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Porto Franco. I documenti del progetto, 1998-2001 - Regione Toscana

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I RISULTATI DEI CAMPUS<br />

Campus sulle culture <strong>del</strong>la storia e <strong>del</strong>la memoria<br />

Il campus, dal titolo “Memorie e identità in una società plurale. Metodi e strategie per una ricerca dialogica”,<br />

si è svolto in forma seminariale e residenziale presso la Fattoria di San Pancrazio, a Bucine Valdarno (AR).<br />

La Fattoria di San Pancrazio, luogo di una strage nazifascista nel 1944, luogo <strong>del</strong>la memoria, è oggi un<br />

“centro interculturale” <strong>del</strong>la rete di PORTO FRANCO.<br />

Gli obiettivi <strong>del</strong> campus: 1. Confronto tra metodi ed esperienze sui terreni <strong>del</strong>la ricerca, <strong>del</strong>la didattica <strong>del</strong>la<br />

storia e <strong>del</strong>la valorizzazione <strong>del</strong>la memoria nella società toscana; 2. Elaborazione di prodotti finali utilizzabili<br />

dai “centri interculturali”, dal mondo <strong>del</strong>la scuola e <strong>del</strong>l’Università.<br />

Il campus è stato condotto da Bruno Cartosio nei giorni 24, 25 e 26 luglio 2000 e da me stessa nei giorni 27,<br />

28 e 29 luglio. Come prevedeva il programma, ciascuna <strong>del</strong>le sessioni in cui erano articolati i lavori<br />

seminariali è stata introdotta da una o più relazioni sui sottotemi che avevamo precedentemente definiti. Le<br />

relazioni presentate sono state stimolanti e aderenti ai temi, al senso e alle finalità <strong>del</strong> campus. In alcune era<br />

privilegiato il tema <strong>del</strong>la “politica <strong>del</strong>la memoria”, in relazione alle memorie locali e alle “memorie ferite”: le<br />

stragi naziste, il passato coloniale, lo sterminio occultato degli zingari, le memorie <strong>del</strong>le nuove diaspore in<br />

Europa; in altre erano prevalenti i temi connessi con l’immigrazione: i processi di esclusione e quelli di<br />

inclusione, le strategie per una nuova cittadinanza, il pluralismo culturale, l’intercultura, i processi di<br />

métissage culturale, la ricerca dialogica con i migranti. Il ruolo dei conduttori ha concorso a operare la<br />

connessione fra i due assi tematici, così che il dibattito stimolato dalle relazioni, la discussione intorno al<br />

documento conclusivo e lo stesso documento sono riusciti ad integrare il tema <strong>del</strong>le politiche <strong>del</strong>la memoria<br />

con quello <strong>del</strong>le politiche <strong>del</strong> dialogo e <strong>del</strong>l’inclusione –sociale e culturale- degli altri. Il campus ha registrato<br />

un livello alto e diffuso di attiva partecipazione al dibattito e alla stesura <strong>del</strong> documento finale. La varietà<br />

<strong>del</strong>le competenze e <strong>del</strong>le esperienze dei partecipanti ha contribuito a pluralizzare i punti di vista e a<br />

vivacizzare la discussione. La formula <strong>del</strong> seminario residenziale si è rivelata efficace, benché, a mio parere,<br />

essa vada perfezionata. Ne va sicuramente conservato il carattere intensivo, che dovrebbe però, a mio avviso,<br />

lasciare più spazio allo scambio e alla discussione informali. Infine: se una <strong>del</strong>le finalità dei campus è<br />

formare operatori per la rete dei centri interculturali, sarebbe opportuna una più numerosa partecipazione di<br />

giovani (uomini e donne, “autoctoni” e “alloctoni”).<br />

Annamaria Rivera, coordinatrice <strong>del</strong> campus<br />

RISOLUZIONE FINALE<br />

Approvata all’unanimità nell’assemblea plenaria conclusiva dei lavori<br />

Fattoria di San Pancrazio - Bucine, 29/07/2000<br />

Quel fenomeno cui viene abitualmente dato il nome generico e neutro di globalizzazione e che potrebbe<br />

definirsi “mondializzazione neoliberista”, si identifica con l’accelerazione dei processi di trasformazione<br />

produttiva e sociale e con l’allargamento a livello mondiale <strong>del</strong>l’egemonia esercitata dal sistema finanziario,<br />

economico, produttivo e sociale <strong>del</strong> capitalismo incentrato in una porzione limitata <strong>del</strong> globo (parte<br />

<strong>del</strong>l’Europa, Nord America, Giappone, Australia).<br />

Effetti diffusi di tale egemonia sono stati, negli anni recenti, l’accrescimento <strong>del</strong>le distanze tra ricchi e poveri nei<br />

paesi ricchi, <strong>del</strong>la distanza tra paesi poveri e paesi ricchi e la riapertura di conflittualità sociale e politica in molte<br />

aree. In forme diverse da quelle <strong>del</strong> passato, le potenzialità di conflitto sono presenti anche nelle aree di maggiore<br />

sviluppo e ricchezza a causa <strong>del</strong>l’aumento <strong>del</strong>l’incertezza (<strong>del</strong> lavoro, <strong>del</strong>la protezione sociale, <strong>del</strong>le coperture<br />

previdenziali, <strong>del</strong> futuro ecc.) e <strong>del</strong>le trasformazioni accelerate <strong>del</strong> mondo circostante. Forse, nel nostro paese, la<br />

più evidente di queste trasformazioni sul piano sociale e culturale riguarda la presenza di una immigrazione senza<br />

precedenti, anche se quantitativamente meno rilevante che in altri paesi europei e nettamente inferiore alla media<br />

<strong>del</strong>l’Unione Europea. La marginalizzazione sociale degli immigranti o la loro integrazione subalterna (ai livelli<br />

inferiori <strong>del</strong>la gerarchia sociale e di quella lavorativa), nonché la discriminazione nella sfera dei diritti civili,<br />

politici e sociali, concorrono a esaltarne la visibilità, che, opportunamente sfruttata dai mass media, è uno degli<br />

elementi che nutrono il pregiudizio diffuso secondo il quale “sono troppi”.<br />

Uno degli indizi <strong>del</strong>la marginalizzazione sociale e <strong>del</strong>la discriminazione imposta agli immigranti è dato dalla<br />

facilità con la quale essi, criminalizzati nell’opinione pubblica e sottoposti a continui controlli di polizia,<br />

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