CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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pura presenza e basta. Essa è sempre e ovviamente presenza di<br />
qualche cosa. Se c’è presenza c’è anche altro, ovvero l’«altro»<br />
dalla presenza. La presenza infatti, sia essa della coscienza o<br />
dell’essere, ha quel carattere intenzionale cost<strong>it</strong>utivo che è uno<br />
dei punti fermi della fenomenologia. Sicché la fenomenologia<br />
non può desiderare di ricondurci alla presenza pura, poiché essa<br />
è sempre «impura», e proprio così è «qualcosa». Ma la cosa poi,<br />
cioè l’«altro dalla presenza», pur venendo in presenza, non è,<br />
sic et simplic<strong>it</strong>er, la presenza stessa. L’inv<strong>it</strong>o alla presenza non<br />
può quindi avere che il seguente significato: lasciare che la cosa<br />
si presenti da sé, che si faccia fenomeno della presenza e in presenza.<br />
E così infatti anche si era detto.<br />
7. La cosa e la presenza non sono il medesimo. Ma ciò in due<br />
sensi, sicché le cose cominciano a complicarsi un po’. Se per<br />
esempio potessimo chiedere a Husserl: stiamo dicendo bene con<br />
queste nostre ultime considerazioni? egli probabilmente ci risponderebbe:<br />
sì, d<strong>it</strong>e bene, se però intendete bene cos’è la cosa,<br />
la cosa stessa o il fenomeno. Non si tratta evidentemente del fatto<br />
che in presenza si presentano di continuo una quant<strong>it</strong>à di cose;<br />
questo lo sa anche la coscienza comune e «naturalistica» e<br />
non c’era bisogno dell’esercizio fenomenologico per scoprirlo.<br />
Se siamo in un’aula di lezione e io apro la porta, ecco che si<br />
presenta il corridoio. Se faccio pochi passi, compare il bidello, e<br />
così via. Posso procedere sino al portone di casa, accompagnato<br />
da continue apparizioni di cose. Ma il punto è che in ognuno di<br />
questi incontri si rivela una «forma», un eidos: forma della cosa<br />
e del modo di incontrarla (percezione, immaginazione, ricordo e<br />
così via). Sicché, per dirla in fretta, nel momento in cui incontro<br />
il bidello, incontro anche una struttura intemporale e ideale,<br />
cioè una parte della struttura formale dell’univers<strong>it</strong>à, così come<br />
è articolata dagli studenti sino al rettore. Ora, si tratta di rivolgere<br />
l’attenzione a queste strutture intemporali per ottenere un sapere<br />
della essenza degli enti, delle cose che si presentano come<br />
eventi singoli temporalmente determinati. E così che i singoli<br />
bidelli, come i singoli studenti e professori, appartengono alla<br />
«cosa stessa» che in essi si incarna e si fa vedere. E Heidegger:<br />
sì, avete detto bene; avete fatto un passettino avanti, o for-<br />
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