organi sessuali, può così<br />

apparire come la giustificazione naturale <strong>del</strong>la differenza socialmente costruita tra i generi, in particolare<br />

<strong>del</strong>la divisione sessuale <strong>del</strong> lavoro ». (Pierre Bourdieu, Il dominio maschile, <strong>1998</strong>).<br />

L’elaborazione teorica <strong>del</strong> femminismo e <strong>del</strong> post-femminismo ha ricercato e sta ricercando percorsi di<br />

liberazione dalla prigione sociale, economica e culturale dei generi, innanzitutto attraverso processi di<br />

decostruzione dei mo<strong>del</strong>li di pensiero che esprimono e giustificano il dominio maschile. L’elaborazione di<br />

Michel Foucault sulle dinamiche di potere nella società (un “campo di forze”9 concretamente trasversali ai<br />

rapporti interpersonali ha aperto piste di analisi nell’infra-ordinario, nel quotidiano. L’analisi marxiana <strong>del</strong>le<br />

dinamiche sociali, dei rapporti di forza tra le classi e tra le economie, può oggi incontrarsi con la realtà<br />

complessa di soggetti concreti. La “classe” si fa anche “genere”; nella prigione dei “generi” storicamente<br />

determinati da processi di produzione e riproduzione le soggettività tendono oggi ad assumere una nuova<br />

centralità. I conflitti tra potere maschile e donne, tra uomini e donne, tra donne e donne, tra uomini e uomini,<br />

iniziano a disegnare nuovi scenari, complessi e ordinari. Sugli scenari tradizionali dei conflitti sociali e<br />

culturali all’interno <strong>del</strong> mondo occidentale irrompono “variabili” impreviste: le migrazioni dai paesi <strong>del</strong> Sud<br />

<strong>del</strong> mondo aprono nuovi conflitti e prospettive nuove, inseriscono nuovi soggetti nelle dinamiche sociali,<br />

culturali, interpersonali.<br />

Il fallo critico<br />

L’onnipotente, la clava, lo scettro, la spada, il martello pneumatico: figure <strong>del</strong> mito eroico, narcisista e<br />

violento <strong>del</strong> fallo, sigillo <strong>del</strong>l’“eterno mascolino” a imprimere i segni <strong>del</strong> dominio sull’altro sesso, ad<br />

affermare valori “virili” sulla sudditanza imposta alle donne, a dividere la “società” in forti e deboli, in<br />

padroni e schiave. La famiglia, la scuola, l’organizzazione <strong>del</strong> lavoro come laboratori di discriminazioni, di<br />

educazione coatta ai poteri ineguali, di sfruttamento economico. Il pensiero fallocratico come pensiero neutro<br />

ed espressione di un diritto “naturale”. La ragione androcentrica come “logos” strumentale, in funzione <strong>del</strong><br />

dominio. Il linguaggio come fabbrica <strong>del</strong> consenso imposto e preteso. La fallocrazia, il fallo <strong>del</strong> potere<br />

maschile, come clava agitata e usata contro le donne e contro i nuovi schiavi <strong>del</strong> Sud <strong>del</strong> mondo.<br />

Che significa oggi opporre alla fallocrazia il “fallo critico”, il pensiero critico di uomini che perseguono<br />

obiettivi di liberazione dalle prigioni sociali <strong>del</strong>l’”essere” e <strong>del</strong> “fare”? Che, soprattutto, praticano stili di vita e<br />

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