CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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«storie della scr<strong>it</strong>tura», assumendo i graff<strong>it</strong>i delle caverne e i bassorilievi<br />
egiziani come tappe e momenti di una supposta storia<br />
universale dei segni e delle espressioni «estetiche». Analogamente<br />
scriviamo storie universali dell’economia, dell’arch<strong>it</strong>ettura,<br />
della religione e altre consimili assurd<strong>it</strong>à.<br />
La filosofia, dice Husserl, è un fatto storico. Come dargli torto?<br />
Quando Omero, o chi per lui, cantava i suoi poemi non esisteva<br />
una vista storica, un’idea storica dell’uomo, la quale emerge solo,<br />
un po’ alla volta, sulla base dei progetti universalizzanti della filosofia.<br />
Con che dir<strong>it</strong>to allora rivolgiamo all’indietro tale progetto<br />
e parliamo di una storic<strong>it</strong>à universale che sarebbe stata reale e<br />
vera anche prima che due greci stravaganti ne concepissero<br />
l’idea? Heidegger aveva qualche ragione di accusare il maestro<br />
di scarsa attenzione al problema, della storia. La «storic<strong>it</strong>à<br />
dell’essere» di cui Heiddegger parla non è infatti riducibile né a<br />
una semplice cronologia, né a una successione di «epoche» comunque<br />
intese. Senza dubbio Heidegger ha una sensibil<strong>it</strong>à più<br />
acuta e profonda nei confronti del «problema storico»; il che non<br />
significa che egli abbia forn<strong>it</strong>o in mer<strong>it</strong>o chiarimenti davvero risolutori.<br />
Il progetto universale della filosofia, dice ancora Husserl, inaugura<br />
quella prassi di nuovo genere che è la prassi teorica. Essa<br />
comporta una profonda trasformazione del vivere umano. Al suo<br />
centro è l’istanza cr<strong>it</strong>ica nei confronti della tradizione e di ogni<br />
progetto vissuto in maniera irriflessa; a questo vivere in presa diretta<br />
nel mondo si contrappone l’esigenza di una «sospensione»<br />
di ogni giudizio, o pregiudizio, allo scopo di attingere una ver<strong>it</strong>à<br />
universale, il cui tratto essenziale è la razional<strong>it</strong>à. Nasce il progetto<br />
di una società, di una cultura, di una v<strong>it</strong>a rette dalla ragione.<br />
Ma che significa «razionale»? La ragione non si definisce per i<br />
suoi caratteri formali o per essi soltanto, per esempio nel senso<br />
che due e due fa quattro o che, se Socrate è un uomo e tutti gli<br />
uomini sono mortali, allora anche Socrate morirà. Questi aspetti<br />
«applicativi» e «tecnici» dell’idea di razional<strong>it</strong>à non sono essi<br />
stessi razionali e non definiscono la razional<strong>it</strong>à (avremmo di<br />
nuovo un circolo). La ragione è un evento e non un’inferenza<br />
formale: quell’evento che lo stesso Aristotele illustrava parlando<br />
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