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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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todo fenomenologico: la sospensione del giudizio, o epochè, e<br />

la descrizione del vissuto coscienziale «ridotto» nella sua originaria<br />

relazione noetico-noematica. Dunque sin da allora non eri<br />

d’accordo. Infatti non lo era, e non per motivi secondari. In sostanza<br />

Heidegger chiede se il rapporto intenzionale tra la coscienza<br />

e la cosa sia un luogo originario, in grado di mostrare la<br />

cosa stessa, o se esso non sia invece già catturato proprio da<br />

quell’obiettivismo logico-scientifico che Husserl voleva combattere.<br />

A questa impostazione «canonica» della fenomenologia Heidegger<br />

oppone: non la coscienza e l’oggettiv<strong>it</strong>à che è suo correlato,<br />

ma l’essere dell’essente che si scopre e si ricopre è il luogo<br />

originario. Non l’essere della coscienza, ma il disvelarsi<br />

dell’ente per il quale la coscienza è già sempre un essere-nelmondo.<br />

Se si guarda alla coscienza intenzionale, cioè al suo essere<br />

sempre coscienza-di qualche cosa, si guarda a un luogo derivato,<br />

e non originario; perché originario è appunto il «qualche<br />

cosa» che alla coscienza anz<strong>it</strong>utto si rivela. Essenziale per la coscienza<br />

è la disvelatezza dell’ente, il suo originario farsi fenomeno<br />

per lei, ma non per virtù sua. E questa disvelatezza che<br />

detiene il segreto della cosa stessa e quindi il «senso» della cosa.<br />

Che ci sia il mondo, e non piuttosto nulla, è il vero enigma.<br />

Il senso della cosa è quindi duplice. Esso è un «movimento»<br />

(una kinesis) che da un lato mostra l’ente; dall’altro lato però<br />

anche r<strong>it</strong>ira e lo oscura, lo cela nel nascondimento (Verbergung),<br />

nella lethe. In altre parole: il senso dell’essere si da a<br />

vedere negli enti nei quali appunto si manifesta. Detto in termini<br />

husserliani (ed è di qui che Heidegger è part<strong>it</strong>o), il senso<br />

dell’essere è la Umwelt «spir<strong>it</strong>uale» che accompagna ogni uman<strong>it</strong>à<br />

«storica». Il senso dell’essere per i greci, la «cosa stessa»<br />

che si fa fenomeno per loro, sono i loro Dei e Demoni, è la<br />

loro natura, la loro arte e la loro scienza, la loro filosofia. Ma<br />

poi l’uman<strong>it</strong>à medievale si da a vedere in tutt’altra Umwelt, sicché<br />

altrimenti è vissuta la natura, non ci sono più gli Dei ma il<br />

Dio cristiano, altre sono «nozze, tribunali ed are». Ora, questo<br />

«movimento» stesso è l’enigma dell’essere, la sua «storic<strong>it</strong>à» e<br />

«destinal<strong>it</strong>à». Ed è di fronte a questo movimento che la feno-<br />

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