CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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Non tanto però, o non soltanto, la suddivisione della phone in<br />
sillabe alla quale pensa De Saussure; ma qualcosa di più originario<br />
e, per così dire, proprio la parola che va ridata alle cose.<br />
Cioè l’articolarsi stesso del mondo in quella sembianza di oscillazione<br />
che è l’evento della presenza e dei suoi segni.<br />
Che questo articolarsi ci sia venuto detto con delle coppie di<br />
opposizioni che riecheggiano le parole dei presocratici, di P<strong>it</strong>agora,<br />
di Empedocle o di Eracl<strong>it</strong>o (luce-tenebre, amore-odio,<br />
giorno-notte, maschio-femmina e così via), è cosa singolare. E<br />
un fatto che già le categorie aristoteliche non riguardavano più<br />
l’articolarsi originario e duale del mondo, come forse lo pensava<br />
Anassimandro, ma le forme del giudizio sul mondo. La ver<strong>it</strong>à,<br />
diceva Heidegger, era così presa sotto il giogo della «esattezza»<br />
(orthotes), cioè della corrispondenza tra parole e cose, ma della<br />
ver<strong>it</strong>à come manifestativ<strong>it</strong>à (aletheia) del mondo non era più fatta<br />
questione. Accadeva così quell’oblio del precategoriale o del<br />
pre-predicativo che sia Husserl sia Heidegger hanno inteso rivendicare,<br />
riferendolo alle origini della filosofia. E questo r<strong>it</strong>orno<br />
al precategoriale si sta configurando per noi come un r<strong>it</strong>orno alla<br />
scr<strong>it</strong>tura originaria dell’esperienza. Il che comporta una trasformazione<br />
della fenomeno-logia in una fenomeno-grafia. Ciò comporta<br />
altresì il suo configurarsi come una «prassi di nuovo genere»,<br />
una «prassi teorica», come già Husserl auspicava.<br />
Sul filo di questa prassi che veniamo avvistando e «disegnando»<br />
può cap<strong>it</strong>are che l’essere che svanisce in un soffio, nascondendosi<br />
e scomparendo dietro la phone delle parole metafisiche,<br />
come videro Heidegger e Derrida, non sia affatto l’ultima frontiera<br />
del pensiero e del suo sconcertante eclissarsi nell’età della<br />
scienza e della tecnica e nelle chiacchiere ideologiche dell’età<br />
dell’informazione e della democrazia del computer. Dietro il logos<br />
della fenomenologia, che riassume in sé il logos della filosofia,<br />
c’è un senso più profondo, un’articolazione più originaria.<br />
Entro questa articolazione la voce del filosofo può a sua volta<br />
comparire e farsi chiara nella sua radice genealogica: ver<strong>it</strong>à di<br />
una voce che già è detta e anzi scr<strong>it</strong>ta altrove; eco sviata di una<br />
traccia autografica; autopsia autografa del sapere della cosa stessa.<br />
Il «funzionario dell’uman<strong>it</strong>à», in altri termini, si può ravvisare<br />
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