NO ALLA NUOVA LINEA FERROVIARIA AD ALTA ... - Stop-bbt.it
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G.Poliandri, C.Campedelli, Trento, Bolzano – 30.11.2008<br />
Da qualche anno in Italia si crede di superare la scarsa credibil<strong>it</strong>à di una diffusa AV<br />
ferroviaria passeggeri facendo finta che le nuove linee saranno adatte anche alle<br />
merci.<br />
E' vero che in astratto, e per parecchie ragioni, il trasporto ferroviario merci (a<br />
prescindere dalle tendenze attuali del mercato) si può considerare preferibile a<br />
quello su strada, soprattutto in una valutazione a scala locale. Ma questa opzione<br />
va verificata di volta in volta perché non è vera per ogni tipo di merce, né per ogni<br />
tipo di distanza, né con ogni tipo di infrastruttura.<br />
E del resto alcuni studi avanzati sugli impatti comparativi dei sistemi di trasporto<br />
terrestre - in cui si mettono in gioco approcci anal<strong>it</strong>ici globali e metodi di verifica<br />
che computano anche i consumi energetici e gli impatti ambientali totali dei<br />
processi di costruzione delle infrastrutture e dei materiali d'uso nonché dei processi<br />
di funzionamento e di manutenzione - mettono in discussione ogni conclusione<br />
troppo generalizzata.<br />
La quant<strong>it</strong>à delle risorse e degli inquinamenti legati mediamente al trasporto<br />
ferroviario merci 255 ad alta veloc<strong>it</strong>à è addir<strong>it</strong>tura superiore di un ordine di<br />
grandezza rispetto a quella del trasporto su strada; "dal punto di vista energeticoambientale<br />
e dell'impatto termodinamico il trasferimento delle merci dalla gomma<br />
al TAV non trova nessuna giustificazione" e "ci allontana sempre di più dal<br />
raggiungimento degli obiettivi di Kyoto" 256 (cfr. il paragrafo 2.2.7).<br />
255 Qualche dato qual<strong>it</strong>ativo sugli inquinamenti da trasporti a veloc<strong>it</strong>à standard. Se fosse 100 il danno<br />
ambientale causato dal trasporto di un passeggero/km su strada, sarebbe 29 su ferrovia e 79 per<br />
aereo; se fosse 100 il danno ambientale causato dal trasporto di una tonnellata/km su strada, sarebbe<br />
32 su ferrovia, 318 per aereo e 37 per nave; cfr. Ponti M., Una pol<strong>it</strong>ica per i trasporti <strong>it</strong>aliani, ed.<br />
Laterza, 2007, 13.<br />
256 Cfr. FEDERICI M., L'impatto ambientale delle linee ad alta veloc<strong>it</strong>à rispetto ad altri sistemi di<br />
trasporto terrestre, in AUTORI VARI, Travolti dall'Alta Vorac<strong>it</strong>à, c<strong>it</strong>.<br />
Il protocollo di Kyoto è stato adottato l'11.12.1997 in allegato alla Convenzione ONU sui cambiamenti<br />
climatici e il riscaldamento della terra, è stato aperto alla firma il 16.3.1998, sottoscr<strong>it</strong>to da oltre 160<br />
Stati tra cui però non sono compresi potenze economiche come USA e Cina, ed è entrato in vigore il<br />
16.2.2005: prevede l'obbligo di ridurre nel periodo 2008-2011 le emissioni di sei gas ad effetto serra<br />
(tra cui il biossido di carbonio o anidride carbonica, CO2) in misura almeno del 5,2% rispetto alle<br />
emissioni registrate nel 1990. L'Unione Europea ha messo in campo iniziative e prescrizioni per<br />
accelerarne l'applicazione negli Stati membri. Il 15.5.2007 la Commissione europea ha bocciato<br />
(insieme a quello di circa altri 20 Stati membri) il piano <strong>it</strong>aliano di emissioni di gas serra imponendone<br />
una riduzione del 6,3%; in caso di inadempimento l'Italia rischia multe di 3,5 miliardi di € l'anno.<br />
Sulla serietà degli impegni <strong>it</strong>aliani nel settore - e su come le inadempienze si trasformano in costi<br />
collettivi a fronte di evidenti vantaggi privati - si riporta parte del comunicato congiunto 1.7.2008 di<br />
WWF e Legambiente, «Da quest’anno è operativo il Protocollo di Kyoto, e il Governo lo ignora nel<br />
DPEF», come riassunto da un comunicato ANSA, Roma, 11.7.2008: Le parole cambiamenti climatici e<br />
Protocollo di Kyoto non compaiono. Nel Documento che fissa lo scenario delle pol<strong>it</strong>iche e degli<br />
interventi strategici nel prossimo triennio – sottolineano gli ambientalisti - non risulta alcun riferimento<br />
né in termini di costi, né di decisioni operative per invertire la tendenza all’aumento delle emissioni di<br />
CO2; si accenna solo al rilancio delle centrali nucleari (a parte il giudizio sull'opzione) operative non<br />
prima del 2020. Eppure nel 2008 il Protocollo di Kyoto è entrato nella sua fase operativa, per cui la<br />
distanza tra le emissioni dei Paesi e l’obiettivo sottoscr<strong>it</strong>to si inizia a quantificare in termini di costi del<br />
mancato raggiungimento che sono a carico dello Stato. L’Italia si è impegnata a una riduzione delle<br />
emissioni di CO2 del 6,5% ma rispetto ai calcoli più recenti rifer<strong>it</strong>i al 2006 evidenzia emissioni del<br />
9,9% superiori al 1990. Questo r<strong>it</strong>ardo a partire dal 2008 comincerà a gravare come spesa pubblica la