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Porto Franco. I documenti del progetto, 1998-2001 - Regione Toscana

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Campus sulle culture <strong>del</strong>l’abitare<br />

Il campus sulle culture <strong>del</strong>l’abitare, itinerante attraverso la <strong>Toscana</strong>, si è svolto tra il 26 luglio e il 9 agosto,<br />

concludendosi nell’incontro finale con gli altri campus, nei giorni 10-13 agosto, sul Monte Amiata.<br />

Gli obiettivi <strong>del</strong> campus: 1. Sviluppare il confronto internazionale su metodologie ed esperienze di<br />

progettazione interculturale; 2.Individuare linee d’intervento per la società toscana.<br />

Per una città plurale<br />

Gli interventi concernenti l’abitare degli immigrati possono ben essere considerati sino ad oggi, nel nostro<br />

contesto, come un luogo zero <strong>del</strong>lo scambio tra culture. I processi di inserimento economico degli immigrati<br />

e di inserimento scolastico dei loro figli non sono state sorretti da una più complessa strategia di inserimento<br />

urbano e da credibili percorsi di cittadinanza.<br />

Eppure, nella storia <strong>del</strong>le migrazioni umane, i modi di abitare e di usare lo spazio hanno sempre costruito la<br />

città plurale. La grande storia <strong>del</strong>la città cosmopolita è ricca dei segni lasciati dai gruppi e dalle comunità di<br />

diversa provenienza che la hanno abitata.<br />

Di fronte ad un discorso pubblico sull’immigrazione che in Italia è dominato ossessivamente dal timore<br />

<strong>del</strong>l’invasione e <strong>del</strong>la sicurezza (o, al meglio, dalla considerazione degli immigrati come sola “risorsa<br />

economica”), ci è sembrato importante da un lato ricostruire e riconciliarsi con la storia <strong>del</strong>le nostre stesse<br />

migrazioni, dall’altro volgere lo sguardo ai contesti di partenza e di arrivo <strong>del</strong>le nuove genti che popolano<br />

l’Europa.<br />

Al campus hanno partecipato ricercatori e operatori di diversa provenienza e formazione, architetti, urbanisti<br />

e operatori <strong>del</strong> sociale di enti locali, di associazioni, liberi professionisti con un consolidato impegno sul<br />

versante <strong>del</strong>l’immigrazione, <strong>del</strong>la progettazione partecipata, <strong>del</strong> disagio abitativo. Ognuno dei partecipanti ha<br />

presentato al gruppo un “caso”, talvolta ripreso dalla propria diretta esperienza, altre volte oggetto di studio o<br />

di lavoro. I docenti hanno riportato linee di riflessione ed esperienze progettuali da diverse realtà europee: la<br />

politica francese di assimilazione e di mixité, la forte caratterizzazione territoriale dei quartieri “etnici”<br />

inglesi, il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la “integrazione reciproca” <strong>del</strong>la Svezia (una esclamazione di stupore generale si è<br />

levata quando la responsabile <strong>del</strong>l’Ufficio Integrazione <strong>del</strong>la città di Stoccolma ha citato le risorse finanziarie<br />

destinate per il prossimo triennio alle 5 maggiori città svedesi per i programmi di integrazione: 200 milioni di<br />

dollari!). Altre lezioni hanno riguardato le tipologie e le culture <strong>del</strong>l’abitare di paesi di provenienza<br />

<strong>del</strong>l’immigrazione (Maghreb, America latina, Est europeo). Da alcuni docenti sono stati illustrati gli<br />

strumenti di governo urbano più innovativi utilizzati per favorire l’integrazione <strong>del</strong>le comunità di immigrati:<br />

i progetti di rigenerazione urbana in Inghilterra, le politiche di sviluppo urbano e solidale promosse dalla<br />

Comunità europea.<br />

Il campus ha toccato e dialogato con varie realtà locali: Fiesole, Livorno crocevia di culture e di genti<br />

diverse, Pisa, Prato il mosaico urbano contemporaneo, Firenze la cui storia cosmopolita è oggi alla prova di<br />

nuove contaminazioni, Empoli e la realtà <strong>del</strong>la rete integrata dei piccoli Comuni. In tutte queste realtà locali<br />

al dialogo con le istituzioni ha fatto da contrappeso il contatto diretto con le realtà <strong>del</strong>l’abitare degli<br />

immigrati, anche nella forma più dura: il centro profughi di Vallescaia, i centri di accoglienza. Il campo<br />

nomadi di Pisa: quando vi siamo arrivati, ci siamo limitati ad osservare dall’esterno <strong>del</strong>la recinzione, per il<br />

pudore di non invadere quel tessuto di baracche e lamiere in cui era stato inghiottito il <strong>progetto</strong> che un<br />

architetto <strong>del</strong>l’ufficio tecnico <strong>del</strong> Comune di Pisa ci aveva stato illustrato con plastici e tavole ben disegnate.<br />

E’ bastato che i Rom <strong>del</strong> campo sentissero bran<strong>del</strong>li di una lingua conosciuta, il macedone e il serbo-croato<br />

parlato da alcuni partecipanti al campus, per sciogliere ogni diffidenza e siamo stati tirati dentro, davanti a<br />

una tv in cui veniva trasmesso un filmato girato dopo le distruzione <strong>del</strong>le case dei Rom in Kossovo. Le loro<br />

case, i loro morti.<br />

Ma il campus è stato anche la rivisitazione di luoghi storici <strong>del</strong>l’incontro tra culture: palazzi, piazze, chiese e<br />

sinagoghe (di grande effetto la discussione tra l’architetto israeliano Yoram Ginsburg e il rabbino capo di<br />

Livorno sull’orientamento <strong>del</strong>l’asse <strong>del</strong>la nuova sinagoga: verso Gerusalemme, come è stata realizzata, o<br />

verso una maggiore apertura al quartiere circostante?).<br />

La discussione interna al gruppo dei partecipanti ha avuto momenti collettivi e fasi di lavoro di gruppo. I<br />

gruppi di lavoro (territorio, trasversalità, partecipazione, <strong>progetto</strong>) hanno prodotto contributi tematici che<br />

sono stati riorganizzati nella Carta <strong>del</strong>le progettazione interculturale, una serie di orientamenti rivolti in<br />

particolare agli interventi <strong>del</strong>la pubblica amministrazione in materia di inserimento ed integrazione urbana<br />

degli immigrati, per il superamento di condotte improntate da una inferiorizzazione <strong>del</strong>la condizione<br />

abitativa degli immigrati.<br />

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