CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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l’ultima battaglia della filosofia per il sapere e per il senso del<br />
sapere, una volta che esso si è separato dalle pratiche rivelative<br />
e narrative del mondo m<strong>it</strong>ico-sacrale, traducendosi da odos iniziatica<br />
in methodos. La separazione non si è prodotta per una<br />
decisione della volontà, perché l’azione in generale non è mai il<br />
prodotto di una m<strong>it</strong>ica «volontà». L’uomo è ag<strong>it</strong>o dalle sue<br />
prassi e dai segni delle distanze di mondo che gli danno da<br />
sempre «luogo». Porre il problema del metodo è così una sfida<br />
a pensare in modo nuovo la prassi, e anz<strong>it</strong>utto la prassi del sapere.<br />
Si può dire che la filosofia non abbia mai fatto altro se non<br />
cercare la fondazione ultima del sapere e del suo sapere, dando<br />
luogo a una successione di «filosofie» che come tali risultano<br />
essere mere e contingenti Weltanschauungen. L’epoca delle filosofie<br />
è il fallimento stesso dell’idea della filosofia e non, come<br />
si vorrebbe credere oggi, una sovrabbondanza del tutto benefica<br />
per cui le filosofie odierne, espressione di una libera cultura,<br />
vengono messe in gara al mercatino delle pulci secondo il<br />
motto «vinca il migliore». La fine dell’epoca delle filosofie è<br />
certamente la fine storica della filosofia. Non però la fine del<br />
pensiero; anzi, forse il suo inizio, come intuì con profond<strong>it</strong>à<br />
Heidegger.<br />
Questo inizio ered<strong>it</strong>a i problemi della fine e anz<strong>it</strong>utto quello,<br />
già denunciato da Husserl e da Heidegger, di comprendere i saperi<br />
della scienza e della tecnica e, in qualche modo, di fondarli<br />
e di mostrarne le condizioni di possibil<strong>it</strong>à. Anche questo è il<br />
problema del metodo, che però gli scienziati hanno sempre inteso<br />
a modo proprio. Essi non si sono fatti granché carico dei<br />
paradossi che la filosofia opponeva loro: hanno badato a sviluppare<br />
i loro metodi dal lato della prassi, della pratica teorica,<br />
pagando con una certa indifferenza un alto prezzo di dogmatismo,<br />
ottus<strong>it</strong>à e ingenu<strong>it</strong>à naturalistica. Questo prezzo non consente<br />
di affermare che l’impresa scientifica sia «razionale», come<br />
già Husserl notava, se non a coloro che del problema della<br />
ragione hanno cap<strong>it</strong>o poco o nulla e piuttosto identificano la razional<strong>it</strong>à<br />
con l’astrazione formalistica o con l’indecidibil<strong>it</strong>à e insignificanza<br />
empirica.<br />
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