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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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lo» che fa da supporto e da palcoscenico a tutte le nostre azioni e<br />

intenzioni, a ogni nostro progetto, futile o importante, occasionale<br />

o durevole. Quanto più e quanto meglio la voce si impadronisce<br />

delle esperienze e le articola nelle sue obiettivazioni, tanto<br />

più efficaci, anal<strong>it</strong>iche e sottili divengono le nostre prassi.<br />

Articolando il «saper cosa fare» di ogni gesto, la voce ne porta<br />

il «fantasma» nel Sé; cioè riempie il soggetto agente di immagini<br />

interiorizzate del mondo, compresa l’immagine del «mondo<br />

esterno»: fantasma che si cost<strong>it</strong>uisce per differenza dalle immagini<br />

«interiorizzate» medesime. L’immagine del mondo, evocata<br />

dalla voce nella general<strong>it</strong>à del suo gesto «per tutti», si imprime<br />

letteralmente in noi come orbis pictus. Si imprime un po’ alla<br />

volta, in base alle prassi e ai percorsi effettivamente incontrati e<br />

posti in opera. Per esempio come ci si orienta, dapprima a fatica<br />

e poi sempre più sped<strong>it</strong>amente, in una c<strong>it</strong>tà straniera; oppure<br />

come si orienta via via il bambino, dapprima straniero sulla terra<br />

e nella sua stessa casa.<br />

Questo dipingersi in mente del mondo e delle prassi che lo<br />

con-cernono e che ci cost<strong>it</strong>uiscono non è poi altro da quel tracciare<br />

e rintracciare che più volte abbiamo nominato, cioè da<br />

quell’iscrivere percorsi nelle nostre membra e nella nostra memoria,<br />

da quel concreto solcare e misurare il mondo attribuendogli<br />

una destra e una sinistra, un sopra e un sotto, un vicino e<br />

un lontano e così via. Entro questi orientamenti emergono le<br />

«cose» che sul filo di una prassi addestrata possiamo r<strong>it</strong>rovare,<br />

rendercele «alla mano» e impadronircene, raccogliendole nel<br />

depos<strong>it</strong>o di una spir<strong>it</strong>uale Umwelt. Ogni momento va in parallelo<br />

con gli altri. Le membra del bambino si fanno più sapienti nel<br />

loro fare e contemporaneamente si viene articolando il linguaggio,<br />

che è sia un sapere ulteriore, sia un saper far meglio quel<br />

che già si fa.<br />

Con la mente arricch<strong>it</strong>a di immagini del mondo e le mani divenute<br />

sempre più sapienti, si pongono le condizioni (che in realtà<br />

andrebbero più a fondo indagate) per la proiezione obiettivante<br />

di un nuovo fare che è un riprodurre, cioè un segnare e un disegnare<br />

l’orbis pictus che è in mente e negli schemi operativi del<br />

corpo. Articolata nella prassi e nella prassi della voce, resa così<br />

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