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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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modo proprio per questo.<br />

A conferma e a sostegno di questo «modo di vedere» l’ottico è<br />

sol<strong>it</strong>o invocare il successo pratico delle sue operazioni (con le<br />

quali lo scienziato, come sempre deve, torna di fatto e fruttuosamente<br />

al mondo-della-v<strong>it</strong>a): a partire dalle sue oggettual<strong>it</strong>à e dalle<br />

sue leggi ideali egli mi fornisce quegli occhiali che mi rest<strong>it</strong>uiscono<br />

proprio quella visione che sul piano del mondo-della-v<strong>it</strong>a<br />

si era per me irrimediabilmente appannata. In realtà accade qui<br />

un indeb<strong>it</strong>o scambio tra categoriale e precategoriale. Già Wh<strong>it</strong>ehead<br />

se ne era reso conto, quando parlava, a propos<strong>it</strong>o della concezione<br />

obiettivistica della scienza, di «concretezza mal posta»:<br />

ponendo la «realtà vera» dal lato delle sue astrazioni, la scienza<br />

considera concreto ciò che invece è astratto e astratto (cioè soggettivo,<br />

illusorio, non reale) ciò che è concreto. La scienza fraintende<br />

il senso delle sue operazioni e lo spiega e lo giustifica con<br />

una teoria obiettivistica («naturalistica», direbbe Husserl) della<br />

realtà. Per dirla con una battuta: lo scienziato ha bisogno dei suoi<br />

occhi per fare quello che fa e per dire quello che dice; parte da<br />

essi e r<strong>it</strong>orna sempre a essi. Le leggi dell’ottica invece sono un<br />

trans<strong>it</strong>o, non un fondamento di ver<strong>it</strong>à delle sue operazioni.<br />

7. Riprendiamo l’esempio della scr<strong>it</strong>tura. La scr<strong>it</strong>tura infatti è<br />

molto importante per spiegare la nasc<strong>it</strong>a della mental<strong>it</strong>à scientifica.<br />

Anche Husserl se ne rese in parte conto, quando studiò, nella<br />

celebre Appendice III della Krisis, l’«origine della geometria».<br />

Ora potremmo chiederci: che cosa propriamente fa ognuno di noi<br />

quando scrive? Qual è il senso ultimo di questa pratica e quanto<br />

c’è di categoriale e di precategoriale in essa?<br />

Immaginiamoci di ricostruire le genesi o la genealogia della<br />

scr<strong>it</strong>tura a partire da quella pratica arcaica che consisteva nello<br />

scheggiare le selci. Immaginiamo questo nostro antenato preistorico<br />

intento a incidere una pietra con un’altra più grossa. Egli agisce<br />

in presa diretta (in principio è l’azione), ma nel contempo<br />

segue un progetto, un’idea-fine, un telos diceva Aristotele. Questo<br />

fine si incarna nelle operazioni che l’uomo fa e ne guida il<br />

senso. E si incarna infine nel ciottolo lavorato, che Husserl definirebbe<br />

una «concrezione di senso». L’antropologo lo r<strong>it</strong>rova e lo<br />

riconosce: non un semplice sasso di natura, ma qualcosa che reca<br />

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