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Porto Franco. I documenti del progetto, 1998-2001 - Regione Toscana

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Decolonizzazione vuol dire, invece, liberarsi dalla malattia <strong>del</strong> colonialismo venendone via. Come ha scritto<br />

il tunisino Albert Memmi, la malattia originaria <strong>del</strong>lo spirito europeo è il colonialismo. Da questa malattia gli<br />

europei possono guarire solo con l’aiuto dei popoli ex-colonizzati.<br />

La de-colonizzazione riguarda, certamente, i paesi e i popoli ex-colonizzati dalle nazioni imperiali europee e<br />

poi dagli Stati Uniti d’America, dal Giappone, dalla Cina e da altri colonizzatori.<br />

La decolonizzazione, invece, riguarda chi, in qualsiasi parte <strong>del</strong> mondo unico in cui attualmente viviamo, ma<br />

specialmente in Europa occidentale e negli Stati Uniti, voglia liberare la propria mente e la propria cultura<br />

dal “demone” imperialistico: l’avere dominio sugli altri pezzi <strong>del</strong>la specie umana.<br />

La decolonizzazione interessa, quindi, noialtri europei e tende a rendere finalmente possibile il regime <strong>del</strong><br />

colloquio paritario dei mondi, rieducando noi stessi, attraverso l’imparare dagli altri, all’incontro ospitale e<br />

finalmente felice. In questa impresa proprio noi siamo i più arretrati e impreparati e perciò dobbiamo<br />

imparare alla scuola degli altri: dalle loro parole, dalle loro musiche e dai loro gesti. Solo a queste<br />

condizioni, quelli tra di noi che lo vorremo, potremo istruire noi stessi e i nostri concittadini.<br />

Il fine <strong>del</strong>la decolonizzazione europea è quello di liberare il nostro spirito dal credere di essere il missionario<br />

e il colono di una civiltà superiore e di essere la cima imperiale <strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong>la specie. Deportandoci,<br />

così, sempre più nell’area <strong>del</strong> cerchio <strong>del</strong> colloquio paritario dei mondi dove sta crescendo una nuova cultura<br />

<strong>del</strong>la convivenza, trascendente e sincretica, dei mondi.<br />

La decolonizzazione è ascesi liberatoria, pedagogia <strong>del</strong>l’indignazione, come dice il brasiliano Paulo Freire,<br />

etica <strong>del</strong> risarcimento verso le culture da noi devastate, e lotta contro chi continua a colonizzare e devastare.<br />

Così come la de-colonizzazione è lotta per la dignità, pedagogia <strong>del</strong>l’indignazione, grido <strong>del</strong> risarcimento,<br />

creolizzazione e salvaguardia <strong>del</strong>la differenza, temprata nostalgia dei passati recisi e devastati dalla Storia<br />

<strong>del</strong>lo Spirito Occidentale, invenzione e pratica <strong>del</strong>l’irrinunciabilità al futuro e alla gioia in luoghi comuni.<br />

Il colloquio paritario è solo il preludio e la preparazione di una festa che ancora non conosciamo, ma che<br />

immaginiamo e desideriamo. Di essa sappiamo qualcosa attraverso i poeti e i musici. Noi tutti che stiamo<br />

intorno all’albero <strong>del</strong>le parole e siamo pronti a trasformarci.<br />

Sentieri di lettura<br />

Per inquadrare in maniera dotta, precisa e critica l’intreccio di saperi che oggi va sotto il nome di “Studi<br />

postcoloniali”, partiamo dal libro <strong>del</strong>la studiosa indiana, che insegna spesso negli USA, Anja Loomba,<br />

Colonialismo/Postcolonialismo, Roma, Meltemi 2000. Dopo questa sana lettura è bene incamminarsi per il sentiero<br />

dei testi decolonizzanti veri e propri ed è giusto cominciare con due libri che rappresentano la pietra di paragone per<br />

gli europei coloniali e per i popoli ex-colonizzati, I dannati <strong>del</strong>la terra <strong>del</strong> martinicano-algerino Frantz Fanon,<br />

Milano, Edizioni di Comunità, 2000 e Discorso sul colonialismo <strong>del</strong> grande poeta – sempre <strong>del</strong>la Martinica,<br />

professore al Liceo sia di Fanon che di Glissant – Aimé Césaire, Roma, Lilith 1999. Di Fanon va letto anche Pelle<br />

nera, maschere bianche, Milano, Marco Tropea 1996. Passiamo, quindi, al libro di Albert Memmi, Ritratto <strong>del</strong><br />

colonizzato e <strong>del</strong> colonizzatore, Napoli, Liguori 1979. E poi avanziamo verso i più recenti narratori e poeti dei<br />

mondisud: il francofono martinicano Édouard Glissant con la sua Poetica <strong>del</strong> diverso, Roma, Meltemi <strong>1998</strong> e<br />

l’anglofono kenyano, in esilio negli USA, Ngugi wa Thiong’o, con i saggi raccolti in Spostare il centro <strong>del</strong> mondo,<br />

Roma, Meltemi 2000. E poi via verso il professore palestinese Edward W. Said, anch’egli esule negli USA, di cui è<br />

necessario leggere almeno Cultura e imperialismo, Roma, Gamberetti 1999 e Dire la verità. Gli intellettuali e il<br />

potere, Milano, Feltrinelli 1995. Chi, a questo punto, si è appassionato può immergersi in Orientalismo, Milano,<br />

Feltrinelli 1999 e farsi successivamente catturare dal portentoso volume di Martin Bernal, Atena nera, Milano, Il<br />

Saggiatore <strong>1998</strong>: serve ad abbassare la nostra superba pretesa di essere nati dalla testa di Minerva, bianca.<br />

I miei libri? I più recenti Creoli meticci migranti clandestini e ribelli, Roma, Meltemi <strong>1998</strong> e Poetiche dei<br />

mondi, Roma, Meltemi 1999. Se volete, potete trarre qualche buon consiglio erudito e didattico<br />

dall’Introduzione alla letteratura comparata, Milano, B. Mondadori, 1999 da me curata.<br />

Per chi voglia sapere cosa leggere degli scrittori migranti in Italia – sono i più decolonizzanti, per noialtri<br />

italiani – può consultare la banca dati BASILI: http://cisadu2.let.uniroma1.it/basili/.<br />

Alla fine, ma potete farlo proprio all’inizio, leggete (o rileggete) Cuore di tenebra di Joseph Conrad, che<br />

passa per essere il romanzo europeo anticolonialista per eccellenza. Accompagnatelo, questa volta, con il<br />

saggio – scritto dal punto di vista africano – che il romanziere nigeriano Chinua Achebe gli ha dedicato,<br />

compreso nel suo volume Speranze e ostacoli, Milano, Jaca Book <strong>1998</strong>: uno scritto critico che tuttora<br />

scandalizza i professori europei. I romanzi di Achebe e di altri scrittori africani sono tradotti in Italia<br />

soprattutto da questa casa editrice milanese e dalle Edizioni Lavoro di Roma.<br />

Armando Gnisci<br />

coordinatore <strong>del</strong> campus sulle culture <strong>del</strong>la parola e <strong>del</strong>la scrittura<br />

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